2023-03-07
Gli italiani contro la stretta sul fumo
Flop delle petizioni per abolire il tabacco entro il 2030 promosse o ispirate dalla Ue. L’esperto Riccardo Polosa sulle e-cig: «Assurdo limitarle, sono utili per chi vuole smettere».La notizia dell’arrivo di una stretta sul fumo in Italia non è passata inosservata. Le reazioni sono arrivate specialmente da liberi cittadini e sono state perlopiù negative. Sui social nelle ultime 24 ore, ci sono state 2.450 menzioni e più di 205.000 interazioni sul tema. Queste sono risultate per il 72% negative, in molti hanno giudicato la restrizione sul fumo come una limitazione delle libertà, altri hanno criticato il governo, altri hanno accusato lo Stato di avere un atteggiamento paternalistico. Ma che la tematica suscitasse molto interesse era chiaro già a seguito della consultazione promossa lo scorso anno dalla Commissione europea sullo stesso tema che ha raccolto in poco meno di un mese (tra il 20 maggio 2022 e il 17 giugno 2022) quasi 25.000 commenti. Nello specifico, la valutazione riguarda: la regolamentazione dei prodotti, la pubblicità, la promozione e la sponsorizzazione, nel più ampio contesto delle relative politiche di lotta al tabagismo. Dalla lettura dei commenti emerge la richiesta, espressa da diversi cittadini, di informazioni chiare da parte delle istituzioni sulle alternative senza combustione per poter abbandonare le sigarette tradizionali. Tra i commenti sono molte le testimonianze e i racconti in prima persona, di chi è riuscito a smettere di fumare sigarette grazie al passaggio alle alternative senza combustione. Infine è stato giudicato negativamente l’inasprimento delle norme su tutti i tipi di sigaretta. Allo stesso tempo, sul fronte opposto, è stata lanciata a gennaio di quest’anno una petizione a livello europeo, un «appello a creare un ambiente senza tabacco e la prima generazione europea libera dal tabacco entro il 2030». La petizione ha l’obiettivo minimo di raccogliere un milione di firme in un anno ma in due mesi ne ha raccolte appena 10.000. In Italia l’iniziativa è promossa dall’istituto Mario Negri, ma anche qui in pochi hanno aderito: 1.833 le firme raccolte fino ad oggi. Insomma è evidente, la stretta sul fumo non è gradita ai cittadini europei che soprattutto non comprendono perché si è deciso di equiparare le sigarette elettroniche a quelle tradizionali. Ad esprimersi in Italia anche alcuni esperti come Riccardo Polosa, il fondatore del Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania che respinge l’equiparazione tra sigarette tradizionali e sigarette elettroniche: «Da anni si cerca di contrastare il tabagismo con i divieti, ma questa strategia non ha mai portato ai risultati auspicati. Estendere questi divieti anche ai prodotti nicotinizzati senza combustione manca del razionale su solidi basi medico-scientifiche. Questa proposta è mossa su basi meramente ideologiche ed emotive». Poi ha aggiunto: «Le alternative senza combustione si sono dimostrate dal 95% al 99% meno tossiche delle sigarette convenzionali e rappresentano oggi l’unica vera soluzione per chi non vuole o non riesce a smettere. Paesi come Gran Bretagna, Giappone, Svezia, Norvegia e Nuova Zelanda, dove esiste da anni una politica sanitaria aperta alla riduzione del rischio, registrano un crollo delle vendite delle sigarette convenzionali e la eradicazione del tabagismo anche tra i giovani». Commenti di contrasto al provvedimento sono arrivati anche da altri esponenti politici di maggioranza. Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura ha detto: «Il proibizionismo è irragionevole perché non si inquina l’aria con le sigarette. Quella del ministro Schillaci la trovo una visione dittatoriale e intimidatoria, il centrodestra è un’area di buon senso e questa è una cosa tipica di un regime autoritario e dittatoriale comunista. Se Schillaci vuole dare prova di essere comunista benissimo ma io non ci sto».
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Elly Schlein (Imagoeconomica)