2018-10-02
Gli stregoni dello spread hanno fatto cilecca
Il bombardamento dei media sui gialloblù avrebbe dovuto affondare la Borsa, che però cala solo dello 0,49%. I profeti di sventura vanno in bianco anche sul differenziale con i Bund: nonostante le bordate anti Italia dei big Ue, chiude a 282. Menagrami, riprovateci.Per oggi niente Apocalisse. Lo vedi come va il mondo? Passi un intero weekend a pregustartela, sei lì con i popcorn in mano che speri nella fine del mondo, nella catastrofe finanziaria, nel crollo delle Borse e nell'impennata dello spread, vai persino in piazza inventandoti slogan contro la paura per cercare di far aumentare la paura (ultima gloriosa contorsione del Pd), citi a più riprese il rischio di un nuovo Venezuela, sogni la gente a dar l'assalto ai supermercati vuoti, le banche fallite, il cataclisma monetario, e poi niente: ti risvegli il lunedì e la catastrofe non arriva. Mai una buona notizia, insomma. Che ci volete fare? Non ci sono più i mercati di una volta. Quelli che sanno dare ai populisti le lezioni che si meritano. Niente da fare: Piazza Affari ieri mattina s'è messa addirittura in testa di andare al rialzo, questa sciagurata, pensate un po'. C'è voluto un bell'intervento del commissario francese Pierre Moscovici, a nome dell'Europa, per provare a buttarla un po' giù. Ma l'operazione è riuscita soltanto a metà: il Ftse Mib ha chiuso con un meno 0,49, dopo aver oscillato a lungo attorno alla linea piatta. Un brodino tiepido, insomma, invece della grande tempesta. E lo spread? Pure lui, quello sciagurato. Tutti lì a fare il tifo, tutti a incoraggiarlo, «vai vai, cresci, corri, sali, impennati», cori da stadio persino nella piazza del (poco) Popolo del Pd, tutti a invocarlo, ad avere fiducia in lui, che sistemasse quei gialloblù incompetenti. I giornaloni del mattino, addirittura, già pregustavano lo scenario catastrofico con il governo costretto sotto la spinta dei mercati a cambiare la manovra, nei talk del week end si vedevano pensosi menagramo naufragare tra i numeri con il sorriso sotto i baffi («Non reggono, non reggono»), e invece lui, lo spread, che ti combina? Se ne sta lì, a mezz'aria, oscilla un po', si fa scuotere appena dalle parole di Moscovici, poi chiude a 282. Un lieve rialzo rispetto alla chiusura di venerdì a 267, ma senza neanche superare l'asticella dei 300, insomma. Che quella sì avrebbe dato ai populisti la batosta che si meritano.Voi capite che vita dura, per i profeti dell'Apocalisse? E dire che in queste ore si sono impegnati tantissimo. «Ancor prima dell'Europa saranno i mercati a reagire», diceva per esempio ieri mattina al Corriere della Sera, Elmar Brok, il decano degli eurodeputati. Come a dire: ci penserà Mister Spread a spazzarli via, noi a Bruxelles non vogliamo nemmeno sporcarci le mani. E il quotidiano tedesco Handelsblatt andava giù ancora più duro parlando dell'Italia come di un «Paese sull'orlo del baratro» con la «situazione fuori controllo». Poi è arrivato il Financial Times a parlare di «giochi pericolosi sul deficit». Infine vedendo che tutto ciò ancora non bastava, come dicevamo, visto che i mercati da soli non ce la facevano, a metà pomeriggio sono scesi in campo direttamente i commissari europei. Prima Pierre Moscovici, come abbiamo detto, poi Valdis Dombrovskis, entrambi a sottolineare che la manovra dell'Italia (che per altro non hanno ancora visto) causerà disastri incommensurabili. Fuoco senza ritegno, artiglieria pesante. Che alla fine lascia una domanda irrisolta: tutto questo spendersi dei pezzi grossi per un misero rialzino dello spread? Un calo della Borsa di uno zero virgola? Ne valeva la pena?Ritenta, sarai più fortunato. Ricordate i vecchi chewingum di una volta? Ecco, siamo sicuri che i nostri amici, ultras della catastrofe prossima ventura, ci riproveranno. Sono fatti così. Ragazzi ostinati. E non si danno pace quando sentono buone notizie, che per loro sono come la peste. Anche la disoccupazione, per dire: settimane e settimane a dire che il decreto Di Maio di luglio avrebbe provocato la catastrofe dal punto di vista del lavoro. E poi arrivano i dati Istat di agosto: mai andati così bene dal 2012. Per la prima volta il tasso di disoccupazione scende sotto il 10 per cento. Ma come? Non ci dovevano essere schiere di persone lasciate a casa dalle imprese? Di contratti a termine non rinnovati? Com'è che non è ancora successo? Com'è che la realtà continua, ostinatamente, a opporsi a quello che scrivono i giornaloni? A quello che sognano in piazza del (poco) Popolo? E persino a quello che dicono a Bruxelles? Non resta che aspettare domani. Domani è un altro giorno, come si sa, e magari finalmente arriva qualche notizia terrificante. A forza di invocarla, deve pur succedere, no? Un crollo della Borsa come si deve, una tempesta finanziaria perfetta, un cataclisma nelle nostre tasche: perché no? Daje Moscovici, se ti impegni puoi fare meglio di oggi. E poi si sa che la speranza è l'ultima a morire. Persino la speranza dell'Apocalisse.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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