L’Italia continua a occuparsi della stabilizzazione della Libia. Giorgia Meloni ha ricevuto ieri a Palazzo Chigi il generale Khalifa Haftar: i due hanno parlato soprattutto della situazione nel Paese nordafricano, di flussi migratori e della crisi sudanese. Il nostro premier ha anche confermato il suo impegno nel sostenere il processo politico libico, affinché possano tenersi in loco delle elezioni parlamentari e presidenziali entro quest’anno. L’uomo forte della Cirenaica ha avuto inoltre degli incontri con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e con i ministri dell’Interno e della Difesa, Matteo Piantedosi e Guido Crosetto. La Meloni si era recata in Libia a fine gennaio e, nell’occasione, aveva avuto la possibilità di vedere il premier di Tripoli, Abdelhamid Dbeibah.
Ricordiamo che la Libia è attualmente divisa tra due governi: quello occidentale dello stesso Dbeibah e quello orientale di Fathi Bashagha. Quest’ultimo ha spesso tenuto delle posizioni ostili nei confronti dell’Italia ed era originariamente sostenuto da Haftar. Qualcosa è tuttavia cambiato l’estate scorsa, quando il Guardian riferì che si era verificata una sorta di alleanza de facto tra il generale e lo stesso Dbeibah. Come che sia, nonostante si sia indebolito rispetto a qualche anno fa, Haftar continua ad essere di fatto il leader della Libia orientale. È quindi un interlocutore inevitabile per il governo italiano in questo momento. Storicamente il generale della Cirenaica è spalleggiato dall’Egitto e dalla Russia. Inoltre, secondo quanto recentemente riferito dalla Cnn, starebbe aiutando il Wagner Group a rifornire di armi i paramilitari del Sudan: una circostanza che tuttavia il diretto interessato ha negato. Dall’altra parte, Dbeibah è considerato più vicino ad Ankara. Il punto è capire se le imminenti elezioni presidenziali turche muteranno ulteriormente il quadro libico. Sembra infatti che il principale sfidante di Recep Tayyip Erdogan, Kemal Kilicdaroglu, abbia intenzione di portare avanti una politica meno interventista nel Paese nordafricano.
Roma deve fare inoltre estremamente attenzione alle relazioni che intercorrono tra Haftar e Parigi. Agenzia Nova ha riferito che l’altro ieri il capo di Stato maggiore dell’autoproclamato Esercito nazionale libico, Abdul Razeq Al Nadori, ha avuto un incontro con l’addetto militare presso l’ambasciata francese in Libia, per discutere soprattutto di questioni legate al tema dell’addestramento.
Infine, è da notare un dettaglio non poco rilevante. La Meloni ha ricevuto Haftar poco prima di incontrare lo Speaker della Camera americana, Kevin McCarthy. Quest’ultimo, negli ultimi giorni, ha effettuato visite in Giordania, Israele ed Egitto. Non è quindi escludile che, nel loro faccia a faccia, abbiano parlato (anche) della stabilizzazione della Libia. D’altronde, a gennaio, poco prima del viaggio della Meloni, a visitare il Paese nordafricano era stato il direttore della Cia, William Burns, per incontrare sia Dbeibah sia Haftar. Non è un mistero che una Libia stabile convenga anche agli americani. Roma e Washington dovrebbero quindi spalleggiarsi per conseguire celermente questo obiettivo. Forse l’incontro tra la Meloni e McCarthy è andato in questa direzione.
Nel frattempo il dossier libico ha diviso il Pd, che si è spaccato su un odg di Avs che metteva sotto accusa le politiche migratorie dell’allora capo del Viminale Marco Minniti. Elly Schlein aveva dato indicazione di sostenerlo, ma vari esponenti dem (Lia Quartapelle, Marianna Madia ed Enzo Amendola) si sono sfilati.





