2020-04-29
Haftar alla disperata: «Comando io». La Libia allo sbando deve farci paura
Il generale si autoproclama padrone del Pese. Una fuga in avanti per salvare sé stesso e mettere in imbarazzo l'Europa. La Farnesina balbetta il suo sostegno a Fayez Al Serraj ma, grazie al caos, per gli scafisti sarà una festa.Dopo oltre un anno di assedio senza successo a Tripoli, il generale Khalifa Haftar, comandante dell'Esercito nazionale libico (Lna) e uomo forte della Cirenaica, lunedì sera ha deciso di porre fine all'accordo politico siglato a Skhirat nel 2015. Il generale si è autoproclamato rais del Paese per «volontà del popolo libico». «Haftar ha fatto un altro passo verso la piena autocrazia militare e il controllo assoluto sui territori attualmente allineati al suo Lna», spiega Jalel Harchaoui, esperto di Libia del centro studi olandesi Clingendael Institute. L'orizzonte del generale? Secondo quanto ha riferito una fonte dell'Lna ad Agenzia Nova, un Consiglio di sovranità della Libia per governare le zone del Paese sotto il suo controllo. L'iniziativa dell'uomo forte della Cirenaica però è stata accolta come una fuga in avanti. Poche le tribù che si sono schierate al suo fianco nel Fezzan, ancor meno i politici che l'hanno seguito in Cirenaica. Il tutto mentre le sue truppe stanno perdendo terreno in Tripolitania dopo l'intervento della Turchia a sostegno degli uomini che difendono la capitale e il Governo di accordo nazionale (Gna) guidato da Fayez Al Serraj.Ma anche nel fronte di Haftar non sembrano tutti d'accordo. Infatti, la mossa sembra stata causata anche da una spaccatura con il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, uno dei politici più importanti della Cirenaica. Addirittura, alcuni media locali sostengono che l'autoproclamazione di Haftar non abbia fatto altro che irrigidire le posizioni di Saleh e delle tribù che lo sostengono, spingendoli verso il governo di Tripoli. Come riporta l'Agenzia Nova, inoltre, sono iniziate a circolare voci sulla stampa libica di un possibile accordo tra Saleh e Al Serraj, per escludere il comandante Haftar e tornare alla ricerca di una soluzione politica dopo il fallimento dell'offensiva militare lanciata dall'una il 4 aprile 2019.Il tutto avviene nel pieno della crisi da coronavirus. Secondo i dati diffusi dall'Unhcr in un'audizione al Parlamento europeo, sono in «aumento le partenze dal Paese a causa del Covid-19 e del coprifuoco, che riducono la possibilità» per le persone di trovare il modo per sopravvivere.Perché farlo ora, quindi? Secondo Harchaoui, la mossa di Haftar serve a «distogliere l'attenzione del popolo dalle recenti sconfitte e difficoltà sofferte dall'Lna in Tripolitania per mano del Governo di accordo nazionale sostenuto dalla Turchia». L'esperto elenca altri intenti del generale: «Guadagnare tempo galvanizzando un senso di militarismo ultranazionalistico» (con il rischio però di «alienare altre parti della popolazione in Cirenaica»); «prendere drastiche misure economiche per cercare di affrontare le gravissime crisi economiche e finanziarie, salvando allo stesso tempo la faccia»; ma soprattutto «proteggere sé stesso». Ora, infatti, spiega Harchaoui, il caos combinato con la «presa di potere» di lunedì rende Khalifa Haftar «molto più difficile da rimpiazzare».Per l'Ue le dichiarazioni di Haftar sono «inaccettabili», mentre la Farnesina è intervenuta sottolineando che l'Italia «riafferma il suo pieno sostegno e riconoscimento alle istituzioni libiche legittime riconosciute dalla Comunità internazionale» e al processo Onu, rinnovando inoltre l'invito alle parti a una tregua durante il Ramadan. Washington ha espresso «rammarico» per l'annuncio di Haftar attraverso una nota dell'ambasciata in Libia. Che, «tuttavia, accoglie con favore qualsiasi opportunità di coinvolgere il comandante dell'Lna e tutte le parti in un dialogo serio su come portare avanti il Paese», si legge ancora. Una posizione ambigua, considerato che gli Stati Uniti hanno sempre cercato una via per la pacificazione. «Allo stesso tempo, però, gli Emirati Arabi Uniti (grandi sostenitori di Haftar assieme all'Egitto, ndr) godono di una straordinaria influenza a Washington, in particolare sulla Casa Bianca di Donald Trump», spiega Harchaoui secondo cui è questa la ragione di dichiarazioni così deboli. Da Mosca, invece, prima è arrivata notizia di una «fonte» che dall'agenzia di stampa Sputnik ha definito «sorprendenti» le rivendicazioni di Haftar. Poi ha preso la parola il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, che ha spiegato che la Russia cercherà «di trovare una via d'uscita dalla profonda crisi che ha colpito questo Paese». Secondo Harchaoui, «è importante tenere presente che il Cremlino non è impegnato ad aiutare Haftar a vincere», ha dichiarato alla Verità l'esperto sottolineando come ciò sia «vero nonostante il fatto che la Russia fornisca» al generale «diverse forme di supporto militare, compresi i mercenari». Il presidente Vladimir Putin «non ha ancora preso la decisione strategica» che vada nella direzione di «assicurarsi che Haftar emerga come il vincitore finale», spiega l'esperto. Al contrario, «la Russia ha un incentivo per contribuire a garantire che il conflitto in Libia continui». Quale? «Indebolire la Nato e l'Unione europea, nonché aumentare l'influenza della Russia». È questa la ragione, ci dice Harchaoui, di «dichiarazioni apparentemente contraddittorie» provenienti da Mosca. «Più c'è confusione in Libia, più felici sono i russi», conclude.
Sebastien Lecornu (Getty Images)
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