2024-08-03
Gli ungheresi protestano per Imane
La pugile ungherese Anna Luca Hamori (Getty Images)
La Federazione scrive agli organizzatori dei Giochi in vista dei quarti dell’algerina con la magiara Anna Luca Hamori. Intanto, la taiwanese intersex vince con l’uzbeka, che piange.«L’associazione vuole esprimere la sua indignazione e chiedere al Cio di riconsiderare la sua decisione, che ha consentito di entrare nel sistema di gare a un atleta che era stato precedentemente bandito dai campionati mondiali». Così si è mossa la fa Federboxe ungherese, alla vigilia dell’incontro che si disputerà oggi tra la magiara Anna Luca Hamori e l’algerina Imane Khelif. L’associazione ha anche paventato l’ipotesi di contestare legalmente la presenza dell’atleta. Per quanto Hamori abbia dichiarato «non ho paura, non vedo l’ora. Se lei o lui è un uomo, sarebbe una vittoria più grande per me, se vincessi», la mossa dell’associazione pugilistica ungherese mantiene alta la tensione nel Comitato olimpico. Vedremo le contromosse degli organizzatori dei Giochi: accuseranno anche la Federazione ungherse di putinismo, considerando le inclinazioni del premier Viktor Orbán?Intanto ieri Lin Yu-ting, dal sesso forse incerto ma biologia maschile, negli ottavi di finale di Parigi 2024 ha battuto con facilità per 5-0 Sitora Turdibekova, donna al 100 per cento. È avvenuto sempre alle Olimpiadi della vergogna, nella categoria femminile fino ai 57 chilogrammi. La ventottenne atleta di Taiwan che nel 2023, assieme all’algerina Khelif era stata esclusa dai campionati mondiali del 2023 non avendo soddisfatto i criteri di idoneità richiesti per competere nella categoria femminile, si è qualificata a spese della uzbeka Sitora Turdibekova, 22 anni. Come Angela Carini, anche il pugile dell’Uzbekistan ha lasciato il ring in lacrime e ha rifiutato di stringere la mano alla vincitrice del match. C’era grande attesa per questo incontro, dopo quanto successo nel combattimento di giovedì che ha costretto l’azzurra a rinunciare dopo 46 secondi, vinta dalla violenza di Khelif. L’uzbeka non «era disposta a essere una facile preda», riferivano i commentatori sportivi, però nel secondo round, Lin piazzava un potente destro che metteva in grossa difficoltà l’avversaria. «Si muove come un ragazzo, è più veloce e l’attacca con facilità... chiunque abbia occhi e cervello può vedere chiaramente che è un uomo», commentava la gara su X Riley Gaines, ambasciatrice del Riley Gaines Center presso il Leadership Institute, attivo nel difendere gli spazi riservati alle donne e contro l’ideologia del gender. Mentre i cori «Uzbekistan» riecheggiavano nella North Paris Arena, la Turdibekova ha provato a riprendersi, ma è stata Lin Yu-ting ad avere la meglio. Sui social sono esplose le proteste, perché ancora una volta si è lasciato combattere contro una donna un uomo «che non ha superato un test di genere». Per Umar Kremlev, il «putiniano» presidente dell’International boxing association (Iba) che nel 2023 aveva squalificato la taiwanese e l’algerina, entrambe hanno «cromosomi XY», quindi biologicamente sono uomini. «Hanno la forza e la potenza degli uomini perché geneticamente è quello che sono», ha scritto Suzanne Moore, editorialista del Telegraph. Aggiungeva: «Mettere consapevolmente una donna sul ring con un maschio biologico, nel 2024 significa legittimare la violenza maschile e chiamarla sport».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)