2023-12-21
«Perché combattiamo»: il breviario di Guillaume Faye per la rinascita dell’Europa
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Le edizioni di Passaggio al bosco traducono il folgorante dizionario militante del teorico francese, un utile strumento per ripassare i fondamentali di tutta una visione del mondo.La figura di Guillaume Faye, il geniale creatore della categoria di archeofuturismo, scomparso nel 2019, sta conoscendo in Italia una fase di forte riscoperta. Lo scorso anno sono apparsi in Italia il Lessico del rivoluzionario (Ritter) e l’antologia Dèi e potenza, curata dal sottoscritto (Altaforte). Pochi mesi fa è stato invece tradotto a cura di Stefano Vaj, con il titolo Per farla finita con la civilizzazione occidentale (Moira), il saggio L’Occident comme déclin. Sul finire dell’anno, ecco arrivare nelle librerie una nuova traduzione: si tratta di Perché combattiamo (Passaggio al bosco), testo apparso in francese nel 2001 e che costituisce in realtà l’aggiornamento e la totale riscrittura del Lessico già citato sopra, che a sua volta era stato pubblicato per la prima volta nel 1985. Anche Perché combattiamo è strutturato come un dizionario militante, un’agile raccolta di una serie di voci, tutte spiegate in una paginetta o poco più, in modo da fornire al lettore una organica visione del mondo in una forma facilmente potabile. Si tratta di uno dei testi più brillanti del «secondo» Faye. Come noto ai suoi lettori, infatti, il vulcanico saggista francese ha avuto sostanzialmente due fasi: la prima, dagli anni Settanta al 1986 circa, in cui è stato uno dei capofila della Nouvelle droite e in cui ha espresso posizioni fortemente anti occidentaliste e simpatetiche verso il Terzo mondo. Dopo un periodo di scomparsa dai riflettori, Faye è poi ricomparso nel 1987 con Archeofuturismo, un libro molto influente in cui, accanto ai temi fayani di sempre, come l’elogio della tecnica e dell’Europa potenza, è emersa una forte critica al mondo arabo-islamico e all’immigrazione extra europea.Questi temi emergono anche in Perché combattiamo. Le cui prime righe suonano oggi come profetiche: «L’Europa è in guerra, ma non lo sa. Lo sospetta, ma se lo nasconde, con la classica politica dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia credendo così di scongiurare la minaccia». Quale minaccia? Per Faye è una sorta di tenaglia: «Siamo occupati e colonizzati dai popoli del Sud del mondo e dall’islam, in maniera rapida e massiva. Siamo soggetti al nuovo ordine mondiale americano, economico, strategico, culturale. E i due fenomeni procedono fianco a fianco».È contro questa tenaglia anti europea che Faye cerca di rimettere a fuoco un’intera visione del mondo, come detto con un approccio didascalico e pedagogico. Qualche definizione tratta dal libro per avere un’idea: Antirazzismo: «Dottrina che, col pretesto di combattere il razzismo e la xenofobia, incoraggia al tempo stesso la preferenza straniera, il declino dell’identità europea e la scelta per una società multirazziale e, alla fine, paradossalmente, fomenta il razzismo stesso»; Diritti umani: «Apparato centrale dell’ideologia moderna del progresso e dell’egualitarismo individualista e mezzo per instaurare una polizia del pensiero dedita alla distruzione del diritto dei popoli»; Omofilia: «Apologia sistematica dell’omosessualità, considerata non solo un comportamento normale, ma meritevole di protezione e d’ammirazione»; Populismo: «Posizione che antepone la difesa degli interessi del popolo a quelli della classe politica e che promuove la democrazia diretta». E così via. Perché combattiamo, che si avvale di una prefazione di Andrea Anselmo e di una postfazione di Stefano Vaj, pone quindi al centro l’idea di un’Europa etnocentrata, aperta alla collaborazione con l’Est, non più legata a doppia mandata alla fedeltà atlantica, sovrana dal punto di vista economico, energetico e sociale. Faye attinge liberamente ai suoi maestri di sempre: Nietzsche, Schmitt, Ruyer, Locchi. Egli riprende le sue idee storiche e le riformula, le semplifica, le modifica, le aggiorna. Un atteggiamento di libertà e distanza nei confronti di se stesso e delle proprie idee piuttosto raro nel mondo della cultura militante dove, trovata una posizione di rendita, gli intellettuali si limitano per lo più a ripetere nel corso degli anni ciò che il loro pubblico si aspetta. È uno degli aspetti che rende Guillaume Faye quasi unico. Ed è una delle ragioni per cui non cessa di affascinarci.
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