2020-01-11
Guerra segue la parabola renziana. Destinato a tutto, molla pure Eataly
Manterrà la presidenza del gruppo di Oscar Farinetti, che ha passato la mano al figlio, ma senza cariche operative. Si allontana anche la quotazione in Borsa che avrebbe dovuto guidare. Per lui un futuro nel lusso?Sarà che Matteo Renzi non abita più a Palazzo Chigi, e chissà se e quando ci torna, ma nel perimetro business del Bullo fiorentino va in fumo un matrimonio di quelli da copertina. Andrea Guerra, ex Luxottica ed ex consigliere speciale di Palazzo Chigi, lascia le cariche operative in Eataly a Oscar Farinetti, altro renziano doc. Il quale, a sua volta, in un momento di sincero umorismo annuncia l'ascesa del figlio Nicola, 35 anni, come prossimo amministratore delegato, al grido di «Largo ai giovani!». Per la serie, vogliamo la rottamazione, ma con il cognome giusto. Una degna parabola di quello che è stato il renzismo di questi anni, tra ansia di cambiamento e piccole ipocrisie. Di sicuro, però, mentre il gruppo che ha portato il peperone ripieno nel mondo e ha messo il cappello sul movimento Slow food lancia un prestito obbligazionario da 150 milioni, si allontana quella quotazione in Borsa che Guerra avrebbe dovuto guidare. Ieri è arrivata la nota ufficiale di Eataly, dopo le indiscrezioni. Guerra (54 anni) mantiene la presidenza fino a fine anno, ma abbandona le deleghe operative del gruppo nato a Torino nel 2007. Oscar Farinetti, 65 anni, lo ha ringraziato con parole dolci: «Ad Andrea vanno i ringraziamenti per l'enorme apporto manageriale e umano fornito in questi quasi cinque anni di intensa attività. Ha dato un contributo decisivo per accelerare l'evoluzione della struttura organizzativa». Considerando che da Luxottica, nel 2014, Guerra, secondo i calcoli dell'Espresso si portò via la bellezza di 170 milioni, tra buonuscita, premi e plusvalenze sulle azioni ricevute da Leonardo Del Vecchio, a Farinetti in effetti conviene non risparmiare sugli elogi, perché a fine anno rischia il salasso. Il minuetto tra manager very democrat, rigorosamente tutti in maglioncino e zainetto, è proseguito con la benedizione di Guerra al giovane successore: «Nicola, con il quale ho lavorato a strettissimo contatto in questi bellissimi cinque anni, è certamente la persona giusta per guidare la squadra che dovrà compiere l'ulteriore salto evolutivo che Eataly è pronta a fare». Poi è arrivato papà Oscar, che al Corriere l'ha messa così: «Eataly fa largo ai giovani». Insomma, mandi il curriculum in Eataly chiunque fa Farinetti di cognome. Per Guerra ora pare che si prepari un nuovo incarico nell'industria del lusso, ma cinque anni fa il suo nome girava come possibile sindaco di Milano in quota Pd e soprattutto come numero uno di Eni, o della Rai. Andò invece che l'amico Matteo, che a febbraio del 2014 fece le scarpe a Enrico Letta e si insediò a Palazzo Chigi giusto in tempo per procedere alle nomine dei vari boiardi di Stato, lo volle con sé come «consigliere strategico del presidente del Consiglio per le politiche industriali e relazioni con la business community». In quella veste si è occupato praticamente di tutto, dall'Ilva all'Alitalia, passando per gli assetti della Cassa depositi e prestiti e di tutte le partecipate del Tesoro. Incontrava i manager di Eni, Enel, Terna, Ferrovie con il piglio dell'azionista di maggioranza, anche perché era Renzi stesso a dir loro: «Parlatene con Andrea». A fine del 2016 ha lasciato Palazzo Chigi, rimasto ormai un posto assai triste, dopo lo schianto della ditta Renzi&Boschi sul referendum costituzionale. Ed è planato sugli scaffali di Eataly, con il progetto di quotarla entro il 2018. Ora, il momento dell'addio (parziale) è decisamente particolare, al di là dei minuetti di ieri. Eataly sta organizzando un'operazione finanziaria complessa con le banche, ovvero l'emissione di un bel bond da 150 milioni di euro. Si tratta di liquidità che dovrebbe servire a riacquistare quote dagli azionisti di minoranza Usa, tra cui spicca Joe Bastianich, e di investire di più sul mercato cinese, come anticipava due giorni fa Mf. L'anno appena concluso ha visto Eataly registrare un fatturato di 620 milioni di euro (+10% sul 2018) e utili che dovrebbero collocarsi tra i cinque e i dieci milioni. Insomma, la gestione è in salute e piena di progetti di crescita, non solo in Cina. Ma la quotazione a Piazza Affari, scomparsa dai radar come l'Airforce di Renzi? Al Corriere della Sera che gliene chiedeva conto, Farinetti senior ha risposto con lo stesso stile dell'amico di Rignano sull'Arno: «Eataly non ha bisogno di rastrellare quattrini sul mercato, è in grado di finanziare la crescita tranquillamente con il suo cash flow. E comunque siamo pronti per la Borsa e quando un giorno decideremo magari ci quoteremo direttamente a New York». Che è come se prendi il due di picche da Miss Italia e dici che tanto ti fidanzerai con Monica Bellucci.