2022-05-07
Gli enti pubblici insistono a imporre i bavagli
Malgrado Renato Brunetta si sia limitato solo a raccomandare l’uso delle mascherine, ogni amministrazione decide a proprio piacimento. Il Cub contesta: «Per costringere all’utilizzo serve una legge». L’avvocato: «È una violazione. Non c’è neanche stato d’emergenza».Il ministro della Funzione pubblica si era limitato a raccomandare, seppur calorosamente, di tenere ancora addosso le mascherine al chiuso, eppure le singole amministrazioni fanno a gara a chi le impone con più vigore. Nella circolare del 29 aprile, Renato Brunetta ha precisato che «non sussiste alcun obbligo specifico» all’utilizzo da parte del personale «nei luoghi al chiuso pubblici o aperti al pubblico», però dall’Agenzia delle entrate alle Poste, passando per le Regioni si è preso alla lettera quell’invito ad adottare le misure che ciascuno «ritiene più aderenti alle esigenze di salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro». Quel che accade, perciò, è che mentre per ordinanza del ministro della Salute rimangono «non oltre il 15 giugno» le Ffp2 solo sui mezzi di trasporto pubblico, in cinema, teatri, eventi sportivi al chiuso, e le chirurgiche a scuola, nelle strutture sanitarie ed Rsa, i lavoratori del privato sono costretti a indossarle fino al termine di giugno e lo stesso capita per molti dipendenti pubblici. L’Agenzia delle entrate, addirittura, ha sottoscritto con i sindacati un protocollo nazionale, di cui La Verità ha parlato ieri, imponendo le Ffp2 per tutta l’estate. Le regole interne vanno mantenute fino al prossimo 30 settembre, gli impiegati del Fisco devono cambiare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie ogni quattro ore e chi non sottostà alle regole rischia sanzioni. Misure ancora più rigide di quelle adottate dalle parti sociali per le imprese private, paradossali perché hanno mantenuto un protocollo dell’aprile 2021, ma che almeno termineranno il 30 giugno salvo ripensamenti. Poste italiane, il 29 aprile ha informato i dipendenti che l’obbligo di mascherina «permane, quale misura di prevenzione e fino a diversa disposizione aziendale». Non c’è solo raccomandazione pure nella circolare della Regione Veneto che ha confermato fino al 31 maggio «l’obbligo di indossare in tutti i luoghi di lavoro i dispositivi di protezione delle vie respiratorie». Maria Teresa Turetta, segretario nazionale del sindacato Cub del pubblico impiego ha inviato una diffida al direttore del personale, ricordando che la mascherina è un presidio sanitario e «affinché si possa imporre l’uso di un trattamento sanitario è necessaria una legge», ma i dipendenti della Regione amministrata da Zaia continuano a doverla indossare. In Emilia Romagna «tutte le misure di sicurezza sono prorogate in via prudenziale fino al 30 giugno prossimo e resta al momento l’obbligo delle mascherine Ffp2 in ufficio» per il personale amministrativo e delle agenzie regionali. Misure disposte il 25 marzo dal direttore generale della Regione, Francesco Raphael Frieri, e che non state cambiate dopo la fine dello stato d’emergenza, nemmeno in seguito agli «allentamenti» del 1 maggio. L’Istituto superiore della sanità raccomanda, non impone l’uso dei dpi tranne «nel caso di eventi e convegni in luogo chiuso, dove resta obbligatorio l’utilizzo del dispositivo di protezione Ffp2». Il ministero della Cultura ritiene «fortemente raccomandato» l’uso di mascherine per chi lavora in stanza con altri colleghi o a contatto con il pubblico, negli ascensori e nelle riunioni in presenza e invita i datori di lavoro «ad adottare le ulteriori misure che si riterranno più aderenti alle esigenze di salute e di sicurezza». Come dicevamo, ciascuna amministrazione si è cucita disposizioni a proprio piacimento e nel giro di pochi giorni vedremo in quanti luoghi chiusi saranno sempre imposti i bavagli. Il servizio di prevenzione e protezione esterno del Comune di Milano, il 1° maggio ha inserito tra le misure di prevenzione da contagio pandemia le mascherine chirurgiche per gli uffici aperti al pubblico, nelle riunioni se non c’è debita distanza, per i custodi dei musei, nelle biblioteche.Per gli appartenenti alla Pubblica sicurezza, il ministero dell’Interno ha previsto le Ffp2 «nelle attività lavorative che prevedano assembramenti stabili e durevoli» e, curiosamente, «per le attività al chiuso degli orchestrali della polizia di Stato», ma avverte pure che le misure potranno «essere rimodulate sulla base degli specifici contesti lavorativi e delle peculiarità locali, a cura dei datori di lavoro». Quindi ampio spazio di manovra per allargare le restrizioni, nel caso in cui qualche dirigente o dipartimento ravvisi la necessità di imporre diversi utilizzi delle mascherine. «L’accordo con i sindacati, le indicazioni delle singole amministrazioni, vanno in palese violazione dell’articolo 85 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (è vietato comparire mascherato in luogo pubblico, ndr) e dell’articolo 5 della cosiddetta legge Reale, senza che ci sia più uno stato di emergenza», osserva il penalista Alberto Poli. Assieme ad altri colleghi e a un medico, tutti del Comicost, il comitato per le libertà costituzionali, ogni settimana cura la rubrica L’avvocato risponde, tre ore di diretta social su questioni legate a risarcimento danni da green pass, da mascherina e molto altro ancora. Aggiunge: «Non dimentichiamo che ci sono lavoratori che da due anni utilizzano mascherine, con tutte le problematiche legate a tenersi sulla faccia simili dispositivi. E un provvedimento disciplinare, per inadempienza all’obbligo, può portare anche al licenziamento».
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)