2021-01-23
Gli ammortizzatori sociali di Conte hanno fatto felici i suoi cognati chic
Grazie a Cura Italia e Rilancio Italia, i fratelli della compagna di Giuseppi hanno intascato la Cig. Eppure non sono solo dipendenti, ma anche proprietari del gruppo. Che ha 11,5 milioni di debiti con il CampidoglioAnche se la sua vera famiglia, forse, con tutto il tempo che ci passa a Palazzo Chigi, è Rocco Casalino, va detto che anche Giuseppe Conte non sfugge alla battuta di Ennio Flaiano, per il quale l’Italia «è un popolo di santi, poeti, navigatori, ma soprattutto di nipoti e cognati». Come noto, il premier ha una compagna di nome Olivia Paladino, ricca ereditiera metà romana e metà svedese, che tra le proprietà di famiglia vanta un albergo in via Veneto. Ebbene, anche la sorella e il fratellastro di Donna Olivia hanno beneficiato della cassa integrazione Covid, come un concierge o una cameriera qualsiasi, nonostante anch’essi non siano esattamente due proletari. Potenza dei dpcm del sedicente «avvocato del popolo», che più passa il tempo e più invece sembra l’avvocato della famiglia. Famiglia allargata, ovviamente, perché i tempi sono quelli che sono. A scoprire questa lieta vicenda familiare nella valle di lacrime del lockdown dei pubblici esercizi, con migliaia di bar, ristoranti e alberghi che hanno dovuto chiudere i battenti, è stato Franco Bechis sul Tempo di Roma. Da esperto studioso di visure camerali e bilanci, Bechis ha trovato che la Immobiliare Roma Splendido, una srl romana che tra le sue proprietà annovera anche i muri dell’Hotel Plaza di via del Corso, ha tra i suoi dipendenti anche Cristiana Paladino, sorella di Olivia e figlia di Cesare, e il fratellastro Shawn John Shadow, figlio della «suocera» di Conte, Ewa Aulin. Ebbene, dal primo luglio 2017, quindi quasi tre anni prima che si manifestasse la pandemia cinese, Shawn e Cristiana sono stati assunti dalla società di famiglia con, rispettivamente, 59.473 euro e 62.621 euro di stipendio annuo, come segretari di direzione a tempo indeterminato. Quando l’albergo è stato travolto, come molti, dalla crisi del coronavirus, i dipendenti della società sono stati messi in cassa integrazione, in base a quei decreti Conte dai nomi vagamente megalomani come il Cura Italia e il Rilancio Italia. Solo che tra i nove dipendenti della Immobiliare Roma Splendido che hanno preso la cassa Covid ci sono anche i due figli del proprietario. Per carità, si tratta di assegni a carico dello Stato che non vanno sopra i 1.000 euro, e sicuramente anche Cristiana e Shawn ne avranno avuto diritto, perché se così non fosse stato il cognato-avvocato-professore-decretatore non avrebbe consentito ai cognatini un abuso del genere. Resta però il fatto che prendere la cassa Covid da parenti acquisiti di colui che l’ha inventata e decisa non è di eleganza commisurata ai cappottini di Donna Olivia e neppure agli stucchi della hall del Plaza. E anche nei confronti dei dipendenti, quelli veri, quelli che non possono dare del tu al titolare e neanche mettergli le braccia al collo, non è una faccenda che si presenti benissimo. Immaginiamo l’imbarazzo della first lady Olivia - così timida che quando vide le telecamere delle Iene mentre scorrazzava per il centro in quarantena chiamò i carabinieri della scorta - quando i fratelli le avranno chiesto notizie della cassa integrazione Covid. E immaginiamo la risposta del premier quando gli avranno domandato se potevano chiederla anche loro: «Acconsentiamo». Per altro, va anche detto che i due cognatini sono titolari delle quote di controllo, insieme a Olivia, di tutto il gruppo Paladino, attraverso la holding capogruppo Agricola Monastero Santo Stefano Vecchio srl. Il 47,5% della proprietà del gruppo è in mano proprio a Olivia Paladino, come ha ricostruito Il Tempo, una quota eguale è in mano alla sorella Cristiana e il 5% a Shawn John. Non capita spesso, come spiegano vari commercialisti, che la cassa integrazione sia concessa anche a chi è tra i proprietari, ma qui le quote azionarie sono nella capogruppo e non nella società che ha chiesto i trattamenti integrativi. Inoltre, come confermano all’Inps, se il socio è anche lavoratore, si può chiedere. Tuttavia, anche qui, a voler dare per scontato che sarà tutto in regola, c’è un problema di opportunità grande come una casa. Già ai tempi della prima quarantena è esploso il problema di coloro che hanno un piccolo bar, o un ristorante, e che magari lo controllavano con la classica società semplice tra moglie e marito e ci lavoravano dentro. Ebbene, costoro, e sono decine di migliaia di esercenti, non potevano prendere la cassa integrazione perché figuravano come imprenditori e magari anche come datori di lavoro, perfino se avevano un unico dipendente e magari era un parente anche quello. A queste persone quei soldi avrebbero fatto davvero comodo, ma non li hanno avuti. Non si erano fatti furbi per tempo.Tornando alla famiglia Paladino, va detto che Olivia è dipendente di un’altra società di famiglia, ma al momento non risulta in cassa integrazione. La Immobiliare di Roma, per altro, non se la passa bene, perché aveva un debito di 15,5 milioni con Unicredit, banca di solito inflessibile, che però recentemente si è accontentata di 4,5 milioni e ha rinunciato al resto. Poi ci sono ancora 27 milioni di debiti con l’Agenzia delle Entrate, in gran parte con il Comune di Roma (addirittura 11,5 milioni di euro tra Imu e Tasi). Poco prima di Natale, poi, Cesare Paladino ha ottenuto la revoca della sentenza di patteggiamento a un anno e due mesi di reclusione con l’accusa di peculato per non aver versato 2 milioni di euro di tassa di soggiorno al Comune tra il 2014 e il 2018. Una revoca resa possibile dal decreto Rilancio del genero, che ha derubricato il reato a illecito amministrativo. Se continua così, non solo a Roma, ci sarà la fila davanti a Palazzo Chigi per dare una famiglia a San Giuseppi.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)