2022-06-13
Magdi Cristiano Allam: «Guerra e pandemia ci hanno distratto dall’islamizzazione»
Il giornalista e scrittore: «I musulmani colmano un vuoto che c’è a prescindere da loro, le popolazioni europee si estingueranno».«La guerra in Ucraina e ancor prima la pandemia sono due grandi distrazioni di massa. Nel frattempo l’islam ci sta conquistando, e noi nemmeno ce ne accorgiamo. Anzi, mi rincresce che molti italiani abbiano assecondato questa strategia». Magdi Cristiano Allam, giornalista e scrittore convertito al cattolicesimo, già vicedirettore del Corriere della Sera, ammonisce: «Di questo passo, noi europei ci estingueremo». Si è tornati a parlare di integrazione, soprattutto dopo i fatti del Garda. L’ «Africa Rave», al di là delle molestie contro due ragazze, è stato anche un atto di ribellione politica? «Siamo di fronte a una concezione della donna come essere antropologicamente inferiore, e da sempre la tradizione islamica legittima le schiave sessuali. Detto questo, mi sta chiedendo se sono preoccupato per la nascita di un eventuale “partito islamico”? No, perché quando accadrà, sarà già troppo tardi per noi. Con il partito islamico scenderemo a patti. Andremo dai loro dirigenti con il cappello in mano, per chiedergli di trattarci bene».Addirittura?«E accadrà prima del previsto, se continueremo a versare soldi europei alle Ong islamiche, quelle che si occupano di monitorare la cosiddetta “islamofobia”. Così facendo, le legittimiamo, ne favoriamo l’ingresso nelle istituzioni, ne consolidiamo la presenza anche in ambito finanziario».Un tema, quello della convivenza difficile con culture diverse, travolto da altre urgenze. «Nonostante i riflettori siano puntati altrove, il processo di islamizzazione dell’Europa procede spedito, anche se con modalità diverse. Si evitano gli attentati terroristici, perché è molto più vantaggioso procedere attraverso l’islamizzazione demografica. Nel frattempo in Europa si consente che alle elezioni compaiano liste con candidati islamici, apparentemente concilianti. Storicamente l’islam è conciliante finché resta minoranza, quando poi diventa maggioranza impone la sua visione del mondo a tutti». Ci spieghi meglio la sua idea di «conquista demografica». Combattere per la natalità è diventata una forma di resistenza?«Le popolazioni europee sono condannate all’estinzione. La battaglia per la natalità è una priorità vitale. L’aspetto più grave è che si sta assottigliando la fascia d’età tra i 20 e 30 anni, quella in cui si registra l’apice della fertilità. Da questo punto di vista, il problema siamo noi. Gli islamici stanno colmando un vuoto che si è prodotto a prescindere da loro».Quanto è profondo questo vuoto?«Il tasso di natalità medio nell’Unione europea è dell’1,3%, esattamente la metà di ciò che servirebbe per salvaguardare l’equilibrio demografico. E non è finita qui: gli esperti assicurano che se il livello di nascite scende al di sotto dell’1,9%, diventa impossibile recuperare il tracollo». Un processo irreversibile, un po’ come il riscaldamento globale?«Con una differenza. Il tema ambientale è opinabile, ci sono scienziati che mettono in discussione l’impatto dell’inquinamento sul riscaldamento terrestre. Sul problema demografico siamo di fronte a dati oggettivi e condivisi. Quando ci guardiamo in giro nelle città italiane, vediamo con i nostri occhi il prevalere degli anziani. Persino tra le Forze dell’ordine e nell’Esercito l’età media si aggira sui 50 anni».Una tendenza mai vista nella storia? «Il precedente è la fine dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476 dopo Cristo. Anche all’epoca si registrò un tracollo demografico, anche all’epoca ci fu una pandemia giudicata la più letale della Storia antica. Cosa fecero i romani per colmare il vuoto? Nel 212 l’imperatore Caracalla pubblicò la “Constitutio Antoniniana”, con cui concesse la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’Impero. Era lo “ius soli” dell’epoca».Con quali conseguenze?«Il Senato romano divenne a prevalenza africana, erano barbari molti generali. Uno di questi, Odoacre, nel 476 depose l’ultimo imperatore romano, Romolo Augusto, con un colpo di Stato. È da sottolineare che l’Impero Romano d’Occidente non finì per la forza dei barbari, ma per la propria intrinseca debolezza, non fu un omicidio ma un suicidio».Sta forse dicendo che l’Europa di oggi va incontro allo stesso destino? «La differenza è che all’epoca i barbari aderirono alla civiltà cristiana, anche grazie alla diffusione dei monasteri benedettini. Oggi invece rischiamo di avere un’Europa sottomessa all’islam, perché questa religione concepisce sé stessa come l’unica verità, condannando tutte le altre. A questo scenario, dobbiamo aggiungere la nostra democrazia malata. Condannata nel prossimo futuro alla sottomissione demografica all’islam, e alla sottomissione economico-finanziaria alla Cina comunista, la vera superpotenza che si sta affermando nel mondo e che sta colonizzando l’Africa».Parla di democrazia malata? In che senso?«Una democrazia appiattita nella sua dimensione formale, ma che non ha più sostanza. Il governo Draghi è l’espressione di una partitocrazia consociativa. I partiti hanno perso del tutto la loro identità ideologica, e lo stare insieme si giustifica esclusivamente con la spartizione di fette del potere».Il segretario del Pd Enrico Letta continua a considerare Ius soli e ddl Zan come priorità.«Nulla accade per caso. Abbiamo a che fare con una classe politica che in modo trasparente è la rappresentazione della grande finanza speculativa globalizzata che promuove il Nuovo Ordine Mondiale relativista, immigrazionista, multiculturalista, omosessualista e islamofilo». E Draghi?«È il rappresentante più autorevole e altolocato della grande finanza speculativa globalizzata, dirigente della Goldman Sachs, la più grande banca d’affari privata al mondo. Draghi è il nostro generale Odoacre, cui è stato affidato il compito di dare il colpo di grazia a quel poco che resta della nostra sovranità. Abbiamo rinunciato al 100% della sovranità monetaria, all’80% di quella legislativa, e la sovranità giudiziaria è anch’essa ipotecata perché le sentenze dei tribunali europee prevalgono su quelli italiani».La guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia stanno soffocando l’economia europea? «In Ucraina registriamo le logiche tradizionali di una superpotenza, la Russia, che non può accettare a ridosso delle proprie frontiere armamenti Nato e laboratori di produzione di armi ideologiche».Armi ideologiche? Si sta guadagnando un posto d’onore nelle liste dei putiniani. «Sicuramente non sono un ammiratore di Zelensky, nient’altro che un Beppe Grillo con meno cultura e meno competenza. Non giustifico l’aggressione militare, ma è un dato di fatto che Putin sia un capo di Stato più credibile di Zelensky, e per questo ancora molto amato nel suo Paese. Non ho problemi a riconoscerlo».Riusciremo a smarcarci dalla sudditanza energetica nei confronti della Russia?«Sì, se ci fosse la volontà politica di affidarsi al nucleare, come la Francia. E se sfruttassimo davvero i termovalorizzatori, oggi talmente raffinati da poter sorgere anche nei centri abitati. I rifiuti sono di fatto la vera ricchezza che può consentire la produzione di energia praticamente a costo zero. L’Italia invece preferisce sotterrarli, o consegnarli alle logiche mafiose, o venderli all’estero perché altri producano energia al posto nostro. Assurdo».Lei è stato battezzato da Benedetto XVI. Oggi Papa Francesco potrebbe giocare un ruolo in questa crisi? «Ho espresso la mia dissociazione da Papa Francesco fin dal 2013».Sta dicendo che il suo Papa è ancora Benedetto XVI? «Per me Benedetto XVI rimane Papa, e in quanto tale depositario dell’investitura divina come Vicario di Cristo. Questa realtà inedita nella storia della Chiesa mi ha portato a concedermi una pausa di riflessione. La fede è un atto interiore pregnante, e quando scricchiola devo arrestarmi e valutare. Fermo restando che il mio pensiero resta vicino a quello di Benedetto, soprattutto sui temi relativi all’accoglienza e all’islam. E lontano da quello di Francesco».Oggi ha preferenze politiche?«Non faccio parte di nessun partito, sono fortemente interessato alla politica ma non credo nella possibilità di riformare dall’interno le istituzioni di uno Stato che considero collassato. Sono impegnato in un percorso parallelo con la comunità “Casa della Civiltà”, che promuove formazione culturale e in prospettiva concepisce azioni politiche non partitiche, e gesti di disobbedienza civile».Disobbedienza civile? «Come Gandhi, come Martin Luther King. Nel momento in cui vengono rinnegati valori e diritti alla vita, alla dignità e alla libertà, sento il dovere in maniera assolutamente pacifica di individuare iniziative che possano riscattare questi diritti».