2022-01-27
Il governo non vuole far respirare la scuola
A livello locale sale la pressione per consentire agli asintomatici il rientro in classe, ma ministero della Salute e Cts non ci sentono. Così riparte il fai da te: l’Alto Adige forza la mano e riduce i giorni di Dad da 10 a 7. Aperture su sistema dei colori e tracciamento.Il governo fa muro e non dà ascolto alle richieste di semplificazione. Le Regioni hanno prodotto una serie di proposte per snellire la burocrazia legata al covid in un documento congiunto. Il governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, ha fatto quindi una serie di richieste e sulla scuola chiede di sospendere il contact tracing e quindi di fare tampone solo a chi ha i sintomi.La richiesta arriva proprio dai territori, da chi, fuori dai palazzi riesce ad avere il polso di una situazione drammatica che non potrà che andare peggiorando. La mole di lavoro per chi deve processare il tracciamento di tutti questi contagi è impossibile da sostenere. A Roma, infatti, le Asl si sono arrese e delegano ai dirigenti scolastici la decisione di chiudere le classi. Questo perché più che il covid nelle scuole il vero incubo è diventato il contact tracing. Bambini e ragazzi di tutte le età sono costretti a farsi fare un tampone di continuo con la quasi certezza che alla fine la classe chiuderà. Per poi ricominciare con il ballo del tampone. Inutile ribadire che le famiglie sono allo stremo, non si può fare un programma e lavorare è diventato un lusso che pochi possono permettersi. Le classi di alunni a casa stanno diventando sempre di più ed è ormai chiaro che i numeri forniti dal Ministero dell’Istruzione era probabilmente frutto di un conteggio non aggiornato e non connesso con il Paese reale.I tecnici di Speranza condannano come «irrazionale» la richiesta di lasciare a casa solo i positivi sintomatici. Questo significa che continueranno a fare tamponi a tutti per ogni singolo caso e a bloccare i positivi sani a casa. Si continua con la cultura del terrore imposta dal Cts e da Speranza che non si arrendono all’evidenza e continuano con chiusure e restrizioni, sfogandosi i bambini trattati come temibili no vax. La scuola appare massacrata da questo esecutivo e se le indiscrezioni venissero confermate, le posizioni aperturiste del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e del premier Mario Draghi, non rimarrebbero che chiacchiere. Bianchi appare nient’altro che un passacarte perché alla fine sono Roberto Speranza e il suo ministero a decidere le sorti anche della scuola. E se Roma non si muove le autonomie vanno avanti verso la semplificazione. Come succede in Alto Adige che ha deciso di viaggiare da solo. La vicepresidente della Provincia di Bolzano, Waltraud Deeg, ha annunciato che l’Alto Adige, per garantire più scuola in presenza, accorcerà la Dad per gli studenti: si passerà da 10 a 7 giorni. Negli asili invece si chiuderanno le classi solo con 4 casi accertati e non più solo uno. Questa garantirà ai genitori di sopravvivere più a lungo nella trincea della scuola. In Lombardia, nel frattempo, si è raggiunto il picco di quarantene e contagi con 115.262 alunni (18.814 nell’Ats di Milano) e 6.225 operatori scolastici in isolamento in una settimana. Naturalmente non è dato sapere in quanti siano bloccati a casa completamente sani. Lo stesso accade in Veneto con 96.339 studenti in quarantena e 5.436 classi dall’11 Gennaio a oggi. In totale sono stati coinvolti 271.932 studenti nella spirale della burocrazia covid e quindi anche le relative famiglie.Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, è intervenuto sulla Dad, chiarendo che per i bambini non si tratta di quarantena, ma di autosorveglianza. Sarebbe però anche bello che spiegassero nella sostanza cosa cambia, i bambini sono a casa a studiare davanti ad un computer (se ce l’hanno) e qualcuno, evidentemente, deve poter restare con loro. A cambiare ancora una volta, sono solo i termini. Sempre il sottosegretario ha aperto a un’altra richiesta che arriva dalle Regioni: «Mantenere la zona rossa come zona di controllo e di monitoraggio, ma togliere ogni restrizione». Nella lettera di Fedriga, infatti, le richieste non si fermano alla scuola. Per quanto riguarda il sistema dei colori, la richiesta avanzata dalle Regioni proponeva di abolire del tutto i colori e le relative restrizioni. Si chiede anche il cambiamento del conteggio dei ricoveri che dovrebbe essere rimodulato contando tra i ricoverati solo chi si reca in ospedale per il covid. Inoltre si propone che venga accorciato l’isolamento per i positivi che hanno completato il ciclo vaccinale di almeno uno o due giorni. Il filo conduttore delle sette richieste proposte dalle Regioni è quello di una semplificazione delle regole. La proposta più forte è quella della sospensione del tracciamento dei contatti, misura che, se abolita, significherebbe la fine della caccia al virus e quindi un cambiamento radicale nell’approccio alla pandemia. Il governo però non sembra volerla accogliere. Si chiede anche che i lavoratori dei servizi essenziali ricevano un aggiornamento delle misure di isolamento: 3 giorni dall’inizio dei sintomi e ulteriori 3 giorni di obbligo mascherina Ffp2. Per quanto riguarda il green pass, invece, si chiede che divenga illimitato per chi ha ricevuto la dose booster.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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