- Confermato l’aumento della cedolare al 26% dalla seconda locazione. In cambio una semplificazione burocratica (codice identificativo nazionale) per affitti brevi e per stare su Airbnb. Solo che la procedura è legge dal 2019: mancava l’attuazione.
- Forza Italia sottoscrive la legge di Bilancio, ma restano perplessità su pensioni e mattone.
Confermato l’aumento della cedolare al 26% dalla seconda locazione. In cambio una semplificazione burocratica (codice identificativo nazionale) per affitti brevi e per stare su Airbnb. Solo che la procedura è legge dal 2019: mancava l’attuazione.Forza Italia sottoscrive la legge di Bilancio, ma restano perplessità su pensioni e mattone.Lo speciale contiene due articoli.Il testo della manovra 2024 previsto per oggi in Parlamento, dopo l’ok del Capo dello Stato. Ad accompagnarla, una dichiarazione che rappresenta un novità assoluta: «Le forze di maggioranza hanno confermato la volontà di procedere speditamente all’approvazione senza pertanto presentare emendamenti. Il governo terrà conto con grande attenzione del dibattito parlamentare e delle considerazioni delle forze di maggioranza e opposizione». Tradotto: super-blindatura con coda polemica compresa di segnale ai deputati e senatori. Bene parlarne in Aula, ma nessuna intromissione nelle attività del governo. Un messaggio forte, se si pensa che si è arrivati a blindare l’intera manovra attorno a un solo articolo, il numero 18. Fortemente voluto da Fratelli d’Italia, lo specifico paragrafo della manovra riguarda gli affitti brevi. Per capire il punto di caduta e la mediazione avvenuta tra Fdi e Forza Italia bisogna riavvolgere lo schema a due settimane fa, all’indomani del Consiglio dei ministri che ha approvato il primo file di quello che diventerà la legge finanziaria. L’idea iniziale era quella di aumentare il prelievo della cedolare secca dal 21 al 26% su quegli immobili che vengono locati per un periodo inferiore ai 30 giorni. La primissima versione prevedeva un rialzo a partire dalla seconda casa posta in affitto e dunque la terza di proprietà del medesimo contribuente. La settimana successiva l’articolo ha subito delle modifiche ed è stato allargato il perimetro. Probabilmente perché il legislatore ha pensato che il gettito sarebbe stato limitato. Si è così pensato di innalzare il prelievo anche sulla prima casa posta in affitto, e quindi sulla seconda di proprietà. Da qui si è scatenato l’inferno. Forza Italia ha alzato le barricate fine a chiedere l’incontro chiarificatore di ieri pomeriggio. Si sono trovati i vice ministri, la premier Giorgia Meloni e i rappresentanti dei partiti di maggioranza, oltre che il titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Risultato? Ieri sera si è tornati alla prima ipotesi: tassa extra solo sulla seconda casa posta in affitto. Il tutto ufficializzato da un take di agenzia. «Entra nella manovra la proposta di Fi per un codice identificativo nazionale per gli affitti brevi. Lo apprende l’Ansa da fonti di maggioranza e di governo al termine del vertice sulla manovra che ha confermato l’aumento al 26% dell’aliquota dalla seconda alla quarta casa messa in affitto, specificando che per la prima resta al 21%. C’è l’impegno di destinare il gettito derivante - circa un miliardo di euro secondo stime circolate nella riunione - alla riduzione delle tasse sulla casa». Due anomalie. La prima riguarda il codice identificativo. In realtà si chiama Cin, codice identificativo nazionale, ed esiste nella forma di Cir, codice identificativo regionale, dall’estate del 2019. Senza il numero in questione le persone non potrebbero nemmeno stare su Airbnb. Dunque la novità si riduce al perimetro: da nazionale a regionale. Peccato che la stessa legge finanziaria del 2020 già prevedeva il Cin, con la sola spiegazione che nessun governo successivo si è occupato di scrivere il relativo decreto attuativo. Insomma, la semplificazione promessa ai proprietari di case in cambio dell’extra tassa ricorda un po’ il gioco delle tre carte. Così come siamo molto curiosi di leggere la relazione tecnica agganciata all’articolo 18. Nella velina dell’Ansa citata sopra si parla di un miliardo di gettito. L’ultimo dato disponibile relativo alla cedolare secca degli immobili a uso turistico (sono circa 650.000) segna una cifra non superiore ai 250 milioni. Come sia possibile quadruplicare il valore con un ritocchino di 5 punti destinato a una fetta minima di locatori è difficile da prevedere. Così come fatichiamo a comprendere come si possa sostenere che si mettono nuove imposte sulla casa per poi alleggerire la pressione fiscale sul comparto immobiliare. Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, punta il dito in occasione di varie dirette tv contro la categoria degli albergatori che avrebbe spinto per far alzare le imposte, ma soprattutto per creare (tramite questa manovra) le premesse per far scivolare meglio in Aula il disegno di legge affitti brevi, ribattezzato anche ddl Santanchè. L’obiettivo del testo è quello di rendere molto più difficile affittare per pochi giorni. Molti sindaci di sinistra sono della stessa idea. È chiaro che questo cozza con le tradizioni libertarie di Forza Italia. Cozza con gli interessi di molti elettori di centrodestra. Mentre favorisce gli albergatori che vorrebbero ampliare il proprio perimetro di lavoro. L’accrocchio raggiunto ieri permette di chiudere la manovra, blindarla e mandarla in Aula. In fondo, dalle stime da noi fatte ci sono in ballo pochi milioni di euro. Il problema è che quando arriverà alla Camera il disegno di legge Santanchè sarà molto più difficile tenere insieme la maggioranza. Non è una questione di gettito ma di filosofia sottostante. Senza Silvio Berlusconi che valori e idee porteranno avanti gli azzurri? Potranno abbracciare anche loro idee da destra sociale? Per carità anche giuste, soprattutto in momenti di crisi come l’attuale. Ma gli azzurri possono farne una bandiera?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/governo-insiste-tassina-sulla-casa-2666106080.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sussurri-e-bisbigli-in-forza-italia-per-ora-deputati-coperti-e-allineati" data-post-id="2666106080" data-published-at="1698751308" data-use-pagination="False"> Sussurri e bisbigli in Forza Italia. Per ora deputati coperti e allineati A Forza Italia l’accordo raggiunto nella riunione di maggioranza di ieri sulla manovra va bene, o meglio: questa è la linea ufficiale del partito, anche se a quanto risulta alla Verità tra gli «azzurri» non tutti sono d’accordo con la linea del leader Antonio Tajani. Nei giorni scorsi alcuni esponenti di primo piano di Fi, come il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, hanno chiesto una maggiore attenzione sulle pensioni, una proroga del Superbonus per chi ha iniziato i lavori e li ha realizzati per almeno il 60% e una rivisitazione della cedolare secca. Sapremo nelle prossime ore se tra i berlusconiani qualcuno manifesterà pubblicamente perplessità rispetto all’accordo raggiunto nel vertice di maggioranza, per il momento prendiamo atto della posizione ufficiale del partito, espressa attraverso un comunicato stampa: «Forza Italia», recita la nota, «esprime soddisfazione per l’accordo raggiunto nella riunione di maggioranza, che si è svolta a Palazzo Chigi. L’esito positivo della riunione ha confermato la volontà di procedere celermente, senza presentare emendamenti, per l’approvazione della Manovra che abbassa le tasse a milioni di italiani. Forza Italia ha apprezzato l’accoglimento delle sue istanze, alcune delle quali saranno inserite nel decreto collegato alla manovra, già all’esame del Parlamento». Niente emendamenti dalla maggioranza, dunque: Forza Italia si adegua alla linea imposta da Giorgia Meloni, anche se c’è da scommettere che le opposizioni non si lasceranno scappare l’occasione per mettere in difficoltà il centrodestra. Che succederà se Pd o M5s presenteranno un emendamento per aumentare le pensioni minime, cavallo di battaglia dei berlusconiani? Fi ovviamente li boccerà, ma dovrà poi giustificare questa mossa davanti al proprio elettorato. Veniamo al tema della cedolare secca: «In particolare», prosegue la nota di Fi, a proposito delle istanze del partito accolte, «l’istituzione del Codice di identificazione nazionale da utilizzare obbligatoriamente per gli affitti brevi e per le offerte tramite le piattaforme informatiche. I benefici realizzati dall’emersione, quantificata per oltre un miliardo, sono destinati alla riduzione della pressione fiscale. La cedolare secca resta al 21% per il primo appartamento dato in affitto breve. Dal secondo, intestato allo stesso proprietario, passa al 26%». «Il Governo», conclude la nota, «si è fatto carico di analizzare il finanziamento della tv pubblica Rai, al fine di sostenere il piano industriale triennale di rilancio dell’azienda. Il governo terrò conto del dibattito parlamentare e delle considerazioni delle forze di maggioranza ed opposizione». Chi si accontenta gode, in sostanza: per Forza Italia, partito alle prese con una complicata fase politica dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, non ci sono margini per alzare la voce. Il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, sostiene addirittura che il divieto di presentazione di emendamenti alla maggioranza «non è un fatto solo di immagine ma anche di sostanza, significa dare ai mercati un chiaro segnale di compattezza e unità». Soddisfatto, e c’è da credergli, il leader degli azzurri Antonio Tajani, che vede ancora una volta vincente la sua linea basata sul «non disturbare il manovratore», ovvero la Meloni, e visto che parliamo di manovra mai avvertimento fu più azzeccato: «Si è risolto nel modo migliore», dice il ministro degli Esteri al termine del vertice di Palazzo Chigi, «sarà una manovra che ridurrà la pressione fiscale nel nostro Paese per molti cittadini, con il taglio del cuneo fiscale. Per quanto riguarda la cedolare per gli appartamenti che vengono affittati, ci sarà solamente dal secondo appartamento in poi, quindi non sarà per tutti». Oggi inizia l’esame del testo in Commissione Bilancio al Senato: vedremo se ci saranno sorprese o filerà tutto liscio.
Diego Moretti (Ansa)
I dem che hanno sempre criticato l’ex sindaco Anna Maria Cisint firmano una mozione sul lavoro nei cantieri navali. Ora vogliono superare il modello di immigrazione a basso costo.
«Nella sua campagna permanente contro gli stranieri che a Monfalcone regolarmente lavorano, la Cisint aggiunge un nuovo tema: ora mette in discussione anche le rimesse economiche, annunciando misure per vietarle o limitarle. Una delle tante dichiarazioni che si aggiungono a quelle del passato, sicuramente buone per costruire narrazioni false e per alimentare odio nei confronti dello straniero».
Elly Schlein (Ansa)
La leader Pd dice che la manovra «favorisce solo i ricchi», come se avere un reddito da 50.000 euro lordi l’anno fosse da nababbi. In realtà sono fra i pochi che pagano tasse dato che un contribuente su due versa zero Irpef. Maurizio Landini & C. insistono con la patrimoniale. Giorgia Meloni: «Con me mai». Pure Giuseppe Conte non ci sta.
Di 50.000 euro lordi l’anno quanti ne finiscono in tasca a un italiano al netto di tasse e contributi? Per rispondere è necessario sapere se il contribuente ha moglie e figli a carico, in quale regione viva (per calcolare l’addizionale Irpef), se sia un dipendente o un lavoratore autonomo. Insomma, ci sono molte variabili da tener presente. Ma per fare un calcolo indicativo, computando i contributi Inps al 9,9 per cento, l’imposta sui redditi delle persone fisiche secondo i vari scaglioni di reddito (al 23 per cento fino a 28.000 euro, al 35 per la restante parte di retribuzione), possiamo stimare un netto di circa 35.000 euro, che spalmato su tre dici mensilità dà un risultato di circa 2.600 euro e forse anche meno. Rice vendo un assegno appena superiore ai 2.500 euro al mese si può essere iscritti d’ufficio alla categoria dei ricchi? Secondo Elly Schlein e compagni sì.
Elly Schlein e Vincenzo De Luca (Ansa)
Dopo aver sfidato lo «sceriffo di Salerno» il segretario dem si rimangia tutto. E per Roberto Fico conta sui voti portati dal governatore, che impone ricompense per il figlio. Sulla partita veneta, Ignazio La Russa apre a Luca Zaia nel governo.
«Vinciamo»: il coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, Fulvio Martusciello, capodelegazione azzurro al Parlamento europeo, lo dice alla Verità e sembra convinto. L’ennesima manifestazione elettorale di Fi al centro di Napoli è un successo clamoroso: centinaia di persone, il ritratto di Silvio Berlusconi troneggia nella sala. Allora crede ai sondaggi più ottimisti? «No», aggiunge Martusciello, «credo a quello che vedo. Siamo riusciti a entrare in tutte le case, abbiamo inventato il coordinatore di citofono, che si occupa di curare non più di due condomini. Parcellizzando la campagna, riusciremo a mandare a casa una sinistra mai così disastrata». Alla remuntada in Campania credono tutti: da Giorgia Meloni in giù. Il candidato presidente del centrodestra, Edmondo Cirielli, sente aria di sorpasso e spinge sull’acceleratore.
Matteo Zuppi (Ansa)
Il cardinale Matteo Zuppi, in tv, svela la fonte d’ispirazione della sua dottrina sociale sui migranti: gli «industriali dell’Emilia-Romagna». Ai quali fa comodo la manodopera a buon mercato, che riduce le paghe medie. Così poi la sinistra può invocare il salario minimo...
Parafrasando Indro Montanelli, viene da pensare che la Chiesa ami talmente i poveri da volerne di più. Il Papa ha appena dedicato loro un’esortazione apostolica, ma le indicazioni di politica economica ai cattolici non arrivano da Leone XIV, bensì dai capitalisti. E vengono prontamente recepite dai vescovi. Bastava ascoltare, venerdì sera, il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, intervistato a Propaganda live: l’immigrazione, ha insistito il cardinale su La 7, «è necessaria. Se si parla con qualsiasi industriale in Emilia-Romagna dice che non c’è futuro senza».






