2019-04-05
Haftar va alla conquista di Tripoli: «Deponete le armi e arrendetevi»
Il generale sostenuto da Emmanuel Macron, a 100 chilometri dalla capitale, annuncia: «Salvo chi issa bandiera bianca». L'Italia, che ha appena rinnovato l'appoggio ad Fayez Al Sarraj, ora rischia di essere tagliata fuori dalla partita.Le forze della Cirenaica, comandate da Bengasi dal generale Khalifa Haftar, si stanno avvicinando a Tripoli, la capitale di Fayez Al Sarraj, premier di un esecutivo libico in grosse difficoltà, ufficialmente riconosciuto dall'Onu ma ormai scaricato da tutte le cancellerie occidentali e dalla stragrande maggioranza dei Paesi mediorientali. Ma neppure l'Onu sembra credere ancora in Tripoli (che ieri ha dichiarato lo stato di emergenza): l'avanzata dell'esercito di Haftar, sostenuto politicamente e militarmente da Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Egitto e Francia, è stata favorita dai silenzi dei caschi blu.L'audiomessaggio Haftar ha parlato ieri sera: «Eccoci, Tripoli. Eroi, l'ora è suonata, è venuto il momento del nostro appuntamento con la conquista», ha detto in un audiomessaggio diffuso in rete in un cui invita all'offensiva sulla capitale. «Colui che depone le armi è salvo. Colui che resta a casa è sicuro. Colui che sventola bandiera bianca è salvo».Gli ultimi fatti libici colpisco l'Italia, l'ultimo Stato occidentale rimasto al fianco di Al Sarraj. Anzi Roma, forte anche dell'asse con Misurata (che ieri ha dichiarato guerra ad Haftar) ha appena rilanciato la sua scommessa su Tripoli. Il premier Giuseppe Conte è infatti rientrato dal Qatar, Paese che con la Turchia sostiene economicamente e militarmente la Fratellanza musulmana, schierata con Al Sarraj. Durante il viaggio, il premier ha incontrato l'emiro Tamim Bin Hamad Al Thani sottolineando il ruolo di Doha.Ma passate poche ore dal rinnovo delle promesse dell'Italia, nella notte tra mercoledì e giovedì l'autoproclamato Esercito nazionale libico, guidato da Haftar, ha conquistato le città di Gharian e Alasaba, a circa 100 chilometri dalla capitale. Ci sarebbe stato almeno un morto. L'obiettivo, ufficialmente, è «liberare la madrepatria dal terrorismo», ha detto Ahmed Al Mismari, portavoce dell'uomo forte della Cirenaica: «Non vogliamo Tripoli per il potere o per i soldi, vogliamo Tripoli per la salvezza, per la dignità e il prestigio di uno Stato forte».Manca poco più di una settimana alla Conferenza nazionale sulla Libia organizzata, sotto l'egida delle Nazioni Unite ma con soltanto partecipanti libici, dal 14 al 16 aprile a Ghadames, nel Sud Ovest del Paese. E gli scontri a Tripoli, il cui centro è nelle mani di Al Sarraj ma nelle cui periferie iniziano a registrarsi defezioni a favore di Haftar, sono avvenuti proprio mentre il premier tripolino riceveva il segretario generale dell'Onu, António Guterres. Ora il piano dei caschi blu è a rischio: Haftar ha realizzato l'operazione che da mesi progettava per presentarsi all'incontro di Ghadames in posizione di forza. Il tutto dopo aver ricevuto la scorsa settimana l'appoggio del re saudita Salman, sostenitore del madkhalismo, una corrente salafita dell'islam che unisce diverse tribù e milizie libiche.È difficile criticare Haftar «per questa massiccia e provocatoria mobilitazione militare durante la visita del segretario generale dell'Onu nella Libia occidentale», fa notare su Twitter l'analista Jalel Harchaoui. «Il silenzio assoluto dell'Onu dimostra chiaramente che Haftar fa bene a sentirla come un'organizzazione favorevole a lui». Ieri, per esempio, Guterres si è detto «profondamente preoccupato» dagli scontri e dal «rischio di un confronto». E nulla più.Festeggia la Francia, che a inizio febbraio aveva spianato la strada all'avanzata di Haftar a Sud sganciando bombe sul Fezzan e che nelle ultime ore ha rafforzato la sua presenza militare nel Sahel. Festeggiano anche Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che puntano sul Nord Africa per gestire i flussi migratori ed energetici. Piange invece l'Italia, tagliata fuori dal dossier libico come dimostrato dall'incontro della scorsa settimana, raccontato dalla Verità, tenutosi presso l'ambasciata libica in Italia: presenti i diplomatici di sette Paesi europei, assente invece un rappresentante del nostro governo. Un contentino arriva dagli Usa, che hanno finalmente nominato, proprio prima dell'arrivo a Washington del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, un ambasciatore in Libia come richiesto più volte dall'Italia (forse anche alla luce dell'avanzata di Haftar): si tratta di Richard Norland.i grilliniCentrale in Libia è ormai la Francia di Emmanuel Macron. Basti pensare che alcuni giorni fa Ziyad Dugheim, deputato libico di Bengasi, ha spiegato all'emittente Libya Al Ahrar che «l'obiettivo dell'inviato dell'Onu Ghassan Salamé (libanese formatosi alla Sorbona di Parigi, ndr) è quello di spingere per la formazione di un governo che segua i progetti francesi in Libia».Il governo italiano è preoccupato. I senatori del Movimento 5 stelle della commissione Affari esteri hanno detto che gli scontri rischiano di far «tramontare ogni prospettiva di normalizzazione del Paese, con gravissime conseguenze non solo per la popolazione libica ma anche per gli interessi nazionali italiani: dalla sicurezza degli impianti petroliferi dell'Eni alla gestione del fenomeno migratorio». Ma finora il governo ha continuato a puntare su Al Sarraj, nonostante il ministro degli Esteri emiratino Abdullah Bin Zayed Al Nahyan avesse avvisato l'Italia passando a fine febbraio per Roma: la vicinanza a Tripoli non vi porterà nulla di buono, aveva detto a Matteo Salvini, come ricostruito allora dalla Verità.