
Il ministro dà dei terroristi a Matteo Salvini e Claudio Borghi. Poi annuncia che si opporrà alla stangata sulle seconde case. Alta tensione tra la Lega e il governo giallorosso. Ieri pomeriggio, intervenendo su Rai 3 alla trasmissione Mezz'ora in più, il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha difeso la manovra ed è andato all'attacco di Matteo Salvini. «Alla fine», ha dichiarato Gualtieri, «abbiamo saldato il conto del Papeete, siamo riusciti a fare un miracolo» tramite una manovra che «rilancia la crescita e l'equità dell'Italia. Abbiamo evitato l'aumento dell'Iva senza toccare scuola, università, ricerca, anzi, aumentando le risorse dello Stato sociale» e introducendo «una significativa riduzione delle tasse sul lavoro. Gli asili nido», ha poi aggiunto il ministro, «saranno sostanzialmente gratuiti per la stragrande maggioranza dei cittadini italiani». Per quanto riguarda la controversa stretta sulle - ipotetiche - finte prime case, ha invece innestato la retromarcia: «Penso che daremo parere negativo a questo emendamento ma dovremo esaminarlo, questo non è un emendamento del governo. Stiamo parlando di un emendamento del relatore che vuole adeguare il regime delle regole alle sentenze della Cassazione. Ci sono anche fenomeni di false doppie prime case ma bisogna assolutamente evitare di colpire famiglie che, ad esempio, legittimamente lavorano in posti diversi». Il ministro ha inoltre cercato di spegnere le polemiche sul fatto che la manovra sia giunta blindata alla Camera, con la sola lettura al Senato. «Sarebbe stato meglio fare le due letture parlamentari, non sono affatto contento di questo ma ci sono ragioni abbastanza oggettive, il governo si è insediato tardi». Il titolare del dicastero di via XX Settembre si è inoltre mostrato particolarmente duro sul Mes. «Quella sul Mes», ha tuonato, «è una discussione che ci sarebbe stata comunque, a prescindere da questo dibattito sopra le righe, ma è avvenuta in un contesto in cui la Lega, Salvini e Borghi con cinismo hanno iniziato a fare una campagna terroristica per spaventare le persone. Spero sul Mes in Parlamento ci sia una risoluzione responsabile, non solo della maggioranza». A strettissimo giro è arrivata la replica di Salvini che, ospite della stessa trasmissione, ha dichiarato: «Sulla manovra, da parte di Gualtieri, è tutto un rinvio: accadrà a giugno, luglio, agosto, settembre. Ho sentito che la stragrande maggioranza degli italiani manderà gratis i bimbi al nido: è una fesseria priva di fondamento. A gennaio ci troviamo e vediamo se quello che ha detto Gualtieri è vero o è una bufala». Il leader leghista è quindi intervenuto sul Mes, definito seccamente come «pericoloso». Così Salvini: «Noi ad ogni tavolo pubblico e privato, come Lega, abbiamo detto che questo trattato andava contro l'Italia e non andava firmato». In riferimento, poi, alla risoluzione che la maggioranza presenterà in parlamento, l'ex vicepremier ha chiarito: «Se la mozione di maggioranza dice che questo trattato è bellissimo e utile evidentemente non la votiamo […] Prima la voglio leggere», ha aggiunto, «in qualunque momento ci sia stato chiesto il parere da sei anni abbiamo sempre detto no», ha puntualizzato, «se poi il signor Conte e il signor Tria hanno trasformato il no in un nì, ne renderanno conto». Aspro il giudizio sulle manifestazioni delle cosiddette sardine: «L'unico Paese in cui ci sono rappresentazioni di piazza non contro il governo, ma contro l'opposizione, è l'Italia.» Il duro scontro tra Salvini e Gualtieri viene ad inserirsi in un quadro più complesso, con la Lega che sta facendo leva sulle questioni della manovra e del Mes per rendere sempre più profondi i dissidi che, ormai da settimane, dilaniano la maggioranza giallorossa. Nelle scorse giornate, l'opposizione interna dei renziani ha quasi provocato la crisi di governo, mentre il malumore di alcuni settori grillini sul Mes si fa sempre più palpabile (come sottolineato ieri dallo stesso Salvini). E, in tutto questo, sull'esecutivo continuano ad aleggiare le minacce della Casa Bianca contro la Web tax.
Chiara Ferragni (Ansa)
L’influencer a processo con rito abbreviato: «Fatto tutto in buona fede, nessun lucro».
I pm Eugenio Fusco e Cristian Barilli hanno chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni nel processo con rito abbreviato sulla presunta truffa aggravata legata al «Pandoro Pink Christmas» e alle «Uova di Pasqua-Sosteniamo i Bambini delle Fate». Per l’accusa, l’influencer avrebbe tratto un ingiusto profitto complessivo di circa 2,2 milioni di euro, tra il 2021 e il 2022, presentando come benefiche due operazioni commerciali che, secondo gli inquirenti, non prevedevano alcun collegamento tra vendite e donazioni.
Patrizia De Luise (Ansa)
La presidente della Fondazione Patrizia De Luise: «Non solo previdenza integrativa per gli agenti. Stabiliamo le priorità consultando gli interessati».
«Il mio obiettivo è farne qualcosa di più di una cassa di previdenza integrativa, che risponda davvero alle esigenze degli iscritti, che ne tuteli gli interessi. Un ente moderno, al passo con le sfide delle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, vicino alle nuove generazioni, alle donne poco presenti nella professione. Insomma un ente che diventi la casa di tutti i suoi iscritti». È entrata con passo felpato, Patrizia De Luise, presidente della Fondazione Enasarco (ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio) dallo scorso 30 giugno, ma ha già messo a terra una serie di progetti in grado di cambiare il volto dell’ente «tagliato su misura dei suoi iscritti», implementando quanto fatto dalla precedente presidenza, dice con orgoglio.
Il ministro Nordio riferisce in Parlamento sulla famiglia Trevallion. L'attacco di Rossano Sasso (Lega): ignorate le situazioni di vero degrado. Scontro sulla violenza di genere.
Ansa
Il colosso tedesco sta licenziando in Germania ma è pronto a produrre le vetture elettriche a Pechino per risparmiare su operai, batterie e materie prime. Solito Elkann: spinge sull’Ue per cambiare le regole green che ha sostenuto e sul governo per gli incentivi.
È la resa totale, definitiva, ufficiale, certificata con timbro digitale e firma elettronica avanzata. La Volkswagen – la stessa Volkswagen che per decenni ha dettato legge nell’industria dell’automobile europea, quella che faceva tremare i concorrenti solo annunciando un nuovo modello – oggi dichiara candidamente che intende spostare buona parte della produzione di auto elettriche in Cina. Motivo? Elementare: in Cina costa tutto la metà. La manodopera costa la metà. Le batterie costano la metà. Le materie prime costano la metà. Persino le illusioni costano la metà.






