2019-08-03
Gozi, forse un cachet da 10.000 euro al mese
Il costo dei servigi dell'italiano «incaricato di missione» di Édouard Philippe continua a essere top secret. Ma secondo un documento di budget pubblicato ogni anno dagli uffici del primo ministro francese, un consigliere percepisce mediamente quella cifra lorda.Nell'inchiesta «Why not», che si concluse con l'archiviazione per l'ex sottosegretario, i rapporti con la «loggia di San Marino».Dopo essere diventato chargé de mission, del primo ministro francese, Sandro Gozi aveva affermato di essere pronto a rivelare l'ammontare della retribuzione che gli sarà versata per questo incarico. E invece pare che i contribuenti transalpini, dovranno attendere ancora prima di sapere quanto costeranno loro i servigi dell'ex sottosegretario italiano. Nell'attesa di dichiarazioni ufficiali, è possibile fare delle ipotesi verosimili.Questo grazie a un documento ufficiale di budget, pubblicato ogni anno dagli uffici del primo ministro francese, intitolato «effettivi dei gabinetti ministeriali». L'ultima versione disponibile risale al novembre 2018 e si riferisce ai dati disponibili al primo agosto dello scorso anno.Da circa un decennio, ogni anno questo documento viene scrutato con la lente d'ingrandimento da un ex deputato socialista d'oltralpe : René Dosière, fondatore dell'Osservatorio dell'etica pubblica. Secondo l'ex politico, un consigliere del primo ministro percepisce mediamente 10.504 euro lordi mensili. Invece i consiglieri del ministero degli Esteri di Parigi, intascano ogni mese un compenso compreso tra i 9.499 e i 9.928 euro lordi. Come si può leggere sulla Gazzetta Ufficiale francese - numero 175 del 30 luglio scorso - Sandro Gozi «è nominato al gabinetto del primo ministro. Polo Europa. Incaricato di missione agli Affari europei». Dietro le definizioni formali, l'Ufficiale della Legione d'onore cresciuto sulle rive del Rubicone dovrà «monitorare la creazione delle nuove istituzioni europee e le relazioni con il parlamento europeo». Ma la trasparenza, quando si tratta di fare i conti in tasca allo Stato, non è sempre vista di buon occhio nemmeno in Francia. Così, non è facile avere tutti i dettagli necessari a calcolare i lauti compensi dei consiglieri del governo di Parigi. Come spiega Dosière nel suo rapporto «il livello di remunerazione nei gabinetti ministeriali dipende da più fattori: l'amministrazione di provenienza [...] l'anzianità e il grado dell'interessato». Inoltre secondo il fondatore dell'Osservatorio dell'etica pubblica, «non esiste un inquadramento in funzione dell'incarico di gabinetto». Bisogna anche tenere presente che, «ogni ministero dispone di somme globali di premi, delle quali si ignorano i criteri di calcolo. [...] Compete al ministro assegnare queste somme al personale del gabinetto secondo criteri che non sono resi pubblici». Secondo l'analisi, questi premi sono imponibili e il loro totale ammonta a 21,5 milioni di euro. Di questi, 6,8 milioni, sono destinati ai consiglieri. Questa libertà di manovra riconosciuta ai ministri francesi lascia pensare che la retribuzione effettivamente percepita dal neoconsigliere italiano di Édouard Philippe, ripagherà il lavoro di una persona che «conosce posizioni e interessi riservati e non coincidenti» tra Roma e Parigi. Come ha scritto il suo ex collega di governo e compagno di partito, Carlo Calenda. Questo perché certe «dritte» potrebbero consentire a Emmanuel Macron, di continuare a fare la voce grossa con Roma o di insultare l'Italia. Del resto, l'ostilità di Monsieur le President nei confronti del nostro Paese non è un mistero. Un'ostilità che è stata alimentata anche dall'atteggiamento di quei politici nostrani che - da quando la Lega e il Movimento 5 stelle hanno dato vita al governo di Giuseppe Conte - si sono spellati le mani per applaudire il presidente francese ogni volta che questi si ergeva a paladino dell'Unione europea. Una Ue a trazione francotedesca, nella quale l'Italia deve limitarsi ad accogliere ondate di migranti e non sforare i parametri di Maastricht.Nel frattempo in Francia l'interesse dei media è aumentato dopo le dichiarazioni di Luigi Di Maio, Giorgia Meloni e altri politici italiani, in merito alla possibilità di privare Gozi della cittadinanza italiana. Un'ipotesi accolta con sorpresa. Eppure l'opinione pubblica e la politica transalpine si erano scandalizzate quando nel 2013, Gérard Depardieu - che non faceva parte di alcun governo - era stato fatto cittadino russo da Vladimir Putin. In attesa di nuovi sviluppi, la vicenda ha assunto anche un aspetto giudiziario. Secondo il sito Cesena Oggi è stato presentato un esposto alla Procura di Forlì da Francesco Minutillo, avvocato e rappresentante romagnolo di Fratelli d'Italia. L'iniziativa è volta, secondo Minutillo ad «accertare l'eventuale conoscenza di segreti e interessi sensibili di Stato dell'onorevole Sandro Gozi, che siano stati appresi nell'ambito dell'incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei governi Renzi e Gentiloni». Il rappresentante di Fratelli d'Italia chiede anche che sia verificata la compatibilità di tali interessi con i nuovi incarichi in Francia. A Parigi intanto, Sandro Gozi potrà tranquillamente iniziare a svolgere le sue nuove mansioni visto che - come ha precisato a La Verità l'ufficio stampa del governo francese - non dovrà prestare giuramento.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/gozi-forse-un-cachet-da-10-000-euro-al-mese-2639625017.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dalle-carte-di-why-not-rispuntano-antichi-legami-con-il-mondo-francese" data-post-id="2639625017" data-published-at="1758146988" data-use-pagination="False"> Dalle carte di «Why not» rispuntano antichi legami con il mondo francese A volte ritornano. Dieci anni dopo, un'inchiesta che ormai fa parte del passato giudiziario calabrese ripropone in modo prepotente i suoi contenuti. L'indagine aveva toccato personaggi di primissimo piano della politica italiana. «Archiviata la posizione di Romano Prodi, indagato nell'inchiesta Why Not su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici. A firmare il provvedimento il gip del tribunale di Catanzaro, Tiziana Macrì. La richiesta di archiviazione per l'ex premier era stata avanzata nel dicembre dell'anno scorso dai magistrati della Procura generale di Catanzaro. Il provvedimento riguarda anche altri 8 indagati, tra cui Sandro Gozi, Piero Scarpellini, Luigi Bisgnani». Così recitava l'Ansa il 21 novembre del 2009. Il procedimento Why Not, avviato dall'allora pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, oggi sindaco di Napoli, proseguiva per altri indiziati, ma veniva archiviata per Romano Prodi e il suo stretto collaboratore Sandro Gozi. Quest'ultimo, all'inizio del caso Why Not, era stato tirato in ballo dalla superteste dell'inchiesta, Caterina Merante. «Chi è Gozi?» chiedeva il pm De Magistris alla superteste. Risposta: «Si tratta di una persona che Antonio Saladino (indiziato chiave dell'indagine, poi assolto, ndr) chiamava a San Marino». In più passi dell'indagine Why not, si faceva riferimento alla cosiddetta loggia di San Marino. L'inchiesta presentava, insomma, tutti gli ingredienti per diventare interessante a livello mediatico. E per qualche settimana gli inviati dei giornali si trattennero in Calabria. D'altra parte, erano appena cominciati una serie di accertamenti sul politico, molto vicino a Romano Prodi, all'epoca presidente del Consiglio. Ad un certo punto, quindi, agli atti del fascicolo Why not, gli inquirenti annotavano gli esiti di alcune verifiche. «Non possono non rilevarsi interessanti incroci», scriveva il pm, «nell'analisi di utenze - anche straniere - che, incrociandosi in maniera circolare, contattano, ad esempio è il caso di un'utenza americana, il predetto generale Walter Cretella, già capo del reparto del Comando generale della Guardia di finanza, il professor Valori, la Delta Spa ed il parlamentare Sandro Gozi». La procura cercò allora di approfondire anche questi contatti, ritenuti d'interesse investigativo, soffermandosi pure sulla figura del professor Giancarlo Elia Valori. «Valori», riferiva a verbale il pm, «ascoltato dai colleghi della procura di Salerno, intervenuta dopo la clamorosa avocazione del fascicolo ad opera della procura generale di Catanzaro, si è occupato spesso di lavori pubblici. Nel recente passato, agli inizi del 2000, ha trovato, da quel che risultava, anche una sponda rilevante a sinistra, dentro il governo D'Alema». I magistrati di Salerno, dopo le dichiarazioni rese da de Magistris, nelle carte dell'inchiesta parallela a Why not, appuntavano, fra l'altro, che il professore Valori aveva ricevuto una serie di riconoscimenti in Francia. «Dal Maggio 1996», scrivevano i pm di Salerno, «è presidente dell'Associazione culturale Italia-Francia» ed in più, sempre in Francia, ha ottenuto il riconoscimento di «Officer dans l'Ordre national de la Légion d'Honneur», conferito, precisano i pm, il 16 maggio 2001 dal presidente della Repubblica francese Jacques Chirac per i suoi alti meriti e l'infaticabile impegno svolto a favore della cooperazione italofrancese». Ritornando al ruolo di Gozi, sempre agli atti dell'inchiesta, i pm così descrivevano l'esponente del Pd: «Sandro Gozi, membro all'epoca dello staff del presidente Prodi presso l'Unione europea, ha illustrato le strategie attuate, negli ultimi anni, dalla Commissione europea, in particolare il percorso finalizzato a realizzare, entro il 2010, un'area di libero scambio tra l'Europa ed i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Gozi ha illustrato la «strategia di vicinato» ossia la nuova filosofia di collaborazione da realizzarsi tramite politiche di sostegno e cooperazione dirette ai Paesi dell'area in questione».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)