2022-08-20
Gridare ai no vax è solo una scusa. La ricetta italiana è stata un fiasco
(Giovanni Mereghetti/UCG/Universal Images Group via Getty Images)
Le statistiche britanniche confermano: le restrizioni, rivendicate da Enrico Letta e dal ministro di Leu, sono state controproducenti. Criticarle, quindi, non era antiscientifico. L’antiscienza erano le chiusure e il green pass.Il Telegraph è probabilmente il giornale politico più venduto della Gran Bretagna e per orientamento lo si può considerare molto vicino al partito conservatore, prova ne sia che prima di buttarsi in politica Boris Johnson teneva sul quotidiano un rubrica settimanale. Dunque, viste le premesse, il quotidiano non si può ritenere ostile all’attuale governo, né alle misure che l’esecutivo ha adottato nel recente passato. Questo non ha impedito alla storica testata (ha quasi 170 anni di vita) di pubblicare un’inchiesta relativa agli effetti nefasti dei lockdown durante la pandemia. Tutto nasce dall’osservazione relativa ai decessi avvenuti nel 2022 rispetto a quelli denunciati nei cinque anni precedenti (tra il 2016 e il 2019 e nel 2021). I cronisti del foglio britannico si sono accorti che si sono avuti più morti, ma solo una parte, all’incirca la metà, è attribuibile al Covid. Dunque, si sono chiesti i giornalisti del Telegraph, di che cosa sono deceduti tutti gli altri? Certo, l’epidemia ha fatto una strage, ma l’alto tasso di mortalità che non si può spiegare con il coronavirus, cioè circa la meta dei decessi resta incomprensibile. O meglio: è inspiegabile per chi ha solo occhi per una parte del fenomeno e non per quello che è davvero accaduto, in quanto si tratterebbe di riconoscere che non solo le misure anti Covid non hanno funzionato, ma forse hanno anche aggravato il bilancio delle vittime.In altre parole, il Telegraph sospetta che a provocare un aumento della mortalità nel periodo considerato siano gli effetti indiretti del lockdown, ovvero le visite mediche rinviate, gli screening saltati, le terapie antitumorali annullate e le malattie cardiovascolari trascurate. In pratica, il sospetto è che la metà dei decessi non sia effetto del Covid, ma delle misure adottate per combattere il Covid. Cioè, aver rinchiuso in casa le persone avrebbe avuto come risultato una mortalità più o meno simile a quella dovuta alla pandemia. Una rivelazione che, se confermata, avrebbe effetti devastanti, soprattutto considerando che gli arresti domiciliari nel periodo di massima diffusione del contagio sono stati giustificati con la necessita di salvare vite umane e che in Italia gli esperti del ministero della Salute, e pure virologi del calibro di Andrea Crisanti, fresco di candidatura nel Pd, insistono a considerare le chiusure di negozi e la privazione della libertà individuale come un mezzo per ridurre la diffusione del virus e di conseguenza i decessi.Cioè, se fosse confermato quanto ipotizzato dal Telegraph, verrebbe a cadere la teoria di cui si sono nutriti fino a oggi Roberto Speranza e la sua banda di consiglieri, perché addirittura le misure adottate si rivelerebbero controproducenti. Non solo. Se davvero le chiusure, oltre a essere inutili, hanno allontanato le persone dalla sanità pubblica, invitandole a non curarsi per paura di contrarre il virus, cadrebbe l’accusa a cui fanno ricorso molti politici, che soprattutto a sinistra imputano a chiunque contestasse i lockdown e anche l’introduzione del green pass di essere vicini a posizioni anti scientifiche e di conseguenza di aver contribuito ad aumentare i decessi riconducibili al Covid. Anche di recente, nella polemica politica, ha fatto il suo ingresso l’argomento di una sostanziale aderenza alle posizioni no vax di chiunque osasse mettere in dubbio l’efficacia del lasciapassare verde. Enrico Letta, probabilmente disperato dopo aver dato uno sguardo agli ultimi sondaggi, si è lasciato scappare che con il centrodestra al governo nel periodo Covid avremmo avuto migliaia di morti in più, quasi che contestare il certificato voluto da Roberto Speranza equivalesse a sostenere l’inutilità del vaccino. In realtà chi, come noi, dubitava dell’efficacia del green pass e ne denunciava gli effetti discriminatori sulla popolazione, riteneva che attribuire al patentino la capacità di evitare la diffusione del contagio fosse una colossale mistificazione, così come giudicava sbagliate le chiusure. Risultato, oggi, nel silenzio generale e nella sostanziale indifferenza degli organi di stampa e della tv, la realtà dei fatti comincia a farsi largo e si capisce che la ricetta del dottor Speranza non soltanto non può ritenersi la più efficace fra quelle adottate in Europa, ma forse ha contribuito a fare più danni di quanto ci si immaginasse. Ovviamente non ci aspettiamo che Letta e compagni lo riconoscano: la malafede è difficile da ammettere. Tuttavia, come gli inglesi, anche gli italiani cominciano a rendersi conto che per due anni ci hanno raccontato una serie di balle, giustificando con la paura la loro impreparazione. Grazie al cielo a due anni di distanza si possono tirare le conseguenze. Soprattutto nell’urna.
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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