Negli ultimi anni, molti conti correnti online hanno ridotto drasticamente i costi fissi e le commissioni. In media un conto corrente «tradizionale» in Italia costava circa 104 euro all’anno nel 2022, ma tale valore include anche conti con servizi speciali. Le banche online più diffuse, invece, offrono un canone annuo pari a zero, specie per giovani o per chi accredita lo stipendio.
Negli ultimi anni, molti conti correnti online hanno ridotto drasticamente i costi fissi e le commissioni. In media un conto corrente «tradizionale» in Italia costava circa 104 euro all’anno nel 2022, ma tale valore include anche conti con servizi speciali. Le banche online più diffuse, invece, offrono un canone annuo pari a zero, specie per giovani o per chi accredita lo stipendio.Ad esempio, tra i conti correnti considerati nell’analisi di Facile.it perla Verità, molti hanno canone gratuito o azzerato fino a 30 35 anni. Le operazioni di base, come bonifici Sepa e prelievi da sportelli automatici, sono generalmente gratuiti o hanno costi molto bassi nelle filiali o bancomat del gruppo bancario: BBVA e Isybank, ad esempio, includono bonifici Sepa istantanei gratis, mentre Trade Republic permette prelievi illimitati gratuiti da 100 euro in su. In sintesi, il costo medio dei conti correnti online analizzati è praticamente zero per canone e operazioni base, eccezion fatta per qualche limite minimo nei prelievi.I conti deposito non prevedono quasi mai un canone di gestione e non addebitano commissioni per i versamenti o i prelievi, che sono generalmente liberi. L’unico costo annuale è l’imposta di bollo statale, pari allo 0,20% delle giacenze. In pratica, senza promozioni né esenzioni specifiche, un deposito di 10.000 euro comporta circa 20 euro di bollo l’anno. Alcuni istituti, soprattutto per i giovani o su certe condizioni, possono coprire questo onere. In conclusione, i costi medi dei conti deposito sono trascurabili: zero euro di canone e commissioni, oltre al bollo che spesso è incluso o limitato. Ad esempio, molti conti online ne prevedono l’esenzione se si accredita stipendio o si rimane sotto 5.000 euro di giacenza.I conti deposito offrono rendimenti molto più elevati rispetto ai conti correnti. Di norma il conto deposito è pensato per far fruttare i risparmi, mentre il conto corrente rende al massimo qualche decimo di punto percentuale o nulla. Nei conti correnti in esame, le remunerazioni promozionali migliori sono di circa il 3–3,25% lordo annuo. Per esempio, il conto corrente Bbva garantisce 3,25% lordo per i primi 6 mesi, e similmente Webank offre 3% lordo fino a ottobre 2025 su giacenze tra 3.000 e 100.000 euro. Trade Republic accredita invece circa il 2,5% (senza limiti) sul conto corrente. Dopo i periodi promozionali, però, questi conti si comportano come normali conti a tasso zero.Nei conti deposito i tassi attuali al lordo delle tasse possono superare il 3–4%. Ad aprile 2025, ad esempio, il Conto Arancio di Ing offre un tasso promozionale del 4% lordo per 12 mesi fino a 100.000 euro. Un altro esempio recente è Scalable Capital (Prime+), che riconosce il 3,5% annuo lordo sulla liquidità depositata per nuovi clienti, fino al 31 dicembre 2025. Anche Banca AideXa (X Risparmio) arriva fino al 3,3% lordo annuo sui depositi vincolati a 12 mesi. In pratica, un risparmiatore che vincola 10.000 € per un anno al 3,3% lordo (circa 2,44% netto) ottiene circa 248 € di interessi netti.In sintesi, tra i conti esaminati i rendimenti più elevati si ottengono con i conti deposito a breve termine e con promozioni speciali: Ing Conto Arancio al 4% lordo per 1 anno, Scalable Prime+ al 3,5% lordo fino a fine 2025, AideXa Conto Deposito al 3,3% lordo per 12 mesi. Anche conti correnti moderni offrono tassi non banali, come BBVA al 3,25% per 6 mesi, ma su somme limitate nel tempo. Invece, in termini di convenienza sui costi tutti i prodotti sopra citati hanno canone zero e nessuna spesa di apertura o gestione. Inoltre, molti conti correnti digitali, soprattutto per under35 come Isybank isyPrime, azzerano il bollo a carico della banca.«Conto corrente e conto deposito sono prodotti differenti tra di loro che hanno finalità diverse e non vanno confusi tra loro», ricordano da Facile.it. «Il primo è uno strumento pensato per gestire quotidianamente il proprio denaro e le spese di casa e permette di fare operazioni quali versamenti, prelievi, domiciliazione bollette, bonifici e così via. Il secondo, invece, è uno strumento di risparmio con la funzione principale di investimento a breve termine; rispetto ad un conto corrente, offre un rendimento più alto consentendo di far fruttare i propri risparmi – i tassi oggi arrivano fino al 4% lordo annuo - ma ha un’operatività limitata», spiegano gli esperti di Facile.it.Il conto deposito è uno strumento dedicato al risparmio: offre tassi relativamente elevati pur essendo sicuro e a basso rischio, dato che il capitale è garantito dallo Stato fino a 100.000 euro tramite il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. A differenza del conto corrente, su un deposito non si effettuano operazioni correnti come pagamento bollettini o carta di credito, ma solo versamenti e prelievi sul conto di appoggio. In pratica il deposito è bloccato (specialmente se vincolato) ma garantisce un rendimento netto che non subisce erosione, al netto delle tasse, pari al 26%. Perciò conviene scegliere un conto deposito quando si ha un ammontare di liquidità da mettere da parte e non serve disporne nel breve periodo: ad esempio per un obiettivo di risparmio, un fondo d’emergenza, o investimenti a medio/lungo termine senza rischi.Invece, se serve gestire la spesa quotidiana, come acquisti, bollette, accredito stipendio o pensione, il conto corrente resta la scelta obbligata. I conti correnti permettono bonifici, domiciliazioni, carte di pagamento e prelievi con flessibilità immediata, operazioni che sui conti deposito sono ridotte o più difficili, specialmente sui vincolati. In particolare, se si prevede di utilizzare spesso la somma, è meglio tenerla nel conto corrente, anche se il rendimento è minimo. Se invece l’obiettivo è semplicemente guadagnare qualcosa di più senza rischiare, bilanciando esigenze di liquidità e rendimento, il conto deposito libero (senza vincolo) permette prelievi senza penali e un tasso fisso, come nelle offerte di Scalable, Klarna o Trade Republic.Per chi cerca uno strumento di gestione quotidiana, i conti correnti a canone zero con Iban italiano e servizi inclusi sono ideali. Ad esempio, BBVA, Webank, Revolut o isybank offrono bonifici Sepa istantanei gratuiti e carte debit gratuite. È importante controllare le condizioni per l’imposta di bollo, visto che molti conti esentano il bollo con accredito stipendio o per under35. Se invece si punta al risparmio a breve termine, tra uno e tre anni, i conti deposito vincolati con tassi promozionali elevati rappresentano una buona scelta. Ad aprile 2025, soluzioni come Banca AideXa X Risparmio al 3,3% lordo a 12 mesi, MCC One Young al 3,0% su 12 mesi, e Igea Digital al 2,8% su 12 mesi offrono rendimenti netti intorno al 2,5–3%. Chi desidera maggiore flessibilità può optare per conti deposito non vincolati, come Conto Arancio ING al 4% lordo per 12 mesi o Scalable Prime+ al 3,5% lordo fino a fine 2025. Questi permettono di svincolare in ogni momento senza penalità.Per risparmiare a lungo termine, oltre i 3 anni, i tassi fissi scendono, aggirandosi intorno al 2-3% lordo. Le soluzioni più performanti sono il Solution Bank Conto Yes al 2,8% lordo a 60 mesi e il Banca CF+ vincolato al 2,5% e 2,3% lordo su 60 mesi. Anche i depositi flessibili prolungati, come quelli di Scalable, Klarna o Trade Republic, garantiscono tassi in quel range, spesso con sconti solo sul primo anno. La scelta della durata dipende dal vincolo di liquidità che si può accettare.Dal punto di vista del rischio, sia il conto corrente sia il conto deposito sono strumenti a rischio molto basso. I depositi sono coperti dal Fondo Interbancario fino a 100.000 euro per intestatario. Il rischio principale è l’opportunità mancata, ovvero scegliere tassi fissi inferiori che non compensano l’inflazione. È quindi importante valutare se si ha bisogno di maggiore sicurezza, preferendo depositi garantiti, oppure se si può rischiare un po’ di più optando per strumenti più redditizi.
Lucetta Scaraffia (Ansa)
In questo clima di violenza a cui la sinistra si ispira, le studiose Concia e Scaraffia scrivono un libro ostile al pensiero dominante. Nel paradosso woke, il movimento, nato per difendere i diritti delle donne finisce per teorizzare la scomparsa delle medesime.
A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.
Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.
Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Negli anni Dieci del secolo XX il fisiologo triestino Amedeo Herlitzka sperimentò a Torino le prime apparecchiature per l'addestramento dei piloti, simulando da terra le condizioni del volo.
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Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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