2021-12-06
Guerra di esposti per fermare la caccia. Referendum a rischio
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Delle 520.000 firme raccolte dal comitato «Sì aboliamo la caccia», il 30% non sarebbe valido in quanto alcuni Comuni non avrebbero consegnato i certificati di autenticazione necessari a validare le firme. Attivisti e parlamentari 5 stelle in coro: «Comuni inadempienti, intervenga la Lamorgese». Ma ormai ci sono tutte le condizioni per dichiarare inammissibile il quesito.È trascorso già un mese e mezzo da quando si è conclusa la raccolta firme per promuovere il referendum che si pone come obiettivo quello di modificare in gran parte la legge 157/92 che dal 1990 disciplina e regola in Italia l'attività venatoria. Secondo gli ultimi dati, delle 520.000 firme raccolte, usufruendo anche di una deroga extra che ha spostato il termine ultimo dal 20 al 30 ottobre, il 30% non sarebbe valido a causa della mancata consegna da parte dei Comuni dei certificati di autenticazione delle firme depositate. Un dettaglio che da solo può bastare a far dichiarare inammissibile il quesito referendario per non aver raggiunto il numero minimo delle 500.000 firme necessario. Tutto ciò, ovviamente, ha scatenato l'ira e il grido allo scandalo non solo da parte degli attivisti, ma anche di alcuni parlamentari schierati a favore dell'abolizione dell'arte venatoria. Tra questi i grillini Gianluca Perilli, Giovanni Vianello e Emanuela Corda, che nelle scorse settimane hanno organizzato un sit in di protesta davanti a Montecitorio, con quest'ultima che ha chiamato in causa anche l'intervento di Luciana Lamorgese: «Chiediamo al ministro di competenza che si faccia carico di questo problema, è inaccettabile che non si riesca a depositare le firme e a farsele validare». Nello specifico viene gettata la colpa ai Comuni, ritenuti «inadempienti». Il deputato Perilli, nel suo intervento fuori Montecitorio, ha spiegato come «Proviamo a metterci nei panni di chi ha sottoscritto il referendum. Cosa deve pensare di questo inadempimento e che per colpa di un'inefficienza generale non si possa tenere il referendum?».Tutto ciò si aggiunge a una vera e propria guerra di richieste di proroghe ed esposti. Già ad ottobre, quando il comitato «Sì aboliamo la caccia», dopo essersi accorto che 500.000 firme raccolte entro il 20 ottobre non sarebbero mai potute essere sufficienti per gli inevitabili problemi di un certo numero di firme non valide, cosa poi avvenuta, aveva chiesto una terza proroga per riuscire a racimolare almeno un altro centinaio di migliaia di firme di scorta, di cui però ne sono arrivate appena 20.000. Nel frattempo cacciatori e associazioni di categoria hanno organizzato una cabina di regia per fare quadrato e presentare una serie di esposti alla Corte di Cassazione in quanto «il comitato promotore del referendum abbia già ottenuto un mese di proroga a causa dello stato d'emergenza» e considerata l'assenza di disposizioni di leggi che consentano di poter rimandare ulteriormente, «i termini prescritti per il deposito della richiesta devono adesso considerarsi perentori». L'obiettivo di questi esposti è quello che la Suprema Corte di Cassazione possa disattendere ogni richiesta di proroga per la presentazione delle firme e/o la ricezione dei relativi certificati elettorali dei sottoscrittori e ogni istanza di sanatoria, come da disposizioni di legge. A novembre, poi, l'europarlamentare di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi ne aveva presentati quattro presso le procure di Roma, Milano, Lecco e Siena per provare a mettere in luce le presunte irregolarità avvenute durante la raccolta firme. In un comunicato, Fiocchi, ha spiegato: «La mia iniziativa ha come scopo di fare chiarezza sulla raccolta delle firme necessarie per la validità del referendum, anche alla luce delle nuove modalità di raccolta delle stesse in via telematica con firma elettronica. In rete sono girati messaggi che mi hanno colpito, alcuni dei quali mi sono stati segnalati e inviati dagli stessi cacciatori italiani. Sono fiducioso sull'operato delle autorità competenti della magistratura per la verifica di eventuali irregolarità al riguardo».