2018-11-30
Guzzetti: «Chi verrà dopo di me in Cariplo dovrà attuare il mio piano triennale»
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Il presidente della storica roccaforte di via Manin e dell'Acri non si scompone ai microfoni del direttore degli Stati Generali sul futuro dell'ente milanese dopo il passaggio di consegne: «Sono ottimista per natura, se non fossi un'ottimista non farei questa attività». Entro febbraio la nomina del Delfino. L'infanzia in una cascina, i primi anni in politica, l'esperienza in regione Lombardia con la Democrazia Cristiana e soprattutto il futuro di Fondazione Cariplo. Giuseppe Guzzetti si confessa al direttore degli Stati Generali Jacopo Tondelli in una lunga intervista, trasmessa durante Brains Day 29 novembre, dove ripercorre i suoi primi anni di vita, dove affronta il tema dell'economia circolare, ma soprattutto, senza scomporsi più di tanto, traccia il futuro di uno degli avamposti storici dell'economia italiana, uno dei forzieri della nostra stabilità economica. «Sono ottimista per natura, se non fossi un'ottimista non farei questa attività». E soprattutto aggiunge, incalzato sul futuro della Fondazione senza di lui: «Abbiamo deliberato un piano triennale, chi verrà dopo di me lo dovrà attuare. Ma aggiungo che abbiamo anche un piano a livello nazionale per combattere la povertà infantile». Tra pochi mesi infatti scadrà il quarto mandato di questo avvocato nato nel 1934 a Turate, orologiaio dell'economia italiana - laureato in giurisprudenza all'Università Cattolico con una tesi sulla Cassa depositi e prestiti quando non esisteva ancora - entrò nell'ente di via Manin nel 1997, portandola avanti per più di vent'anni.E' la storia di un vero e proprio signore del Novecento, che ha visto di fronte a sé cambiare l'Italia partecipando al progresso del Paese, parando i colpi delle grandi inchieste dal Banco ambrosiano fino a Tangentopoli, ora metronomo delle nomine in Cdp come nel nostro sistema bancario. Raccontare che ci sia un pizzico di preoccupazione nei grandi centri del potere economico italiano non è sbagliato. Se ne va un presidente a vita, uno che è rimasto, lasciando dietro di sé una lunga strada di sconfitti, dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che cercò di rimettere le fondazioni sotto l'ombrello pubblico per approfittare dell'enorme liquidità, all'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che provò agli inizi del nuovo millennio a piazzare il fedele Bruno Ermolli come numero due di Intesa San Paolo. Non ci riuscì, grazie al lavoro di tessitura di Guzzetti soprattutto con quel mondo della Lega che ora, a distanza di vent'anni, è diventato il primo partito secondo i sondaggi. La fase è più che mai delicata, quindi, perché va individuato il successore, a fine anno la Commissione centrale di Beneficenza sceglierà i futuri amministratori, che guiderà questo avamposto dell'economia italiana, che ha in mano il 4,38% di Intesta Sanpaolo, l'1,56% di Cassa depositi e prestiti, ma è soprattutto ago della bilancia delle scelte della Fondazione Acri, quella che ha in pancia tutte le fondazioni italiane. La macchina di Cariplo è complessa, quasi 100 impiegati, tra dipendenti e manager, un attivo nel 2017 da 7,82 miliardi di euro. Guzzetti lavora alla successione ormai da anni, almeno dal 2003 e il 2004 come ha ricostruito il quotidiano Milano Finanza in un articolo del 17 novembre scorso, in tandem con il suo storico collaboratore Pier Mario Vello, per più di 10 anni segretario generale della Fondazione. C' una squadra di giovani manager che accompagna da tempo, cresciuta al suo cospetto. Dal direttore generale Sergio Urbani, classe 1972, che è anche condirettore generale di Cdp Investimenti. Altro personaggio chiave della struttura guzzettiana è di sicuro Francesco Lorenzetti, responsabile area finanza dal 1998. Poi ancora Francesco Pierotti dell'area legale o Paolo Proserpio dell'are amministrazione. Ci vorrà ancora del tempo per capire chi succederà sulla poltrona di Fondazione Cariplo, ma quel che è certo è che l'impronta di Guzzetti non se ne andrà tanto facilmente, per di più in una fase politica più che mai confusa, con una parte del governo gialloblu, quella vicina ai 5 Stelle, che vorrebbe utilizzare la liquidità di Cdp per risolvere un grande rebus industriale come quello di Alitalia. Il piano di Cariplo è triennale, da lì non si scappa.
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