2025-07-01
Nell’oblio perché giornalista di destra. Il cinema fa vedere gli scoop di Grilz
Almerigo Grilz e la locandina del film «Albatross»
La storia del reporter di guerra triestino morto in Mozambico nel 1987, a 34 anni, nel film «Albatross». Ex militante del Fronte della Gioventù, per decenni è stato ignorato a differenza degli attivisti «rossi».Ci sono esistenze dalla breve durata che, nella loro sincopata parabola, concentrano una tale quantità di eventi e una tale intensità di esperienze da sembrare molto più lunghe di quanto in realtà siano state. È sicuramente questo il caso del giornalista e reporter di guerra triestino Almerigo Grilz, rimasto ucciso in Mozambico il 19 maggio del 1987, a 34 anni, mentre stava documentando, filmandolo con una cinepresa, uno scontro armato tra le milizie del Fronte di Liberazione e quelle della Resistenza Nazionale mozambicana, nel contesto della guerra civile che ha insanguinato il paese africano dal 1977 al 2019. Alla vicenda di Grilz ha adesso dedicato un lungometraggio, Albatross, il regista e attore Giulio Base. Presentato ieri sera in anteprima al cinema Moderno di Roma, il film, che sarà distribuito nelle sale dalla Eagle Pictures a partire dal 3 luglio, va ad aggiungersi ad altre meritorie iniziative che, negli ultimi anni, hanno contribuito ad assottigliare la spessa coltre di polvere sotto la quale la memoria di Grilz era stata sepolta: ricordiamo qui, fra le altre, le due tavole firmate nel 2017 dal fumettista Nazareno Giusti per il settimanale culturale La Lettura con il titolo «Trent’anni di solitudine» e il libro La marcia dei ribelli, raccolta dei diari tenuti da Grilz fra il 1986 e il 1987 pubblicata due anni fa dalla casa editrice Spazio InAttuale per la cura di Pietro Comelli. Dicevamo dell’oblio a cui Almerigo Grilz, tuttora senza dubbio assai meno noto di quanto meriterebbe, pareva fatalmente condannato. I motivi del silenzio intorno alla sua figura sono presto detti e sono di natura politica: Grilz era infatti un uomo di destra, della destra estrema, tanto da essere stato, da ragazzo, sia a capo del Fronte della Gioventù triestino sia vicesegretario nazionale dell’organizzazione giovanile missina. Non solo: Grilz, nel periodo della militanza, che coincide con gli anni più caldi degli scontri tra destra e sinistra in Italia, si rese protagonista anche di alcune azioni violente, dall’uso di spranghe al lancio di bottiglie. Nulla di diverso da quanto compiuto da tanti attivisti «rossi» poi approdati al successo professionale (in ambito giornalistico e non soltanto), ma Grilz aveva appunto la «colpa» di aver fatto quelle cose stando a destra. Quanto di eccezionale da lui realizzato nel giornalismo - professione vissuta in tutto e per tutto come una missione, al punto di sacrificarle dapprima l’amore e gli affetti, quindi la stessa vita - è stato quindi per decenni sostanzialmente ignorato e addirittura occultato dal mondo della comunicazione, che a Grilz era disposto a elargire esclusivamente lo stigma del fascista. Il clima, come dicevamo, è almeno in parte cambiato negli ultimissimi tempi e il film di Giulio Base, prodotto da One More Pictures e Rai Cinema, ne è sicuramente una riprova, potendo peraltro annoverare nel cast, accanto a giovani promesse quali Francesco Centorame (che interpreta Grilz), Michele Favaro e Linda Pani, un mostro sacro del cinema internazionale come Giancarlo Giannini, il cui ruolo (di fantasia) è quello di un ex militante di sinistra, poi giornalista di successo, il quale, avendo conosciuto Grilz in gioventù e avendone potuto apprezzare le doti umane e professionali, fa ritorno a Trieste per perorare, lui progressista e famoso, un’iniziativa a sostegno della memoria di Almerigo. La pellicola ripercorre diligentemente, in ordine cronologico, la biografia di Grilz, narrandone il sacro fuoco che presto si sposterà in maniera definitiva dall’attivismo politico al giornalismo, inteso non solo come pensiero e scrittura (e disegno, poiché Almerigo è stato anche un capace disegnatore) ma come azione fisica, come diretta partecipazione agli accadimenti del mondo, in particolare i più drammatici. La svolta, nella carriera di Grilz, e il film non manca ovviamente di raccontarlo, avviene quando nel 1983, con gli amici e colleghi Fausto Biloslavo e Gian Micalessin (due tra i migliori inviati di guerra italiani, fra le altre cose autori, con Davide Arcuri, proprio di un recente documentario su Grilz), fonda l’agenzia di stampa Albatross Press (da cui il titolo del film): da quel momento la sua vita, fino alla prematura conclusione, consisterà interamente nel viaggiare nei luoghi più martoriati e pericolosi del pianeta per documentarne le sorti attraverso la scrittura, i già ricordati disegni a penna biro e gli apprezzatissimi servizi filmati che venivano acquistati da emittenti di tutto il mondo. Sempre ieri sera, a margine della proiezione romana di Albatross, Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, ha consegnato la Medaglia della Camera dei deputati all’Associazione Amici di Almerigo, formata da un gruppo di persone impegnate nell’organizzazione di attività culturali, artistiche e ricreative volte alla conoscenza e alla diffusione della vita e del lavoro di Almerigo Grilz e della sua professione, a cominciare dal Premio Grilz che, dal 2024, viene assegnato a reporter di guerra sotto i quarant’anni. Sembra insomma che alla morte corporale non corrisponderà per Almerigo Grilz, come in tanti avrebbero voluto, la morte civile e intellettuale.