
L'iniziativa della Asl Toscana Sud Est suscita polemiche. Fratelli d'Italia: «Prendano i soldi dai 35 euro delle cooperative».Accoglierli nella nostra nazione, mantenerli in comodi appartamenti o in alberghi, consentir loro di trascorrere le proprie giornate a bighellonare per le strade e nei parchi pubblici col cellulare (generosamente offerto) in mano non era sufficiente. Almeno non per l'Asl Toscana Sud Est di Grosseto, che da domani consentirà ai richiedenti asilo presenti nel territorio di poter accedere gratuitamente alle cure odontoiatriche. La notizia, data dal sito internet Il Giunco ha sollevato numerose polemiche. «Quando queste persone si rivolgono al pronto soccorso», spiega Alessandra Romagnoli, direttore dell'Uos odontoiatria «è di solito troppo tardi per curarle adeguatamente a causa del livello di gravità raggiunto, nella maggior parte dei casi si riesce a eliminare il dolore somministrando subito farmaci antidolorifici e si prescrivono terapie antibiotiche, ma è quasi sempre impossibile intervenire in tempo reale proprio per lo stato infiammatorio generale della bocca. È necessario puntare sulla prevenzione creando un sistema di odontoiatria d'iniziativa, ovvero non dobbiamo aspettare i pazienti in ambulatorio, ma andarli a intercettare dove si presume ci sia necessità». L'obiettivo del progetto è quello di «individuare in tempo utile le patologie odontoiatriche per poter indirizzare tempestivamente i pazienti alla programmazione ambulatoriale». Un'idea concepita, a livello politico, dalla Regione Toscana, che ha approvato una delibera che finanzia con circa due milioni di euro la cosiddetta medicina d'iniziativa, cioè il modello assistenziale e di cura secondo cui informazione, prevenzione e accesso alle cure vengano erogati in modo equo in tutto il territorio e il più possibile vicino a casa del paziente, specialmente in presenza di patologie concomitanti o stadi acuti. I destinatari sono cittadini con vulnerabilità sociale (persone con redditi inferiori a 8000 euro) o vulnerabilità sanitaria (patologie e situazioni cliniche particolari). E, appunto, i migranti. «Andiamo a realizzare uno step importante di un progetto più ampio riguardante tutta l'Asl Toscana Sud Est» conclude Stefania Magi, referente per la salute dei migranti , «questa volta dedicato alla salute dei richiedenti asilo della zona di Grosseto, persone in estrema difficoltà per problemi linguistici, disinformazione e marginalità sociale che la maggior parte della volte non sanno nemmeno cosa possono fare per la propria salute e si trascurano fino a raggiungere la fase più acuta della patologia». A livello politico il primo ad alzare la voce è stato il neo deputato di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli. «Chiediamo che la Regione Toscana faccia chiarezza sull'utilizzo da parte della Asl Toscana Sud Est di denaro pubblico per la salute odontoiatrica dei richiedenti asilo ospiti nei centri di accoglienza di Grosseto. Non si possono usare i soldi dei contribuenti toscani per gli immigrati prima di aver fatto fronte all'emergenza sanitaria e sociale causata dai pesanti tagli operati dalla sinistra. Le cooperative che accolgono gli immigrati guadagnano ogni giorno una cifra di almeno 35 euro al giorno per ogni persona non si capisce il motivo per il quale la Asl debba stanziare ulteriori risorse per far fronte alle loro esigenze. Quello degli immigrati, come più volte denunciato da Fratelli d'Italia, è un business senza fine contro il quale continueremo a batterci senza sosta le istituzioni pensino ad aiutare le tante famiglie italiane costrette a vivere in condizioni di indigenza».
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





