True
2022-11-01
Gli ultrà del vaccino muti sulla sanità a pezzi
Nino Cartabellotta (imagoeconomica
È quasi isterica la reazione contro la decisione del governo di reintegrare da oggi i sanitari non vaccinati. Sono soprattutto i camici bianchi a scagliarsi contro quella che viene definita una «sanatoria», «un’amnistia anti-scientifica e diseducativa», secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gambe.
«Un colpo di spugna inaccettabile», copyright Walter Ricciardi, ex consigliere dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza; «una decisione politica che va contro coloro che si sono vaccinati», si unisce al coro di protesta il microbiologo Andrea Crisanti, neo senatore dem, convinto che sia un grave errore rinunciare a perseguire con la sospensione e la negazione dello stipendio medici e infermieri, che non hanno ceduto al ricatto vaccinale. In tanto schiamazzo, si invoca pure rispetto per i deceduti, come se rimettere in corsia e negli ambulatori professionisti indispensabili sia un insulto alla memoria di chi è stato stroncato dal virus, o da patologie cui il Covid ha dato il colpo fatale. «Non dimentichiamo i 180.000 italiani morti di Covid», ha strepitato il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Il ministero della Salute motiva la decisione, sottolineando la «preoccupante carenza di personale medico e sanitario segnalata dai responsabili delle strutture sanitarie e territoriali», che affligge milioni di cittadini, però è meglio ribadire l’integralismo ideologico come ha fatto il giornalista Andrea Vianello, secondo il quale «reintegrare i medici no vax sarebbe offensivo verso il periodo terribile che abbiamo vissuto».
L’attenzione, nei confronti di popolazioni che tanto hanno sofferto per il Covid si sarebbe dovuta tradurre in attenzione alla loro assistenza sanitaria. Guardiamo quanto è successo nella Val Seriana, falcidiata dal Covid 19. Nel gennaio del 2021, i sindaci di Gandellino, Gromo, Valbondione e Valgoglio scrissero all’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Bergamo per segnalare «la grave situazione di disagio in cui versa l’Alta Valle Seriana a causa della carenza di medici di base». Dicevano di non comprendere perché «gli abitanti non trovino alcuna attenzione da parte vostra». Nei piccoli Comuni montani c’erano disagi enormi, con anziani che rappresentano la metà della popolazione locale e che «necessitano di particolari tutela, cure e attenzioni», mentre il trasporto locale «è ridotto ai minimi termini».
Un anno dopo, nel gennaio 2022, era il sindaco di Castione della Presolana, Angelo Migliorati, a invocare provvedimenti urgenti in quanto «oltre 3.000 cittadini non hanno un medico di base nel pieno di una pandemia», e mentre tutti sostenevano la «necessità di una forte e radicata medicina territoriale».
Il sindaco fu durissimo: «La politica faccia la sua parte, non pensando solamente all’eccellenza ospedaliera, ma rendendosi conto che abbandonare i cittadini senza assistenza medica di base, vìola i diritti umani e costituzionali alla salute».
Non interessava sapere se i sanitari fossero o meno vaccinati (avrebbero utilizzato mascherine e tutte le cautele necessarie), serviva assistenza medica che non arrivava e che stava avendo conseguenze pesantissime sul territorio. Migliorati lo denunciò con maggior forza ad agosto, minacciando di denuncia penale l’Ats Bergamo se non ripristinava nel giro di 48 ore la Continuità assistenziale diurna nei locali messi a disposizione dal Comune. «I cittadini sono ancora senza medico di famiglia e sono costretti a fare 80 chilometri per una ricetta medica, ma spesso se non riescono a spostarsi, rinunciano a curarsi», dichiarò esasperato.
La conferma arrivava dall’alto numero di decessi, 30, che si era registrato già a luglio, mentre in tutto il 2021 in paese morirono 32 persone. Un possibile raddoppio della mortalità nel 2022, forse ha tra le sue cause un «diritto violato» a curarsi, tuonò il primo cittadino. E per fortuna che una targa, posta nell’ottobre del 2020, dovrebbe ricordare le 22 persone morte per Covid in quattro mesi a Castione. «Per non dimenticarli», è stato inciso sulla pietra. Bel modo di preoccuparsi della salute dei familiari di quelle vittime e dei cittadini tutti, che vissero quell’epidemia, lasciandoli senza medico di base. Magari c’era qualche dottore non vaccinato, pronto a prestare il suo operato, però sarebbe stato considerato un irresponsabile, da tenere sospeso.
E non dimentichiamo gli 8.000 pazienti di Treviglio, Brignano, Caravaggio, Casirate, abbandonati a sé stessi la scorsa estate senza servizio di continuità assistenziale diurno. Situazione analoga a Nembro, dove a inizio pandemia morirono in due mesi 188 persone. Altro che retorico rispetto per le vittime del Covid, gli abitanti di quei luoghi flagellati hanno diritto a una medicina del territorio capillare ed efficiente, che prevenga inutili morti.
Però questo interessa poco, ai talebani del vaccino. Preferiscono caldeggiare doppi richiami, vaccinazioni ai minori e dirsi certi che il virus provocherà altri guai, magari per colpa dei sanitari non vaccinati che sono tornati in corsia.
Prescrizioni dei monoclonali in calo. Inutilizzato il 90% degli antivirali
Acquistati, sottoutilizzati e in scadenza: è il destino degli anticorpi monoclonali e antivirali per il Covid.
Di fronte al potere assoluto conferito ai vaccini dall’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il dato non meraviglia, ma evidenzia ancora una volta non solo uno spreco di centinaia di milioni di euro ma, cosa più grave, la perdita di vite umane che si sarebbero potute (e si potrebbero) evitare, con un cambiamento di rotta. «Da più parti è stato lanciato l’allarme», dice alla Verità Maria Rita Gismondo, direttore del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica dell’Ospedale Sacco di Milano. «Sono in scadenza - continua - ed è un peccato, per farmaci utili, utilissimi. Nel caso degli antivirali, il successo è del 91% dei casi. Per i monoclonali il discorso è diverso, perché non sono sempre somministrabili, hanno un impiego più selettivo, ma sono utili ed efficaci nei casi indicati. Su questi c’è stato uno scarsissimo utilizzo».
Lo dimostrano anche i numeri ufficiali dell’Agenzia del farmaco (Aifa) dell’ultimo monitoraggio settimanale, dal 13 al 19 ottobre. Dopo una fase di aumento, sono tornate a calare le prescrizioni di anticorpi monoclonali anti-Covid nell’ordine del 10%. In 7 giorni si è registrato un calo per le richieste di sotrovimab (Xevudy) di Gsk pari al 9,9%, e di Evusheld di Astrazenca (tixagevimab-cilgavimab) pari al 10,4%. L’unica cosa che aumenta, lievemente, è l’uso di Evusheld in profilassi, pari al +4%. Ma come termine di paragone basta considerare che dal 10 marzo 2021, da quando cioè sono stati autorizzati in via emergenziale nel nostro Paese, sono stati trattati 81.579 italiani e solo per il primo monoclonale disponibile, quello di Eli Lilly, sono state acquistate 150.000 dosi per un totale di un centinaio di milioni di euro.
Gli anticorpi monoclonali «devono essere sempre aggiornati perché sono specifici, se cambia il virus dobbiamo cambiare i monoclonali con cui vogliamo bloccarlo», spiega Gismondo osservando che «è un parere personale» perché «siamo ancora in una fase di analisi, ma gli antivirali potrebbero essere assolutamente sufficienti per combattere la patologia, se impiegati entro i 5 giorni della positività». Un’impresa tutt’altro che facile, come dimostrano i dati di Aifa al 5 ottobre. Le prescrizioni di Paxlovid, l’antivirale di Pfizer fanno + 6,97%. Dall’inizio della sua distribuzione sono stati utilizzati 67.886 trattamenti: le farmacie valgono 39.066 (+9,85%). Il punto è che a tre mesi dalla fine dell’anno, siamo di fronte a un netto sottoutilizzo rispetto alle 600.000 terapie opzionate per il 2022: è praticamente inutilizzato il 90% delle cure per le quali la spesa è certa e la scadenza, con questi ritmi d’impiego, incombente. Segna +2,64% anche Molnupiravir, l’antivirale di Merck che però è distribuito solo in ospedale, di cui son stati erogati 46.631 trattamenti.
Le cause di questa situazione, con sprechi di risorse e di possibili decessi? «Mancanza di informazione e reticenza da parte dei medici, bloccati da vecchie paure e minacce», sintetizza Gismondo. «Il discorso è generale. Tutte le energie sono state messe sui vaccini - sottolinea - quello che non era vaccino era antagonista. Ma le terapie, nelle infezioni sono complementari. I vaccini servivano nella prima fase, nelle persone anziane, con malattie croniche. La gravità del Covid - ricorda l’esperta - è per gli anziani e per i pazienti fragili, come accade in tutte le malattie virali. I vaccini, in quanto tali, non sono armi in alternativa o in opposizione alla terapia». Ora, cure efficaci rischiano di scadere perché «si è puntato solo sul vaccino e si è fatto intendere, in modo subdolo, che chi volesse intraprendere una terapia, fosse una sorta di fuorilegge», conclude.
Continua a leggereRiduci
I vedovi dei diktat invocano le vittime del virus contro il reintegro dei renitenti. Propaganda becera che tace sulla mancata assistenza nelle zone più colpite. Come la Val Seriana, dove i cittadini sono rimasti senza sostegno medico in piena pandemia. E lo sono ancora.Anticorpi a rischio scadenza. Maria Rita Gismondo: «Vanno aggiornati. Sforzi spesi solo sui sieri».Lo speciale contiene due articoliÈ quasi isterica la reazione contro la decisione del governo di reintegrare da oggi i sanitari non vaccinati. Sono soprattutto i camici bianchi a scagliarsi contro quella che viene definita una «sanatoria», «un’amnistia anti-scientifica e diseducativa», secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gambe.«Un colpo di spugna inaccettabile», copyright Walter Ricciardi, ex consigliere dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza; «una decisione politica che va contro coloro che si sono vaccinati», si unisce al coro di protesta il microbiologo Andrea Crisanti, neo senatore dem, convinto che sia un grave errore rinunciare a perseguire con la sospensione e la negazione dello stipendio medici e infermieri, che non hanno ceduto al ricatto vaccinale. In tanto schiamazzo, si invoca pure rispetto per i deceduti, come se rimettere in corsia e negli ambulatori professionisti indispensabili sia un insulto alla memoria di chi è stato stroncato dal virus, o da patologie cui il Covid ha dato il colpo fatale. «Non dimentichiamo i 180.000 italiani morti di Covid», ha strepitato il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Il ministero della Salute motiva la decisione, sottolineando la «preoccupante carenza di personale medico e sanitario segnalata dai responsabili delle strutture sanitarie e territoriali», che affligge milioni di cittadini, però è meglio ribadire l’integralismo ideologico come ha fatto il giornalista Andrea Vianello, secondo il quale «reintegrare i medici no vax sarebbe offensivo verso il periodo terribile che abbiamo vissuto». L’attenzione, nei confronti di popolazioni che tanto hanno sofferto per il Covid si sarebbe dovuta tradurre in attenzione alla loro assistenza sanitaria. Guardiamo quanto è successo nella Val Seriana, falcidiata dal Covid 19. Nel gennaio del 2021, i sindaci di Gandellino, Gromo, Valbondione e Valgoglio scrissero all’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Bergamo per segnalare «la grave situazione di disagio in cui versa l’Alta Valle Seriana a causa della carenza di medici di base». Dicevano di non comprendere perché «gli abitanti non trovino alcuna attenzione da parte vostra». Nei piccoli Comuni montani c’erano disagi enormi, con anziani che rappresentano la metà della popolazione locale e che «necessitano di particolari tutela, cure e attenzioni», mentre il trasporto locale «è ridotto ai minimi termini». Un anno dopo, nel gennaio 2022, era il sindaco di Castione della Presolana, Angelo Migliorati, a invocare provvedimenti urgenti in quanto «oltre 3.000 cittadini non hanno un medico di base nel pieno di una pandemia», e mentre tutti sostenevano la «necessità di una forte e radicata medicina territoriale». Il sindaco fu durissimo: «La politica faccia la sua parte, non pensando solamente all’eccellenza ospedaliera, ma rendendosi conto che abbandonare i cittadini senza assistenza medica di base, vìola i diritti umani e costituzionali alla salute». Non interessava sapere se i sanitari fossero o meno vaccinati (avrebbero utilizzato mascherine e tutte le cautele necessarie), serviva assistenza medica che non arrivava e che stava avendo conseguenze pesantissime sul territorio. Migliorati lo denunciò con maggior forza ad agosto, minacciando di denuncia penale l’Ats Bergamo se non ripristinava nel giro di 48 ore la Continuità assistenziale diurna nei locali messi a disposizione dal Comune. «I cittadini sono ancora senza medico di famiglia e sono costretti a fare 80 chilometri per una ricetta medica, ma spesso se non riescono a spostarsi, rinunciano a curarsi», dichiarò esasperato. La conferma arrivava dall’alto numero di decessi, 30, che si era registrato già a luglio, mentre in tutto il 2021 in paese morirono 32 persone. Un possibile raddoppio della mortalità nel 2022, forse ha tra le sue cause un «diritto violato» a curarsi, tuonò il primo cittadino. E per fortuna che una targa, posta nell’ottobre del 2020, dovrebbe ricordare le 22 persone morte per Covid in quattro mesi a Castione. «Per non dimenticarli», è stato inciso sulla pietra. Bel modo di preoccuparsi della salute dei familiari di quelle vittime e dei cittadini tutti, che vissero quell’epidemia, lasciandoli senza medico di base. Magari c’era qualche dottore non vaccinato, pronto a prestare il suo operato, però sarebbe stato considerato un irresponsabile, da tenere sospeso. E non dimentichiamo gli 8.000 pazienti di Treviglio, Brignano, Caravaggio, Casirate, abbandonati a sé stessi la scorsa estate senza servizio di continuità assistenziale diurno. Situazione analoga a Nembro, dove a inizio pandemia morirono in due mesi 188 persone. Altro che retorico rispetto per le vittime del Covid, gli abitanti di quei luoghi flagellati hanno diritto a una medicina del territorio capillare ed efficiente, che prevenga inutili morti. Però questo interessa poco, ai talebani del vaccino. Preferiscono caldeggiare doppi richiami, vaccinazioni ai minori e dirsi certi che il virus provocherà altri guai, magari per colpa dei sanitari non vaccinati che sono tornati in corsia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/gli-ultra-del-vaccino-muti-sulla-sanita-a-pezzi-2658576498.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="prescrizioni-dei-monoclonali-in-calo-inutilizzato-il-90-degli-antivirali" data-post-id="2658576498" data-published-at="1667260440" data-use-pagination="False"> Prescrizioni dei monoclonali in calo. Inutilizzato il 90% degli antivirali Acquistati, sottoutilizzati e in scadenza: è il destino degli anticorpi monoclonali e antivirali per il Covid. Di fronte al potere assoluto conferito ai vaccini dall’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il dato non meraviglia, ma evidenzia ancora una volta non solo uno spreco di centinaia di milioni di euro ma, cosa più grave, la perdita di vite umane che si sarebbero potute (e si potrebbero) evitare, con un cambiamento di rotta. «Da più parti è stato lanciato l’allarme», dice alla Verità Maria Rita Gismondo, direttore del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica dell’Ospedale Sacco di Milano. «Sono in scadenza - continua - ed è un peccato, per farmaci utili, utilissimi. Nel caso degli antivirali, il successo è del 91% dei casi. Per i monoclonali il discorso è diverso, perché non sono sempre somministrabili, hanno un impiego più selettivo, ma sono utili ed efficaci nei casi indicati. Su questi c’è stato uno scarsissimo utilizzo». Lo dimostrano anche i numeri ufficiali dell’Agenzia del farmaco (Aifa) dell’ultimo monitoraggio settimanale, dal 13 al 19 ottobre. Dopo una fase di aumento, sono tornate a calare le prescrizioni di anticorpi monoclonali anti-Covid nell’ordine del 10%. In 7 giorni si è registrato un calo per le richieste di sotrovimab (Xevudy) di Gsk pari al 9,9%, e di Evusheld di Astrazenca (tixagevimab-cilgavimab) pari al 10,4%. L’unica cosa che aumenta, lievemente, è l’uso di Evusheld in profilassi, pari al +4%. Ma come termine di paragone basta considerare che dal 10 marzo 2021, da quando cioè sono stati autorizzati in via emergenziale nel nostro Paese, sono stati trattati 81.579 italiani e solo per il primo monoclonale disponibile, quello di Eli Lilly, sono state acquistate 150.000 dosi per un totale di un centinaio di milioni di euro. Gli anticorpi monoclonali «devono essere sempre aggiornati perché sono specifici, se cambia il virus dobbiamo cambiare i monoclonali con cui vogliamo bloccarlo», spiega Gismondo osservando che «è un parere personale» perché «siamo ancora in una fase di analisi, ma gli antivirali potrebbero essere assolutamente sufficienti per combattere la patologia, se impiegati entro i 5 giorni della positività». Un’impresa tutt’altro che facile, come dimostrano i dati di Aifa al 5 ottobre. Le prescrizioni di Paxlovid, l’antivirale di Pfizer fanno + 6,97%. Dall’inizio della sua distribuzione sono stati utilizzati 67.886 trattamenti: le farmacie valgono 39.066 (+9,85%). Il punto è che a tre mesi dalla fine dell’anno, siamo di fronte a un netto sottoutilizzo rispetto alle 600.000 terapie opzionate per il 2022: è praticamente inutilizzato il 90% delle cure per le quali la spesa è certa e la scadenza, con questi ritmi d’impiego, incombente. Segna +2,64% anche Molnupiravir, l’antivirale di Merck che però è distribuito solo in ospedale, di cui son stati erogati 46.631 trattamenti. Le cause di questa situazione, con sprechi di risorse e di possibili decessi? «Mancanza di informazione e reticenza da parte dei medici, bloccati da vecchie paure e minacce», sintetizza Gismondo. «Il discorso è generale. Tutte le energie sono state messe sui vaccini - sottolinea - quello che non era vaccino era antagonista. Ma le terapie, nelle infezioni sono complementari. I vaccini servivano nella prima fase, nelle persone anziane, con malattie croniche. La gravità del Covid - ricorda l’esperta - è per gli anziani e per i pazienti fragili, come accade in tutte le malattie virali. I vaccini, in quanto tali, non sono armi in alternativa o in opposizione alla terapia». Ora, cure efficaci rischiano di scadere perché «si è puntato solo sul vaccino e si è fatto intendere, in modo subdolo, che chi volesse intraprendere una terapia, fosse una sorta di fuorilegge», conclude.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 22 dicembre con Carlo Cambi
Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
È lo stesso Pd, che si è sempre dichiarato europeista e anzi baluardo dell’europeismo contro le destre, che, una volta al potere, avrebbero sfasciato l’economia di questo Paese, portando lo spread a livelli insostenibili e rischiando così sanzioni europee pesantissime e insopportabili per le nostre finanze? È lo stesso Pd che, nei vari componenti multicolore e durante la grigia stagione dei governi tecnici, ha sempre approvato manovre (a partire da quella di Mario Monti) che hanno depresso l’economia del Paese?Spesso i politici dell’opposizione sembrano più degli opinionisti che dei rappresentanti del popolo. Espongono infatti tesi contro chi governa contraddicendo totalmente, o anche parzialmente, quello che hanno fatto quando governavano loro. Quest’ultimo caso è particolarmente eclatante, perché si tratta di una linea, quella di non mettere mai in discussione la politica economica, finanziaria e monetaria dell’Europa, che è stata sostenuta non solo come giusta, ma come opposta a quella del centrodestra. Ora che, per ragioni di tenuta finanziaria del Paese, e per evitare attacchi speculativi, il ministro Giorgetti scrive una manovra che rispetta tali parametri e che scongiura la salita dello spread, ebbene, ora tutto ciò non va bene.
Non è intento di questo articolo entrare nel merito della manovra. Questo giornale l’ha già fatto e continuerà a farlo. Intento di questo articolo è solo mostrare quanto ridicola, incoerente, sfacciata e al limite della vergogna, sia la tesi portata avanti dall’opposizione per chiedere le dimissioni di Giorgetti. Ma con quale faccia si può chiedere a qualcuno di dimettersi nel momento in cui fa ciò che si è sempre sostenuto che si debba fare, e cioè puntare un occhio verso il pesce, l’economia del nostro Paese e le relative manovre finanziarie, e puntare l’altro verso il gatto, cioè le stravaganze europee che, se seguite alla lettera come nel caso del green, fanno sparire non solo il pesce ma l’intera specie ittica.
È il Pd che dovrebbe dimettersi, mica Giorgetti. Il partito che ha sempre invocato il rispetto dei conti pubblici e paventato lo spettro dello spread chiede le dimissioni del ministro che ha riportato lo spread ai minimi dal 2009 e il deficit/Pil al 3%. Guardassero quello che succede in Francia, esercizio provvisorio, Germania, economia a picco, Spagna dove dilagano gli scandali, e Regno Unito anch’esso in gravissime difficoltà economiche. La Germania che ha da sempre dettato la linea dell’austerity, violando poi tutte le regole sul debito pubblico nonché sugli interscambi commerciali, ora si trova a dover proporre investimenti monstre, di decine e decine di miliardi, totalmente al di fuori delle regole europee, e destinati in gran parte a ridare il fiato alla produzione industriale tedesca, da sempre basata su quella automobilistica, attraverso una vera e propria economia di guerra. Ma alla Germania tutto è concesso, anche perché essa ha la golden share del pensiero, diciamo così, e delle azioni della presidente della Commissione Ue, la tristemente nota Von der Leyen che, insieme alla Lagarde, ha fatto più danni di quelli che anche nella peggiore delle ipotesi qualcuno poteva immaginarsi. Ma questo è un altro discorso che riguarda il rispetto delle regole europee che per alcuni è rigido, per altri meno rigido, per altri è elastico, per altri ancora, tra i quali l’Italia, rigidissimo. E meno male che il governo è riuscito a rivedere il Patto di stabilità inserendo in esso ampie dosi di ragionevolezza, altrimenti sarebbero stati guai ancora maggiori. Ma tutto questo, onestamente, al Pd, non dice proprio nulla? Come si fa a superare tenacemente, ampiamente e con perseveranza il limite del ridicolo con così tanta nonchalance? Guardate che bisogna essere particolarmente bravi, non è da tutti. Si deve tornare indietro con la memoria ai giocolieri dei grandi circhi che ormai non esistono più e aspettare quello annuale che si svolge a Montecarlo.
Personalmente capirei una discussione sul modello economico sottostante alla manovra del governo. Capirei un dibattito di politica economica e finanziaria basato su modelli alternativi, su scuole economiche diverse, su politiche che si differenziano per diversi modi di concepire il rapporto tra Stato e mercato. Concepirei la legittimità di un dibattito di questo tipo, così come il dibattito tra liberisti e keynesiani hanno animato il secolo XX. Mi rendo conto, mentre lo scrivo, che sto volando a un’altitudine alla quale, probabilmente, chi dibatte di questi temi oggi rischia di avere le vertigini. Oggi al posto dei dibattiti di politica economica ci sono i dibattiti dettati dalla concezione economica dell’Ue che ha la consistenza della gelatina. Discutibile che fosse quando Draghi ha presentato un piano per la riforma dell’Europa, lo hanno messo da parte perché cominciando a leggerlo si sono resi conto che non ci stavano capendo niente. Non sono abituati a Bruxelles ad andare oltre il seminato delle loro quattro regolette in croce alle quali si attengono e obbligano gli altri ad attenersi senza l’uso del neurone, ma solo della favella che assume la forma di provvedimenti, dichiarazioni, richiami, sanzioni, direttive. Di fronte al ragionamento economico basato su riflessioni profonde e anche accurate posizioni ideali il loro encefalogramma diventa immediatamente piatto.
Che ci volete fare? In tutto questo, il Pd, che cerca di recuperare consensi carica contro Giorgetti dicendo di non fare quello che fino a ieri loro hanno fatto e anche difeso e predicato come l’unica strada possibile. La coerenza ormai appartiene a un altro mondo che non c’è dato di conoscere, almeno in questo dibattito politico.
Continua a leggereRiduci
Quanto è probabile una collisione tra satelliti? E quanti ce ne sono oggi in orbita terrestre? Ecco la storia del primo incidente cosmico.
(IStock)
Ragazzi con problemi, con difficoltà di relazione e anche di identità che, prima ancora di raggiungere la maturità, venivano considerati affetti da quella che si definisce disforia di genere e per questo avviati a una cura irreversibile. Bloccare la pubertà, impedendo, con l’assunzione di farmaci, la produzione di ormoni e la crescita della barba o del seno, il cambiamento della voce o l’arrotondamento delle forme, la crescita affettiva e la stabilità psicologica non è un gioco. È un passo che può condizionare e rovinare per sempre la vita.
Basta infatti leggere le risultanze della commissione d’inchiesta che indagò sulla clinica Tavistock di Londra, una delle prime in Europa a specializzarsi nel cambio di sesso e nelle cure nei confronti di minorenni con disforia di genere. Per anni nella capitale inglese un gruppo di medici ha somministrato con assoluta facilità e noncuranza la triptorelina ai bambini, con la stessa leggerezza con cui certi dottori suggeriscono di prendere l’aspirina. Ma il cambio di sesso non è un’influenza o un malanno passeggero, bensì una scelta fondamentale, che anche quando non si conclude con un intervento chirurgico per modificare il genere sessuale lascia scompensi profondi e disturbi gravi. Nonostante ciò, per anni la Tavistock ha «curato» i problemi sessuali dei minori in questo modo. Senza capire le ragioni delle difficoltà, senza indagare troppo sulle cause, ma pensando che un farmaco potesse rimettere a posto le cose che la natura aveva sbagliato. Per decenni si è pensato che la pillola del cambio di sesso rappresentasse la felicità per migliaia di adolescenti. Poi, in seguito a denunce, ripensamenti e qualche suicidio, qualcuno ha cominciato a riflettere e pentirsi. Sono stati gli stessi medici a rendersi conto che dare la triptorelina ai ragazzini senza aspettare che fossero adulti e senza comprendere davvero da che cosa originasse il loro disturbo fosse una scelta pericolosa. Oggi, dopo molte contestazioni e altrettanti rimorsi degli stessi medici, la Tavistock è stata chiusa e il servizio sanitario inglese ha avviato una profonda revisione del sistema che consentiva con facilità l’accesso al cambio di sesso per i minorenni.
Purtroppo da noi le mode arrivano con ritardo e dunque ciò che in Gran Bretagna oggi è noto e quindi maneggiato con estrema cautela, in Italia resta ignoto e quindi la novità è che negli ospedali italiani si «curano» i ragazzini affetti da disforia di genere come dieci o vent’anni fa si curavano a Londra, cioè imbottendoli di farmaci, avviandoli verso un percorso di cui più tardi potrebbero pentirsi. Una bambina di 13 anni a La Spezia, dopo il trattamento a suon di farmaci per bloccare la pubertà, è stata autorizzata dal tribunale al cambio di sesso. Avviata verso un futuro incerto. Del resto, se la moda, di Vanity Fair e della comunità Lgbt, ritiene che, anche quando si è minorenni, mutare l’identità sessuale sia un diritto, un passo verso la liberazione sessuale e il futuro, dunque un fenomeno da accogliere positivamente, rivestendo gli adolescenti con capi firmati, si capisce che questi bambini dal sesso indefinito fanno «tendenza». Un po’ come il colore burgundy o le pellicce ecologiche, che quest’anno trionfano sulle passerelle.
Certo, colpisce che ad autorizzare l’assunzione di farmaci che bloccano la pubertà e anche l’intervento chirurgico per trasformare una ragazza in un ragazzo e viceversa sia un tribunale, mentre un altro tribunale non autorizza tre bambini a ritornare a casa con i propri genitori solo perché la casetta nel bosco dove hanno vissuto finora non ha la luce e l’acqua corrente. I minori sono liberi di decidere di cambiare sesso, ma non sono liberi di vivere facendo il bagno nella tinozza. Se diventano transgender vanno bene a giudici, giornalisti e stilisti. Se si divertono a giocare in un prato, senza seguire le mode, compresa quella per cui l’identità sessuale è una convenzione che si può cambiare a piacimento, allora vanno tolti ai legittimi genitori affinché imparino come si sta al mondo.
Continua a leggereRiduci