2020-09-12
«Gli intellettuali e critici italiani snobbavano papà»
Cristiana Pedersoli (Getty images)
La figlia di Bud Spencer: «Mio padre è celebrato nel mondo. Qui poco o nulla. Era estraneo a lobby politiche o dello spettacolo».Quando Roberto Benigni vinse l'Oscar con La Vita è bella, la rivista Time promosse un sondaggio internazionale per stabilire chi fosse l'attore italiano più famoso nel mondo. Benigni, la sua casa cinematografica, i suoi amici e supporter erano convinti che la gente avrebbe scelto il «toscanaccio», vista anche la notorietà acquisita con l'Oscar. E invece spuntò a sorpresa il nome di Bud Spencer, al secolo il napoletano Carlo Pedersoli. Quel gigante (1,94 di altezza, 110 chili di peso) era stato costretto ad americanizzare il suo nome (come aveva fatto Mario Girotti, mascherandosi da Terence Hill) per ragioni di «mercato internazionale del cinema». Con l'invenzione del western comico Bud era diventato più famoso persino di Rodolfo Valentino.«È vero - ci dice la figlia Cristiana Pedersoli (autrice di Bud, un gigante per papà, Giunti editore) - il nome d'arte era stato inventato almeno per due ragioni : il regista Giuseppe Colizzi ,che aveva investito tutte le sue risorse finanziarie in quell'impresa: temeva un flop e quindi cercava di tutelare la sua immagine professionale in caso di flop e poi perché si pensava che i nomi stranieri attirassero molto di più gli spettatori».Quindi non è vero che suo padre sia stato incoraggiato e aiutato da suo nonno, un celebre produttore cinematografico, Peppino Amato (che aveva finanziato anche la Dolce Vita di Federico Fellini, oltre ad aver prodotto il primo film di Vittorio De Sica, Rose scarlatte) ? «Assolutamente no. Mio nonno, un personaggio leggendario del cinema italiano, era morto da tempo quando mio padre si convinse a fare l'attore. Se fosse stato ancora vivo lo avrebbe però sicuramente aiutato perché stimava mio padre. Non è stato neanche facile fare entrare Bud in un set. Alla fine lo ha fatto perché era rimasto senza lavoro e aveva bisogno di soldi, anche se ripeteva spesso: «Io non sono un attore, non interpreto nessun personaggio, cerco di essere sempre me stesso, come esattamente sono nella vita». Nel suo libro lei scrive che suo padre era un uomo smodato in tutto. In che senso lo era? Se allude alla grande quantità di cibo che ingurgitava forse è vero, ma per il resto non ci sembra che coltivasse vizi e dipendenze particolarmente gravi, come la droga , l'alcol o altro? «Forse il termine smisurato vale solo per il cibo. Non sappiamo che cosa coltivasse quando girava in America Latina o altrove i suoi film (più di cento, lo ricordiamo). Non ci risulta che si dedicasse a vizi che comportano gravi rischi per la salute. Forse delle volte si lasciava trascinare dal gioco ma mia madre era sempre una sentinella attenta e rigorosa».«Mariucci», così veniva chiamata da Bud la figlia di Peppino Amato, era inflessibile con il marito e i figli (Giuseppe, Cristiana e Diamante), di cui si è sempre saputo poco. Eravate molto protetti dai cacciatori di gossip? «Mio padre era un bambinone, così lo definiva mia madre: era facile preda delle tentazioni, a volte anche delle più frivole, ma amava la sua famiglia e la proteggeva da tutti coloro che volevano raccontarne pettegolezzi o indiscrezioni, vere o inventate, da rotocalco rosa o dai social. Infatti non uscivano mai informazioni sulla nostra famiglia. Eppure si trattava di un personaggio pubblico noto in tutto il mondo. Molti non sapevano neppure che Bud avesse una moglie (da 60 anni ) e tre figli».Suo padre è stato un grande campione di sport, vincendo numerosi premi nel nuoto, nella corsa, nella pallanuoto (partecipò a due Olimpiadi); fu pilota di aerei e di elicotteri (con ben due brevetti), navigatore (anche con un rimorchiatore, che attrezzò come una casa viaggiante per le vacanze ), nel Mediterraneo e in altri mari; fu anche un prolifico musicista e un compositore (scrisse anche canzoni per Nico Fidenco e Ornella Muti) ), ma nella sua inquietudine fu anche un pessimo imprenditore…«Questo è vero. Si impegnò nei campi più disparati: creò una società aerea (la Mistral Air): si occupava di spedizioni di merci .Una società, che aveva quattro piccoli aerei, che venne poi venduta a Poste Italiane. Nel 1980 organizzò voli speciali per portare ai terremotati dell'Irpinia beni di prima necessità. Io avevo 18 anni e l'ho aiutato come potevo a preparare pacchi con coperte, alimenti e medicinali e poi anche - insieme a Giuseppe - a caricare un camion per portare beni di prima necessità nelle zone più impervie dell'Irpinia».Vi furono poi altre attività imprenditoriali (compresa un'azienda di moda per vestiti per bambini disegnati da lui) e i mille mestieri effettuati , sia in Italia che in America Latina.«Amava l'America Latina, dove visse e lavorò, in Brasile, Venezuela, Argentina, Colombia. Riuscì in Amazzonia a mettersi in contatto con gli sciamani, molte volte ha rischiato la vita perché ha conosciuto persone di tutte le risme. Lui ha vissuto molte vite movimentate, protagonista di sceneggiature di film che poi ha interpretato. Per il suo lavoro di attore andò in tutto il mondo, anche in Egitto per girare Piedone e la Cina, per due mesi». A quel punto della chiaccherata con Cristiana entra in campo Diamante, la figlia più piccola di Bud , oggi architetto, che ha vissuto 25 anni negli Stati Uniti (dove vive con un figlio diventato cittadino americano). Diamante ha accompagnato Cristiana a Bolsena (Viterbo), dove all'Arena Marconi veniva presentata un'edizione restaurata del film del padre (e di Terence Hill), Altrimenti ci arrabbiamo (regia di Marcello Fondato, 1974). Chiediamo alle due sorelle quale film amava di più Bud. Entrambe hanno risposto Piedone d'Egitto (regia di Steno, 1980). Le ragioni? Forse perché tutta la famiglia (compresa la piccola Diamante) si era trasferita per due mesi interi al Cairo e in altre località egiziane.Siete contente che vostro padre venga celebrato nei quattro continenti ? Risponde Cristiana: «Mio padre ha avuto in vita decine di importanti riconoscimenti, come i David di Donatello, la cittadinanza onoraria di Napoli. È stato insignito del titolo di Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica; è stato ambasciatore dell'Unicef per la difesa dei diritti del minori e centinaia di premi».Ma dopo la sua scomparsa, in Italia e all'estero ? «Bud non era considerato un grande attore dagli intellettuali, dai critici cinematografici, dagli addetti ai lavori, con una sola eccezione: il regista Ermanno Olmi (con cui ha girato un film) lo ha sempre apprezzato molto. Lo testimonia anche una lettera che ha scritto dopo la sua scomparsa. Forse solo Umberto Eco ha espresso nei suoi confronti un giudizio positivo su un settimanale. Gli omaggi più importanti sono venuti però dall'estero. Ad esempio, a Budapest è stata inaugurata una statua in grandezza naturale: parchi e strade intitolate al suo nome si trovano in diverse nazioni; emissioni di francobolli, con la sua immagine, sono state promosse in Germania e in altri paesi, comprese le Isole Salomone, in Oceania . E poi si sono registrate un diluvio di manifestazioni, festival ,eventi che portano la sua immagine e il suo nome».E in Italia ?«Poco, molto poco . Una statua sul lungomare di Livorno nel personaggio di Bulldozer e qualche strada in poche cittadine. I riconoscimenti più importanti, in vari modi, come ho detto, sono venuti dall'estero. Forse bisogna ancora aspettare, come è avvenuto per Totò, che è stato valorizzato dopo anni dalla sua morte , anche da molti intellettuali che prima lo snobbavano. Non c'è da meravigliarsi. Bud Spencer faceva solo divertire e non faceva parte di alcuna lobby politica o dello spettacolo».