2022-02-17
Gli invisibili
Gli italiani costretti a vivere come paria adesso progettano di fuggire all’estero.Hanno tolto loro diritti e servizi in modo arbitrario. Sono diventati capri espiatori senza alcun fondamento scientifico. Vengono dileggiati, mostrificati o ignorati dall'opinione pubblica. Di fatto, sono milioni gli "invisibili" che, a prescindere dalla bontà o meno delle loro ragioni, vengono privati del lavoro e non solo in virtù di provvedimenti spericolati e quasi unici nelle democrazie occidentali. Vogliamo raccontare - anche - le loro storie. Scriveteci a invisibili@laverita.infoCosì è impossibile frequentare dal vivo l’universitàSono la mamma di una ragazza alla quale è stato tolto il diritto di viaggiare per recarsi all’università e di continuare a vivere in una residenza universitaria, nella città di Torino. Dopo aver vissuto quasi due anni chiusa nella sua camera perché la sua classe del liceo era in Dad, a settembre 2021 si è trasferita in una residenza torinese per poter frequentare le lezioni presso la facoltà di lettere. A gennaio, a seguito dell’ennesimo decreto, mia figlia è stata «invitata» a lasciare la sua camera, perché il green pass base non era più sufficiente. Domenica scorsa siamo andate a recuperare i suoi effetti personali. Adesso non sa come continuare le lezioni in presenza poiché non viviamo in Piemonte e, non potendo neanche prendere i mezzi, è costretta a rimanere a casa, nella sua camera, ancora. Mentre rimettevo i vestiti e tutte quelle cosette da ragazza di quasi 20 anni nelle valigie, avevo le lacrime agli occhi. «Abbiamo perso tutti», ho pensato. Ha perso la residenza. Ho perso io, come mamma, perché non posso più immaginare mia figlia vivere il periodo più bello della vita, quando, alla sera, ci si addormenta con gli occhi ancora pieni di sorrisi e di freschezza. Ma soprattutto ha perso mia figlia che, nonostante tutto, continua a sorridere e a guardare avanti, ma, in cuor mio so cosa prova e di quante esperienze è stata ingiustamente privata. Chi le restituirà questo tempo? Qualcuno dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e fermare questo scempio insensato prima che la tristezza, la rabbia e la solitudine si trasformino in disagio sociale e depressione. Prima che sia troppo tardi.Marzia VinciVedova e madre lasciata senza lo stipendioSono una prof precaria sospesa perché inadempiente allo strisciante obbligo vaccinale. Non sono una no vax ma solo una persona che ha tanta paura, avendo subito lutti dolorosi. Ho paura di morire e di lasciare sola mia figlia che ha perso il papà in tenera età. Ricevo una misera reversibilità che non mi consente di avere una vita dignitosa: vado avanti grazie al piccolo aiuto di mia madre anziana, vedova e invalida. Le supplenze per me sono l’ossigeno. A ottobre ricevo una chiamata per un contratto Covid in una scuola media di un paese vicino al mio, per me è la felicità. Vado avanti per due mesi e mezzo con i tamponi che incidono tantissimo sulle mie spese ma sono fiduciosa che tutto passerà presto. A dicembre, invece, vengo invitata dalla dirigente ad abbandonare la scuola perché non vaccinata. Sono disperata. Franca Cortese Parenti e amici ti voltano alle spalle e non offrono aiutoUna volta gli invisibili erano quelle persone finite ai margini della società, i senzatetto. Persone invisibili perché lapidariamente si ritengono colpevoli della loro condizione. Errore che anche io ho commesso non pensando alla storia personale di ognuno. Oggi anche io, mia moglie e le nostre due figlie adolescenti siamo invisibili. Abbiamo una casa dignitosa, ho un’azienda metalmeccanica e mia moglie lavora in banca ma non abbiamo più dignità sociale. Gli «amici» non capiscono le nostre scelte e in questi mesi si sono guardati bene dal chiederci come va, come e se stiamo reggendo al linciaggio psicologico al quale siamo sottoposti. Siamo invisibili perché considerati responsabili della situazione in cui ci troviamo. Anche i parenti ci schivano e non serve farlo in maniera eclatante o pubblica, basta semplicemente non pensare di offrire aiuto per le piccole cose quotidiane come portare nostra figlia a scuola dato che non può prendere l’autobus. Gli altri non si accorgono del problema perché siamo invisibili.Le persone ci guardano ma non ci vedono. Davanti alle farmacie in coda per il tampone ci lanciano sguardi giudicanti ma non vedono la sofferenza psicologica, e per alcuni anche economica, che c’è dietro un rito necessario per poter lavorare. Non ci vedono perché siamo invisibili. Nel mio piccolo è da ottobre che pago i tamponi ai dipendenti della mia ditta che hanno deciso di non vaccinarsi. Alcuni di loro in questi mesi hanno ceduto al ricatto, hanno voluto tornare a essere visti dalla società, dai parenti, dagli amici. Mia moglie sul lavoro è stata sottoposta a umiliazioni, il doppio controllo del certificato verde perché qualcuno (è l’unica non vaccinata in filiale) potrebbe arrivare in ritardo e passare dalla porta dei clienti e quindi eludere la verifica. D’altra parte è «responsabile» della situazione in cui è e il suo dolore è invisibile ai colleghi.Quindici giorni fa ho pescato un tampone positivo. Abbiamo fatto tutti la malattia, ormai una semplice influenza, assistiti comunque sia dal nostro medico sia da un medico del gruppo delle terapie domiciliari. È assurdo come il governo elucubri sempre nuove norme per evitare i contagi e le persone siano contente quando arriva il tampone positivo. Ora per sei mesi saremo riammessi in società, ma abbiamo deciso di continuare a vivere come prima; questa realtà distopica non ci appartiene, non ne facciamo parte. È la stessa difficoltà che hanno i clochard dopo anni in strada, siamo invisibili e in fondo preferiamo restare tali e continuare a frequentare altri invisibili. Vivremo in maniera più semplice e allo stesso tempo complicata ma coltiveremo rapporti veri. Solo chi è stato invisibile sa cosa comporti e quanta forza ci voglia per guardare avanti.Dante PasseriVendo il mio negozio di parrucchiera e volo in PortogalloNella sfortuna ho almeno la possibilità di vendere la mia attività di parrucchiera avendo fortunatamente i muri, per poi salutare questo Paese, saldare i debiti accumulati e andarmene in Portogallo o altrove portandomi dietro mia madre e mia figlia. Devo solo aspettare che mio padre, malato terminale, finisca il suo percorso. Ha un tumore e in tempo di Covid, invece di operarlo, hanno lasciato che crescesse e ora è troppo tardi. Il governo si vanta di non avere chiuso le scuole ma mia figlia, iscritta all’università di Ferrara da settembre, è andata in presenza solo due volte, Non abbiamo mai saputo il perché, il calendario era proprio così, niente frequenza dal vivo il primo semestre. Non voglio fare la terza dose perché con le prime due ho avuto problemi per mesi, braccia addormentate e appannamento della vista. Sto cercando il modo di avere un esonero facendo risonanze e altri esami. Ora però mi è scaduto il green pass e non posso più andare a nuotare, attività fondamentale per la mia salute. Chi non si vuole vaccinare non lo farà, io ne ho avuto abbastanza, ho fatto il mio dovere perché me lo hanno imposto e ora che il lasciapassare è scaduto passo anche per una no vax esagitata? Mi sono pentita di aver fatto le prime due dosi perché ho avuto solo danni, la terza se la faccia chi vuole ma non io. In ogni caso me ne andrò da questo Paese. Barbara BacialliNon posso esporre mio figlio al rischio di effetti collateraliFaccio parte anch’io degli invisibili. Mai fatta alcuna dose del siero. Sono dipendente pubblico e dal 15 ottobre, per lavorare, sono costretto a fare il tampone ogni 48 ore. Per fortuna ho meno di 50 anni per cui riuscirò a sfuggire all’obbligo. Mia moglie ha voluto fare le prime due dosi, ma non farà la terza. Logicamente, pure lei, come me, anche se non lavora subirà le conseguenze di questo lockdown per non vaccinati, almeno fino al 31 marzo. Mio figlio ha 13 anni e non ha fatto nessuna dose, altrimenti io e mia moglie avremmo vissuto per tutto il resto della vita con il rimorso e l’ansia di eventuali effetti avversi anche nel lungo termine. Purtroppo, quest’anno non ha potuto fare nessun tipo di sport o attività fisica. Pazienza, recupererà l’anno prossimo, almeno si spera. Francesco PratticòStiamo pensando di andarcene da questo PaeseVorrei testimoniare la nostra esperienza di famiglia con due figli adolescenti. Siamo tutti vaccinati per tubercolosi, poliomielite, tetano, morbillo, parotite, eccetera. Siamo tra quelli che hanno sempre rispettato le regole da inizio pandemia, litri di disinfettanti, distanziamenti, smart working. Non ci siamo vaccinati ma neppure ammalati. Convinti di essere nel giusto e con più paura di un vaccino sdoganato senza alcun dato (ovviamente) di effetti avversi a medio e lungo termine, ci siamo ritrovati paradossalmente sempre più stritolati dallo Stato e isolati dagli amici che invece potevano vivere quotidianità e vacanze. Pazienza, abbiamo fatto tanta «vita asociale» in due anni e non avevamo stretta necessità di andare al ristorante o al cinema.Hanno creato due gruppi sociali, ne hanno osannato uno e denigrato l’altro, fomentando rabbia e odio. Hanno rafforzato questo status con uno strumento politico denominato green pass. Hanno raccontato tutto e il contrario di tutto e hanno trovato una strada spianata dalla stanchezza della gente. Hanno addirittura toccato il diritto allo studio in maniera subdola. Attenzione, niente obbligo alla vaccinazione, ma se lo studente deve prendere un mezzo di trasporto deve essere vaccinato o guarito. Prima discriminazione. I nostri figli hanno 12 e 15 anni. Dobbiamo accompagnarli e riprenderli noi. Non possono più fare sport, seconda discriminazione, anche qui solo vaccinati o guariti. La sofferenza psicologica, non per la pandemia o la paura del virus ma quella inferta da un governo che vuole punire chi non cede, ha causato e causa alla nostra famiglia uno stress che rasenta la depressione. Stiamo valutando di andarcene dall’Italia, Paese che non ci rappresenta più. Noi, sani, cittadini sempre responsabili e ligi alle regole, a un certo punto, nella disperazione in cui ci hanno gettato, abbiamo iniziato a sperare di contagiarci per avere una tregua mentale di sei mesi. La follia. Siamo inoltre fermamente convinti che il gruppo di controllo e verifica di popolazione non vaccinata sarà fondamentale in futuro per delineare differenze di salute e reazioni, sempre che questo sia un obiettivo scientifico.Emanuela Pontini Se andrà avanti così perderò la casa dopo anni di mutuoHo 55 anni e da 21 anni lavoro come impiegata in un’azienda chimica della provincia di Milano. Sono una di quelle persone che dal 15 febbraio è dovuta rimanere a casa senza stipendio perché non vaccinata. Dopo 21 anni di sacrifici ora ho paura di perdere il lavoro. Non mi voglio vaccinare perché ho una gran paura: qualche anno fa ho avuto una trombosi venosa profonda che mi è costata un mese di iniezioni di eparina. Ho chiesto l’esenzione ma mi è stata negata. Perché non ho il diritto di aver paura? Da quattro mesi faccio a mie spese i tamponi ogni tre giorni a 15 euro cadauno: ho già speso di tasca mia 1.000 euro. Ora trovo tutti i miei sacrifici vanificati dal super green pass che mi pone davanti a una scelta tra il mio lavoro e la vaccinazione. Ma vi pare giusto? Il posto di lavoro viene conservato ma non riceverò lo stipendio. E se questa regola venisse prorogata dopo il 25 giugno? Che farò? Se perderò il lavoro sarà la rovina anche perché pure mio marito è disoccupato e soffre di una malattia autoimmune. Che faremo? Come sopravviveremo? Dovremo venderci la casa dopo aver pagato 20 anni di mutuo? Ma in che Paese viviamo? Mi domando quale ragione sanitaria sottenda la sospensione del lavoro e dello stipendio. Il fatto che non possa avere lo stipendio rende più sicuro il mio posto di lavoro? Più che fare i tamponi ogni tre giorni? Non credo: credo che non sia accettabile che una persona debba perdere il posto di lavoro e il reddito per un atto politico e non sanitario. Non riesco a capire quale sia la compatibilità costituzionale di tutto ciò visto che viene sacrificato il diritto al lavoro in nome di una misura che non ha niente a che fare con la prevenzione sanitaria ma con la pura coercizione. E questo non mi sembra che in una democrazia sia accettabile. Ma tutti tacciono e chi parla dice che è cosa buona e giusta .Rosanna BernavaNegato il diritto alla salute di chi vive sulle isoleSarò breve: 53 anni, agente immobiliare residente in Sardegna (con immunità naturale da malattia dall’ottobre 2020), l’8 febbraio mi sono dovuto sottoporre a un piccolo intervento all’Humanitas di Milano. Per arrivare a Bergamo, non potendo usare aerei o navi non avendo il super green pass, ho dovuto prendere un aereo per Parigi il 5 (per i voli internazionali in Europa basta il pass base), aspettare un giorno per la coincidenza e poi volare da Parigi a Bergamo il 7. Al momento sono ospite da alcuni amici, visto che non ho potuto affrontare subito il ritorno per ragioni sanitarie e non posso dormire in hotel. Per tornare a casa, dovrò prima volare da Bergamo a Budapest e poi da Budapest a Cagliari. Il tutto mi costerà circa 1.000 euro: 100 a volo, quindi 400, più soggiorni in albergo, pasti e spostamenti vari. E se non avessi avuto amici pronti a ospitarmi avrei dovuto mettere in conto almeno altri 500 o 600 euro. Ora, io ho due soldi in croce e posso usarli per curarmi... Ma come si fa a negare di fatto il diritto alla salute? Non posso non pensare a tutte le persone che sono in una situazione peggiore della mia e quindi non hanno nessuna scelta se non quella di vaccinarsi o rinunciare alle cure. Se avessi potuto viaggiare normalmente, grazie alle tariffe riservate ai sardi per la continuità territoriale avrei speso al massimo 200 euro tutto compreso. Provo rabbia anche perché ci sono voluti giorni di programmazione per trovare tutte le coincidenze: siamo vittime di un sistema folle. Ho lavorato diversi giorni all’organizzazione perché non è stato facile incastrare tutti i pezzi. Non solo: come libero professionista, se non lavoro non guadagno. E, considerando che sono rimasto fermo almeno due settimane, perdendo incontri e sopralluoghi con i clienti, il danno per me può arrivare fino a 10.000 euro. Carlo VallebonaPer resistere allevo le galline e coltivo l’ortoSono un’insegnante di scuola primaria. Ho evitato di vaccinarmi perché soffro di una malattia autoimmune che per ora si manifesta in modo lieve. Temo però che il vaccino possa influire negativamente sulla mia patologia e peggiorarne i sintomi. Lo specialista che mi ha in cura non ha mai apertamente negato la possibilità che questo possa succedere e il mio medico di famiglia mi ha detto solo che «si tende a vaccinare tutti» e che la mia patologia non è nella lista di quelle che prevedono l’esenzione. Ho deciso così di scegliere liberamente di non vaccinarmi e di tamponarmi, assumendomi (io sì) la responsabilità e i costi di questa scelta forzata. Ho quindi eseguito il tampone obbligatorio, recandomi in farmacia due volte alla settimana per mesi. Quando per la mia categoria si è presentato l’obbligo ho deciso di non vaccinarmi anche per difendere quel poco che resta della mia libertà. Tralascio il racconto di quanto sia stata dolorosa la mia decisione di lasciare, spero temporaneamente, lavoro e alunni.Ho chiesto l’aspettativa prima di essere sospesa dalla scuola per poter continuare a guadagnarmi il pane e un mio caro amico mi ha assunta provvisoriamente. Ma ora anche questo lavoro mi sarà negato. Lo Stato mi porta via il lavoro. Due volte, nel giro di due mesi. Ora questa mia posizione no vax è divenuta irremovibile, perché quello che mi motiva è il modo in cui siamo trattati dalle istituzioni. Mi motivano questi metodi coercitivi e la convinzione dei nostri governanti di poter lentamente ma inesorabilmente sottomettere il popolo facendogli dimenticare i propri diritti. Resisto anche per quanti hanno dovuto loro malgrado cedere al ricatto perché hanno un mutuo da pagare o figli da mandare a scuola. Io di figli non ne ho. Non ho mutui. Limiterò i miei consumi all’indispensabile, coltiverò il mio orto, alleverò le mie galline e resisterò, resisterò e resisterò finché il governo e le istituzioni non avranno cambiato il loro atteggiamento verso i cittadini.Michela Micheletto
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)