
La scienza dei rapporti carnali è solo una scusa per sdoganare perversioni e ridurre l'eros a prestazione. Ma abbattuti tutti i tabù non c'è nessuna liberazione, bensì il Kamasutra, manuale d'uso della civiltà che inventò la prostituzione sacra delle bambine.La sessuologia, la sociologia e l'antropologia studiano rispettivamente il sesso, la società e il comportamento umano. Correggo. Dichiarano di studiare queste cose, in realtà le modificano. Quelli che osservano le anatre si nascondono in un capanno e basta uno starnuto perché tutta l'osservazione salti. Che l'osservazione possa essere neutra, oggettiva, e talmente rispettosa da non modificare il fenomeno l'osservato è un'idea troppo ingenua per credere alla buona fede di chi la professa.Sessuologi, antropologi, sociologi e aggiungiamo anche psicologi sociali possono modificare la società attraverso un'osservazione che sembra oggettività. Fanno un'analisi che viene poi studiata e otteniamo così «l'esperto», alfa e omega della nostra epoca isterica che ha perso non solo la via alla verità, ma anche il concetto stesso di verità.L'andrologo e il ginecologo sono i due specialisti dell'apparato riproduttivo maschile e femminile che hanno competenze di fisiopatologia, endocrinologia, diagnostica e clinica nei due ambiti, esattamente come l'ingegnere ha competenze di meccanica e il diabetologo sa calcolare il dosaggio dell'insulina. Ma queste conoscenze di questi veri esperti non danno loro una maggiore voce in campo etico, perché dovrebbero? Nessuno di costoro pretende di cambiare la moralità o il costume. Un meccanico sa riparare un'auto, non per questo viene consultato per redigere il codice della strada. Inoltre, nelle facoltà che formano questi veri esperti le varie correnti politiche sono presenti in percentuale analoga al resto della popolazione. Le facoltà di sociologia, antropologia, sessuologia e psicologia sociale, invece, presentano un'impressionante uniformità di fede politica, in area marxista, postmarxista, pseudomarxista, e questo spingerebbe noi bifolchi malpensanti e complottisti a pensare che non si tratti di scienze e nemmeno di pseudoscienze, bensì di banali sistemi di comunicazione asimmetrica (io sono l'esperto e tu non sei nulla) per manipolare e destabilizzare un sistema odiato. Il sessuologo finge di spiegarti come si fa sesso, in realtà cambia la società. Il sesso è diverso da persona a persona, da volta a volta. Siamo perfettamente in grado di scoprirlo da soli. Chi spiega «come si fa e come si potrebbe fare» nella migliore delle ipotesi si limita a essere fastidioso e sgradevole come chi ti dice la soluzione delle parole crociate, in realtà sta facendo un danno ben maggiore: sta levando due degli elementi chiave. Primo, leva la scoperta, scoperta nel senso letterale di levare i veli, scoperta che è ogni giorno diversa, perché ogni volta è diversa. Secondo - ancora più grave -, leva fede in sé stessi. Il sesso è una cosa che bisogna «conoscere», lui, l'esperto, sa le cose e tu no, tu non puoi che essere un mediocre. La sessuologia è il secondo campo - il primo sono i giornali femminili - dove la gente paga per comprare complessi di inferiorità, complessi assolutamente ingiustificati ma che si piantano nell'anima. Il primo a rompere l'anima con la scempiaggine che se non conosci la tecnica non ti diverti, riducendo la sessualità a tecnica, a strofinio, è il Kamasutra, manuale per anoressiche contorsioniste di una noia abissale. Gli affreschi dei bordelli di Pompei sono nettamente più interessanti. Per motivi che mi sono rimasti oscuri, una delle numerose sbronze del '68 è stata quella per il Kamasutra. La civiltà indiana è stata magnifica in molti campi, ma non in quello sessuale, perché non aveva scoperto la base della sessualità, il pilastro senza il quale tutto crolla: il consenso. La magnifica civiltà indiana permetteva la prostituzione sacra, bambine di nove anni vendute in cambio di denaro, o spesso solo di benedizioni, cedute al postribolo del tempio come devadasi. In India una bambina poteva diventare la moglie di un cinquantenne ed essere poi bruciata con lui sulla sua pira funebre.Davanti al Kamasutra e alle immagini erotiche dei templi i sessantottini hanno squittito la loro ammirazione per la meravigliosa libertà senza tabù. È la libertà di stuprare, geni, la libertà di possedere corpi comprati, privi del diritto di ribellione. È il sogno erotico di un dodicenne che diventa realtà. Trovo infinitamente più sexy San Paolo che instaura il concetto che manca alle epoche antiche: il consenso. Nella rigida e bigotta civiltà cristiana lei sarà la sola donna di un solo uomo, non potrà essere una bambola da maneggiare con altre bambole dal padrone come nel Kamasutra. Non passerà da un cliente a all'altro a subire di tutto sotto lo sguardo di una qualche dea. La rigida e bigotta civiltà cristiana ha seppellito il sesso sotto una montagna di tabù, così che la scoperta di ogni singolo centimetro di pelle diviene un'esperienza paradisiaca. Il primo sessuologo è stato tale Alfred Kinsey, tizio laureato in entomologia, che scrisse con suoi collaboratori i «Rapporti Kinsey», Il comportamento sessuale dell'uomo e Il comportamento sessuale della donna, pubblicati rispettivamente nel 1948 e nel 1953 negli Stati Uniti. La ricerca era stata finanziata sin dal 1940 dalla Rockefeller foundation. Perché diavolo i Rockefeller, invece che usare i loro quattrini per velieri a cinque alberi e ostriche, cavalli di razza e Brunello di Montalcino, li spendono per pagare un entomologo, uno che studia gli insetti? Un medico non ce l'avevano? Il giornalista James Jones in una biografia di Kinsey dimostra che si trattava di uno stupratore seriale, che non era possibile essere suo collaboratore senza partecipare alle sue orge. Che fosse un pedofilo e abusatore di bambini lo scrive lo stesso Kinsey, studiando l'orgasmo anche in lattanti, costretti a restare ore nelle sue mani a subire manipolazioni dei genitali, e lanciandosi anche con bambini più grandi. «Se la bambina non fosse condizionata dall'educazione, non è certo che approcci sessuali del genere (con adulti, ndr) la turberebbero. È difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che sia condizionata dall'educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o nell'avere dei contatti sessuali ancora più espliciti», scrive Kinsey. Il Rapporto Kinsey non parla di concepimento, dell'affettività necessaria per diventare padre e madre, ma descrive sesso anaffettivo e gelido, è un ammasso di affermazioni costruite ad arte, con un fiume di denaro dato dalla fondazione Rockefeller, per levare l'etica e l'affettività dalla sessualità. Ma etica e affettività non possono essere tolte alla sessualità, perché la sessualità può dare la vita e può distruggere.Il Rapporto Kinsey sembra serva a cominciare la lunga marcia di sdoganamento e normalizzazione delle devianze principalmente della pedofilia. Vi si trova scritto che circa il 10% della popolazione ha avuto episodi omoerotici e coloro che hanno comportamenti solamente omoerotici sono il 4%. False affermazioni che stanno alla base del vittimismo e delle rivendicazioni Lgbt: se fossero il 10%, il 10% dei posti di lavoro dovrebbe essere riservato a loro. In realtà, se consideriamo la vera percentuale, 2%, gli omosessuali sono normorappresentati in molti ambiti, e sovrarappresentati in altri (moda, politica, spettacolo, giornalismo): non si tratta di una categoria perseguitata, ma il contrario. Molte devianze sono serenamente descritte da Kinsey come normali. Negli anni in cui è stato raccolto il materiale per il suo rapporto, gli uomini erano in guerra. I questionari sono stati somministrati agli unici uomini disponibili, i carcerati, spacciati come un campione casuale. Il Rapporto Kinsey ha avuto un'importanza enorme. Lanciato con fiumi di denaro (ma guarda) ha cambiato la società, reso il sesso anaffettivo descrivendolo in modo ascientifico, ma in maniera che sembri scienza.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





