2025-01-10
Il governo difende gli agenti. Il sindaco di Milano invece li mette in croce
Il premier sul maresciallo che ha sparato a un accoltellatore egiziano: «Va premiato». Intanto Beppe Sala s’indigna per il video dell’inseguimento al Corvetto: «Brutto segnale».Milano si trova a fare i conti con una serie di episodi che mettono a nudo tutte le sue fragilità. La morte di Ramy Elgaml, il giovane egiziano che ha perso la vita durante un inseguimento dei carabinieri nel quartiere Corvetto, e le denunce di molestie in Piazza Duomo a Capodanno sono solo gli ultimi tasselli di una situazione che tiene insieme la percezione di una città sempre meno sicura e l’assenza di risposte. Con il sindaco Beppe Sala che cincischia, appiattendosi sulle valutazioni del suo consulente, l’ex capo della polizia Franco Gabrielli. Durante una visita al centro per senzatetto di Via Sammartini, ieri, riferendosi alla morte di Ramy, per esempio, Sala ha affermato che «le immagini (i video dell’inseguimento, ndr) danno un segnale brutto, non c’è dubbio, brutto. Però attendiamo che la giustizia faccia il suo corso». Parole che sembrano più un tentativo di prendere tempo che una presa di posizione chiara.Sul caso Ramy, Sala si limita a ribadire un principio ovvio: «Se qualcuno ha sbagliato deve pagare, sia rappresentanti delle forze dell’ordine, sia un commerciante, sia un cittadino». Ma Milano non ha bisogno di ovvietà. È una metropoli che chiede risposte chiare e decisioni rapide. E invece il sindaco si rifugia dietro frasi di circostanza e appelli alla giustizia. Il tutto mentre Gabrielli spara sentenze sull’inseguimento che, a suo dire, non è stato condotto con modalità corrette.Non va meglio sulla gestione della sicurezza durante le festività. Le molestie denunciate dalla turista belga in piazza Duomo a Capodanno hanno suscitato indignazione e preoccupazione, ma Sala sceglie di nuovo la strada del temporeggiatore: «Non dico che non è successo niente, però non sappiamo nulla, non abbiamo una denuncia formale, non abbiamo immagini di telecamere, quindi prima di parlare e dare giudizi bisogna avere degli elementi». La scarsità di atti ufficiali la spiega a Dritto e rovescio Laura BArbier, presunta vittima: «Non abbiamo presentato denuncia in Italia direttamente perché sul momento non ci rendevamo conto della gravità dei fatti». Come aveva fatto con Gabrielli, Sala si fa scudo pure con le parole del questore di Milano, Bruno Megale: «Io non polemizzo con chi gestisce la sicurezza. Io sto a quello che hanno detto i responsabili primi della gestione, in particolare il questore, che ha detto di essere soddisfatto». E che dire delle zone rosse, sperimentate a Milano e in altre città su direttiva del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi? Sala sembra già pronto a depotenziarle: «La bacchetta magica non ce l’ha nessuno, ma io sarò sempre al fianco di chi lavora più di chi polemizza». E torna a nascondersi dietro al consulente: «Gabrielli ha detto: “Guardate che le zone rosse non sono sufficienti”. Non dobbiamo pensare che con le zone rosse risolviamo il problema». E infine la butta in caciara, chiedendosi «se gli italiani avessero contezza che quando governa il centrodestra le città e il Paese fossero più sicuri. Non mi pare che sia così».Il contrasto con il governo è evidente. Ma mentre Sala sulla sicurezza temporeggia, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, difende l’operato degli uomini in divisa senza esitazioni. Il premier parla di fiducia nelle forze dell’ordine, di protezione per chi rischia la vita per garantire la sicurezza dei cittadini. «Ci dobbiamo porre il problema che sovente le forze dell’ordine temono di fare bene il loro lavoro», spiega la Meloni, «perché accade che si trovino in un calvario giudiziario, credo che un approfondimento sulle norme vada fatto, ne parleremo con Piantedosi per capire insieme come si possa mettere fine a questo fenomeno».E sul caso del maresciallo dei carabinieri Luciano Masini, che a Rimini ha ucciso un uomo armato di coltello che aveva ferito quattro persone, sventando una strage, afferma: «Ha fatto il suo lavoro». Poi chiede che l’Arma conferisca al maresciallo un riconoscimento per il suo valore e che sostenga le spese legali. Intanto ha superato i 42.000 euro la raccolta fondi indetta a Rimini a favore del maresciallo Masini. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione di commercianti del posto Vieni a Villa Verucchio e ha proprio la finalità di contribuire alle spese legali alle quali andrà incontro il militare che risulta, come atto dovuto, indagato dalla Procura riminese.«Il messaggio del presidente Meloni è stato chiaro», commenta Felice Romano, segretario generale del Siulp, aggiungendo: «C’è la volontà di evitare la gogna giudiziaria e mediatica a cui gli operatori del comparto sicurezza sono costretti ogni qualvolta ci sono interventi nei quali si è obbligati all’uso legittimo della forza o delle armi per arrestare violenze o aggressioni. Ha compreso, la premier, che la formula dell’atto dovuto, in base alla quale il personale in uniforme riceve l’avviso di garanzia, si sta trasformando in una vera e propria deterrenza, per non dire minaccia, nei confronti dei servitori dello Stato, quasi a voler limitare il loro intervento a difesa dei cittadini, di sé stessi e soprattutto del rispetto delle leggi». «È un atto politico di grande rilevanza», secondo Giovanni Morgese, segretario per l’Emilia-Romagna del Nuovo sindacato dei carabinieri, «che finalmente risponde in maniera chiara e concreta a un episodio che rischiava di essere travolto dalla confusione mediatica e giuridica. Il maresciallo riceve giustamente il riconoscimento non solo per il suo coraggio, ma anche per aver fatto il suo dovere in un contesto di grande rischio».«Sono molto contento e ho ascoltato con un profondo senso di gratitudine le parole della premier Meloni», ha dichiarato il maresciallo Masini attraverso il suo difensore, l’avvocato Tommaso Borghesi. Il carabiniere, mentre ascoltava, commosso, le parole della Meloni, ha voluto poi «ringraziare le istituzioni per l’attenzione» che gli hanno riservato.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)