2021-06-08
Gli italiani non sono affatto razzisti ma si fa di tutto per farceli diventare
La sinistra ha eletto il povero Seid Visin a simbolo di un odio che non c'è, ma che si vuole vedere a tutti i costi. E che alla fine, continuando a ignorare i problemi dell'immigrazione, arriverà per davvero. Gli italiani sono razzisti? No, ma si sta facendo di tutto per farli diventare tali. Lo dico guardandomi attorno, ed è ciò che tanti colleghi dovrebbero fare prima di vergare i loro pensosi editoriali, tipo quelli che si sono visti a proposito della tragica vicenda dell'ex calciatore Seid Visin. Invece di osservare i fatti e approfondirli per quel che sono, anche nella loro crudezza, Roberto Saviano e compagni preferiscono dare sfogo alle loro opinioni, inzuppando le parole nella tazza di buonismo quotidiano. Un esercizio che li fa sentire superiori, animati di ottimi propositi, con una visione del mondo a tinte rosa. Purtroppo, a differenza dei noti commentatori e degli ancor più noti politici, la maggioranza degli italiani è costretta a considerare la realtà per ciò che è e questa non è fatta quasi mai né di buone maniere, né di buone intenzioni. Sì, mentre i colleghi strumentalizzano la morte di un ragazzo, suicida non certo per il presunto clima razzista che si respira in Italia, ma per problemi personali su cui rispettiamo il riserbo auspicato dai genitori, tutto attorno è un fiorire di episodi di degrado e di criminalità che quasi sempre hanno a che fare con clandestini e immigrati. Lo dico osservando il mondo che mi circonda, che è quello di Milano, nella centrale e frequentata piazza sui cui si affaccia la principale stazione ferroviaria del capoluogo lombardo. Gli spacciatori nordafricani ormai sono padroni delle vie limitrofe. Basta affacciarsi alla finestra per scorgerli in azione e per notare gli scambi di denaro e bustine. Le dosi sono nascoste nei cassonetti, sotto le macchine, dietro le cassette delle compagnie telefoniche o in tanti altri posti. In ogni città del mondo si vedono scene simili di spaccio? Può essere. Ma in poche si ha la sensazione che interi quartieri siano in mano alle bande di pusher, con continue risse e ripetuti interventi delle forze dell'ordine. Solo negli ultimi mesi, gli abitanti della zona sono stati costretti a comporre il numero del 113 oltre settanta volte, ma l'arrivo di volanti e gazzelle non è mai risolutivo.Dunque, è solo un problema di spaccio, di traffico di stupefacenti, che per conseguenza si porta dietro problemi di aggressioni e risse fra organizzazioni rivali? No, non si tratta soltanto di una violenza circoscritta a gruppi di malviventi, perché se il territorio è in mano alla criminalità, a farne le spese sono tutti coloro che vi abitano o che vi transitano. I furti ai danni dei turisti sono all'ordine del giorno, senza contare l'aumento esponenziale dei questuanti, i quali spesso non si limitano a sperare che qualcuno lasci loro qualche spicciolo, ma si fanno via via più insistenti a seconda delle persone che passano. Più sono isolate, meno appaiono sicure e più le si sollecita a versare un obolo.È tutto? No. La conquista del territorio da parte di clandestini e spacciatori si accompagna a un generale degrado. I portici che accompagnano la via principale di accesso alla stazione si sono trasformati in un rifugio e in un bivacco, con gente che dorme, altri che orinano contro il muro tra una vetrina e l'altra dei negozi, con sacchi a pelo e materassi abbandonati.Nelle vie interne è anche peggio, perché davanti agli ingressi degli alberghi chiusi (causa Covid alcuni non hanno ancora riaperto) si può trovare chi si masturba, oppure si vedono ubriachi nudi o seminudi che dormono all'aperto. Succede anche che qualcuno cerchi di bloccare qualche ragazzina che nel parco vicino, quello dedicato a Indro Montanelli, corre per fare un po' di movimento.Sì, questa è Milano, la città più culturalmente vivace e avanzata d'Italia, quella che si candidava fino a poco tempo fa a essere un modello di sviluppo per il Paese, con i suoi grattacieli moderni, i suoi tre aeroporti internazionali, i suoi chilometri di metropolitana e le sue piste ciclabili volute dall'amministrazione verde di Beppe Sala. Una città che dovrebbe rappresentare la rinascita italiana, ma che sempre di più sembra segnare il declino del Paese. Sebbene sia di tutta evidenza ciò che sta accadendo, i commentatori alla Saviano però preferiscono tenere separati i fatti dalle opinioni e quando è necessario, per giustificare le loro opinioni, i fatti li usano a modo loro. Proprio come nel caso di Seid Visin, eletto a simbolo, vittima di un razzismo che non c'è, ma che si vuole vedere a tutti i costi e che alla fine, continuando a ignorare la realtà, fatta di degrado, criminalità, di disagio della gente comune, ci troveremo a fronteggiare davvero. Se accadrà, come temo che possa succedere, ricordate però una cosa: la responsabilità del razzismo è degli anti razzisti da salotto, non di chi i fatti li racconta guardando la realtà.
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.
Donald Trump e Xi Jinping (Ansa)