2022-03-08
Gli invisibili: il dolore di essere ostracizzati e offesi da quelli che si consideravano amici
Hanno tolto loro diritti e servizi in modo arbitrario. Sono diventati capri espiatori senza alcun fondamento scientifico. Vengono dileggiati, mostrificati o ignorati dall'opinione pubblica. Di fatto, sono milioni gli "invisibili" che, a prescindere dalla bontà o meno delle loro ragioni, vengono privati del lavoro e non solo in virtù di provvedimenti spericolati e quasi unici nelle democrazie occidentali. Vogliamo raccontare - anche - le loro storie. Scriveteci a invisibili@laverita.infoCostretta a cedere da uno Stato privo di dignitàSono una docente di una scuola superiore della città di Pordenone. Premetto - perché ormai per avere diritto di cittadinanza appare questa l’unica premessa possibile - che non sono contro i vaccini. Anzi, quando lo Stato trionfante ha annunciato l’arrivo del nuovo vaccino per il Covid-19 ho gioito per tutte le vite che avrebbe potuto salvare. Mi dicevo, fin dall’inizio, che questo strumento sarebbe stato preziosissimo per gli anziani e i fragili ma che per me, che non ho ancora raggiunto i 40 anni, sarebbe stato solo un’opzione possibile. Nel frattempo avevo scoperto, grazie a un test sierologico, di aver contratto il virus, probabilmente l’anno prima, in forma pressoché asintomatica. Man mano che lo Stato introduceva mezzi ricattatori per costringere gli Italiani a vaccinarsi, l’assurdità della situazione diventava più evidente, anche perché, ben presto, è apparso chiaro che il siero non ferma la propagazione del virus.Eppure, nonostante tutto, l’accusa implicita era sempre la stessa: sei un’egoista che non accetta di sacrificarsi per il bene comune! Era il colmo: fin da bambina mi sono impegnata nel volontariato (in parrocchia, in carcere, tra i giovani), convinta che fosse mio dovere morale interessarmi agli altri e in quel momento, nella mistificazione del reale, apparivo un’opportunista o una parassita, come qualche politico ci ha definiti. Ho iniziato, così, come molti italiani, a privarmi di tante occasioni di vita sociale e dei miei hobby; da settembre, in quanto docente, ho cominciato il supplizio dei tre tamponi settimanali sempre credendo che fosse importante difendere il valore della libertà di scelta: il corpo è mio (e del buon Dio), non dello Stato. Dovevo lottare per quei principi che a scuola insegniamo ai ragazzi, come la tolleranza, la non discriminazione, l’inclusione, il rispetto della persona (quante parole belle, politicamente corrette, senza significato). Infine, è arrivato purtroppo l’obbligo vaccinale, prima per noi docenti. Del resto, l’obbligo per la scuola era un test utile per il governo al fine di saggiare l’effetto delle proprie riforme sulla popolazione. È giunta così la sospensione, nell’indifferenza quasi totale dei miei colleghi, dei miei studenti e delle loro famiglie (qualche buon samaritano però non è mancato). La propaganda ha fatto bene il suo mestiere: chi sceglie di non vaccinarsi è un reietto e ogni punizione che gli si infligge è più che meritata. E poi, tutto sommato, «si sta solo applicando la legge». Lo Stato mi privava del mio ruolo, raggiunto con tanti sacrifici, svolto sempre con dedizione e impegno, sulla base di verità pseudoscientifiche, nel silenzio complice della maggioranza. Nella sua logica perversa, lo Stato desiderava piegarmi, togliendo dalla mia vita, oltre allo stipendio, tutto ciò che nutre lo spirito: i desideri, le passioni, i sogni, le gioie, le relazioni. Ho atteso e sperato - lo ammetto, questa è l’assurda situazione in cui ci ha spinto questo Stato oppressore - di ammalarmi ma nulla è accaduto (forse c’entra l’immunità naturale?). Alla fine, ho dovuto scegliere tra il mio lavoro, i miei studenti e la resa. La resa a un ricatto vile, a una scelta sotto molti aspetti irragionevole, a una vera violenza morale e fisica a cui dovevo sottopormi per conservare il posto di lavoro. Proprio questo ho scritto nel modulo del consenso informato che ho consegnato nelle mani di un medico vaccinatore il quale, tra i tanti discorsi da copione, ha cercato di convincermi della necessità del vaccino, sostenendo che l’età media di quanti muoiono si attesta tra i 50 e 60 anni (certo, perché l’idea diffusa è che il no vax analfabeta non sappia nemmeno leggere un rapporto dell’Iss). Così sono tornata a scuola con tanta amarezza nel cuore, sapendo che avrei dovuto continuare la lotta ma che il prezzo da pagare, in termini psicologici, per me era troppo alto. Ho pensato, per questo, di aver perso parte della mia dignità. Ma, riflettendo meglio, posso affermare con certezza che è lo Stato, con i suoi rappresentanti, ad averla tragicamente smarrita.Patrizia Console Le restrizioni colpiscono pure gli under 12Siamo i genitori di Giovanni, un ragazzo di 13 anni, giocatore in una squadra di calcio del Monzese, dove abitiamo, che dall’inizio di gennaio non ha più potuto tornare né ad allenarsi né a giocare con i suoi compagni perché non vaccinato. Negli ultimi mesi non ha mai mostrato un sintomo di quelli legati al Covid e le volte in cui è stato chiamato a effettuare tamponi, per la scuola o per l’attività sportiva, è sempre risultato negativo. È un ragazzo sanissimo che però da settimane è costretto a rinunciare a una buona parte dei suoi diritti. Già da ottobre, a lui che frequenta la terza media, non è più stato consentito entrare in biblioteca anche solo per ritirare o consegnare un libro. A scuola, nella sua classe, ci sono stati compagni (tutti vaccinati) positivi e lui (non vaccinato) ha dovuto frequentare in Dad insieme con i pochi altri non in regola con il siero. Oltre alla tristezza nel vedere una discriminazione ingiustificata abbattersi in questo modo su Giovanni, così come, purtroppo, su molti altri giovani e giovanissimi, la cosa che più ci ha lasciati amareggiati è stata la totale mancanza di vicinanza sia da parte della società per cui gioca, che magari avrebbe potuto trovare modi alternativi, al di là della partita, per consentirgli anche solo un minimo di attività insieme con i suoi compagni, sia da parte degli altri genitori. Abbiamo notato come, una volta riconquistati i diritti, per gentile concessione del governo (senza riflettere su come prima li avessero sottratti per poi fingere di restituirli sotto condizione, o sotto ricatto), la maggior parte delle persone abbia perduto la sensibilità verso chi, nel pieno rispetto della legge, ha deciso di fare una scelta diversa e per questo viene ora punito. Queste restrizioni, queste discriminazioni, inoltre, colpiscono indirettamente anche chi ne sarebbe esente: abbiamo una figlia più piccola che, essendo under 12, non ha limitazioni. Ma anche lei, in realtà subisce l’impossibilità di un weekend in montagna o di una cena fuori, perché se alberghi e ristoranti sono preclusi al fratello chiaramente il resto della famiglia non può che adeguarsi.Daniela e Stefano SalaDopo la prima dose ho dolori giorno e notteSono la mamma di due ragazzi di 12 e 17 anni che per evitare discriminazioni a scuola, per continuare a fare vita sociale e per poter continuare a fare attività sportiva sono stati costretti a vaccinarsi lo scorso dicembre. Ho resistito il più possibile facendogli fare tamponi due o tre volte a settimana, ma ora il tampone non basta più. È assurdo costringere dei giovani a vaccinarsi quando i rischi superano largamente i benefici. Io (ho 43 anni) ho fatto la prima dose di Moderna a dicembre, ma purtroppo, da allora, ho costantemente, giorno e notte, dolore alla testa, collo, spalla e braccio sinistro. Sto facendo accertamenti e visite ma nel frattempo, non avendo fatto la seconda dose, non posso più andare da nessuna parte, nemmeno a comprarmi un paio di scarpe. Si tratta realmente di normalità?Miriam ZanellaCacciato dalla classe ma fra i banchi il contagio galoppaSono un insegnante di musica sospeso dal servizio dal 22 dicembre scorso. Lavoravo presso l’istituto comprensivo Leonardo da Vinci di Decimomannu (Cagliari). La dirigente mi ha sospeso perché non ho prestato il mio corpo a una terapia sperimentale. Nonostante sia stato vessato quotidianamente esibendo un lasciapassare di negatività al tampone (quindi ero l’unico realmente non contagioso), il 22 dicembre sono stato messo alla porta. Ironia della sorte, a inizio febbraio nella scuola media c’erano ben quattro classi in quarantena su dieci, nonostante l’assenza del reietto prof no vax. Non parliamo poi degli atti di bullismo che stanno subendo i miei pochi alunni non sierati (alla faccia del corso «scuola debullizzata» bandito dall’istituto). Che dire? Io non faccio l’insegnante, ma sono insegnante.Elia Marcello DemuroAssurdo chiedere il lasciapassare perfino ai ciclistiSono ciclista amatoriale e padre di due figli che praticano sport. Reputo scandaloso da parte di tutti gli enti sportivi accettare incondizionatamente e imporre il green pass per lo sport livello amatoriale e giovanile, soprattutto all’aperto come il ciclismo. Volete che anche lo sport, che dovrebbe unire le persone, porti alla discriminazione e alla divisione? La risposta potrebbe essere: dobbiamo obbedire e attenerci alle regole del ministro Roberto Speranza, ma queste regole non hanno niente a che fare con la vera salute pubblica. La vera salute pubblica è praticare sport soprattutto all’aperto, che aiuta a non ammalarsi sia nel fisico sia nella mente. L’autocertificazione non era sufficiente, considerando che in base all’esperienza dell’anno scorso non ci sono stati casi eclatanti nelle manifestazioni? Gli altri Paesi tolgono le restrizione, noi ne mettiamo sempre di più. Almeno avete proposto dei tamponi calmierati per gli sportivi? Se uno sportivo deve pagare un tampone, l’iscrizione alla gara, il viaggio, si sta facendo in modo che lo sport non lo pratichi più nessuno. Questo ulteriore giro di vite contro uno sport già in sofferenza come il ciclismo porterà molti giovani ad abbandonare l’attività. Costringere una persona a vaccinarsi per avere il green pass per poter correre in bicicletta è una vergogna.Roberto BuzziMio marito Denis ha deciso di lasciare il lavoroHo 46 anni e ho perso il lavoro da più di un anno. Attualmente mi dedico alla nostra fattoria: io e mio marito siamo appassionati di animali e stare in mezzo alla natura ci rilassa e ci fortifica. Il mio adorato marito si chiama Denis, ha 59 anni e lavorava presso una ditta come ragioniere contabile. A fine novembre ha preso la decisione di licenziarsi perché dal 15 febbraio non si sarebbe più potuto presentare sul luogo di lavoro perché non vaccinato, come me. Inizialmente, già quando c’era stata l’introduzione del green pass base, aveva chiesto ai titolari di essere sospeso fino a gennaio ma a causa della sua posizione di rilievo nell’azienda gli è stata presentata una lettera di Confindustria dove si argomentava il rischio di incorrere in una multa salata se avessero deciso per la sospensione e cosi mio marito è andato avanti a lavorare sottoponendosi alle lunghe code presso le farmacie per un tampone, fuori al freddo per ore con il rischio vero di ammalarsi.A seguito della decisione del governo di introdurre l’obbligo vaccinale per i cinquantenni, ha fatto la scelta a mio avviso più giusta: noi non abbiamo grandi esigenze, cercheremo di arrangiarci eliminando il superfluo e godendo del tempo in più a disposizione, ma almeno avremo agito secondo coscienza, con dignità. Noi ci siamo informati e molte cose non ci appaiono chiare, il governo ha fatto tante affermazioni sul vaccino per poi smentirle successivamente, ha tenuto all’oscuro dati importanti e non ha operato con trasparenza. A prescindere dal fatto che una persona deve essere libera di scegliere se vaccinarsi o no perché il corpo è solo suo e anche perché se viene colpita da un evento avverso, grave o meno grave che sia, è solo lei che poi dovrà farci i conti per tutta la vita. Io e mio marito siamo fortemente contrari al green pass. Siamo nati liberi e vogliamo restare liberi. Io parlo di ipnosi collettiva raggiunta con la paura e con i piccoli passi. Intorno a me vedo tanta miseria, persone che per non stuprare il loro corpo si trovano senza nessuna fonte di reddito. Mi piange il cuore ma non posso fare nulla. Mi stupisco che la maggior parte dei vaccinati non abbia un briciolo di sensibilità verso queste tematiche sociali. E mi chiedo dove siano i nostri magistrati. Dovremmo fare tutti insieme una class action contro il green pass e coloro che lo sostengono?Anna GarbelliFinirò per farmi mantenere dai genitori anzianiHo lavorato per quasi 30 anni in un’azienda grafica. Come tante altre non è stata risparmiata dalla crisi, infatti abbiamo chiuso i battenti tre giorni prima del lockdown, il 9 marzo 2020. Da allora è stato un susseguirsi di contratti a tempo determinato in due differenti aziende, l’ultimo dei quali scadrà il 31 marzo e non mi verrà rinnovato dal momento che ho 53 anni e non ho voluto cedere al ricatto del governo, perché il mio corpo non appartiene allo Stato e ritengo che un trattamento sperimentale, non possa e non debba essere imposto per legge. La situazione che si è venuta a creare mi sta distruggendo psicologicamente ma non cedo perché so che sono nel giusto, tanto più che la salute di mio padre da quando ha ricevuto la seconda dose è peggiorata notevolmente, non so se per l’età avanzata o se per correlazione con il vaccino, ma non credo alle coincidenze.Non sono sposata, vivo con i miei genitori ed è umiliante pensare che se non avrò la possibilità di trovare un impiego in futuro, date le restrizioni, dovrò farmi mantenere da loro; dovrei essere io a supportarli e non il contrario. Non ho mai fatto tantissima vita sociale, ora però sono isolata e tagliata fuori dal mondo e l’aggettivo invisibile descrive esattamente come mi sento. La delusione più grande però me l’hanno data gli italiani, almeno la maggior parte, che paiono inconsapevoli della deriva del Paese e che sono pronti a scagliarsi contro chi non segue il pensiero unico. È chiaro che non si tratta più di una questione sanitaria: se devi esibire un Qr code per poter accedere a servizi a cui hai diritto (e per cui paghi le tasse) allora non puoi pensare di essere libero. Flavia Ghia Per gli altri sono diventato un egoistaHo fatto due dosi, poi, quando mi han chiesto di fare anche la terza, ho preso finalmente coscienza. La cosa che più mi infastidiva era la costrizione della tessera verde, così ho deciso di non volerla assolutamente. A questo punto sono cominciati i problemi, che non paragono nemmeno lontanamente a quelli di chi ha perso il lavoro. Tagliato fuori dalla vita sociale (la mia compagna ha cominciato a farmi pesare questa decisione), escluso dall’attività sportiva ma tengo duro e mi alleno a casa quotidianamente. Mi son sentito dire che sono pericoloso, nonostante io sia una persona più che sana. Gli amici mi hanno fatto capire che sono un egoista, poiché, se loro si son presi il rischio di inocularsi il vaccino, questo rischio dovevo prendermelo pure io, facendo parte della società.Stefano GuerriniIn segno di protesta ho abbandonato l’Ordine dei mediciHo cercato di discutere socraticamente con i colleghi medici sostenendo che il Covid non è la peste. Si sarebbero dovute adottare tutte le ben note precauzioni sanitarie a tutela dei soggetti ad alto rischio senza però spargere una infondata paura del contagio, essendo palese che il contagiarsi, restando asintomatici o sviluppando solo una lieve infezione respiratoria, sarebbe stata la condizione che ci avrebbe permesso di uscire dalla pandemia. Alla fine mi sono cancellato dall’Ordine dei medici. Ma ho continuato a esprimere il mio dissenso, accettando di essere oggetto di un impietoso ostracismo civico. La prova l’ho avuta quando, pur restando all’esterno della biblioteca, non hanno voluto consegnarmi i libri prenotati online. Una ragazza lì presente mi ha lanciato contro un rabbioso anatema: «Devono scomparire tutti quelli che come te non si vaccinano!».Avendo poi contratto il Covid, da cui per inciso sono rapidamente guarito allo stesso modo delle passate e ricorrenti sindromi influenzali, lo Stato si è degnato di rilasciarmi il green pass, che però mi riprometto di non utilizzare mai. In biblioteca ci andrò solo quando ci potrò entrare liberamente.Alfonso Aliberti
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)