2022-10-02
Gli alberi con le scarpe al posto dei frutti
Non è raro vedere calzature che dondolano dai rami degli arbusti vicini alle rampe da skateboard. A lanciarle lì sopra, ma anche su lampioni e cavi elettrici, sono i ragazzi che si dilettano in salti e acrobazie. E che festeggiano così le esibizioni meglio riuscite.In città gli spazi per gli skaters non sono molti, ma sempre meglio di quando rollavano i miei che usavano la piscina dei vicini di casa. Quando loro erano giovani la gente aveva paura di uscire la sera, c’erano i terroristi che sparavano e i fascisti che picchiavano. O almeno così raccontano. Ma il fascismo non era morto con Mussolini in Piazzale Loreto? Il comunismo si è estinto con la caduta del Muro di Berlino e la frammentazione dell’Unione Sovietica. Tranne che a Cuba e in Cina. E a casa nostra, poiché mio nonno si dice ancora comunista, la mattina mi fa andare in edicola a comprare Il Manifesto, quotidiano comunista. E così noi nati digitali ancora sappiamo canticchiare Bandiera rossa e Internazionale. I miei amici ridono sempre quando le intono, per loro è come se cantassi la Cinguetti o il Quartetto Cetra. Noi ragazzi non siamo così politicizzati, tutta la politica è soltanto un modo per ottenere qualcosa, non ci crediamo e infatti i più grandi che vanno a votare non sanno mai cosa scegliere, è difficile scegliere, meno male che io sono ancora giovane per doverci andare, ma presto toccherà anche a me.Gli skaters ora hanno i loro campetti di cemento dedicati dove potersi vedere ed esercitare. Ma ci sono anche spazi in centro dove ogni tanto ci ritroviamo e dove possiamo sostare, sempre che non ci siano quei vigili rompiscatole che ci tengono a far rispettare le regole alla loro maniera. Altri invece ci tollerano e poiché non rompiamo nulla, anzi, ci impegniamo a tenere pulita la piazza, ci lasciano fare. Ma non sempre ci va di lusso.Così appena finita la scuola qualcuno fa i compiti e poi vieni qui verso le quattro. Altri invece si prendono un panino e una coca e poi vengono qui subito. Ci sono anche le ragazze che skeitano, con le loro piccole gambe sono molto tecniche, non fanno le giravolte come noi maschi, i più abili soprattutto, ma è come nel calcio: sono molto attente e rapide nei movimenti.Alcune hanno anche iniziato a gareggiare, piccoli circuiti qui intorno, in provincia e in altre città della regione. Talora però basta viaggiare un paio di ore ed è già un altro mondo. Uno degli skaters anziani, anche se a lui non lo possiamo dire, si fa chiamare Buddha. Ha trentaquattro anni e viene qui tutti i giorni, anzi si può dire che sia il custode. Lavora come operaio in fabbrica e appena finisce viene qui, non ha una famiglia, la sua famiglia siamo noi qui al park. Buddha ci dice sempre di divertirci ma di non fare come hanno fatto tanti suoi coetanei che si drogavano in discoteca, e alcuni sono morti. Noi lo ascoltiamo ma poi alziamo le spalle e ce ne andiamo. Forse nessuno di noi, guardandolo, vorrebbe mai diventare come lui, anche perché trentaquattro anni sono tanti, per noi un vecchio ha vent’anni, figuriamoci oltre. Eh!Buddha dice che la scuola è importante, lui quando aveva la nostra età non gli importava e alla fine è andato a lavorare per avere subito i soldi in tasca e diventare indipendente. Ma poi, dice, poi l’ho rimpianto perché se continui a studiare puoi fare dei lavori migliori e non lo stesso lavoro, come lui, per tutta la vita. Io in effetti non vorrei proprio fare lo stesso lavoro, e pure pagato male, per tutta la vita. Ma queste sono cose che noi ragazzi non ci pensiamo, noi ci vogliamo divertire, ci piacciono le ragazze carine, la musica, bere insieme e skeitare. Punto. Il resto semmai arriverà.Attorno al nostro park ci sono dei grossi alberi con la corteccia maculata. Pare si chiamino platani, sono molto alti e anche una quercia, l’albero più grande. Proprio sulla quercia ci lanciamo le scarpe usate, è diventato il nostro shoe tree, o albero delle scarpe. È un’abitudine di noi skaters in giro per il mondo, ci sono alberi delle scarpe in molte città, a New York, a Berlino, a Londra, anche a Tokyo. C’è un giornalista che è stato qui per scattare delle foto all’albero e intervistarci. Ci siamo sentiti come gli animali allo zoo, mancava solo che ci portasse un pacchetto di noccioline salate. Ci ha raccontato che questa usanza nasce negli Stati Uniti per colpa di un serial killer di bambini che appendeva le scarpe delle vittime sui rami degli alberi, che storia! Ma nessuno di noi gli ha creduto. Buddha dice che gli alberi sono importanti, il Buddha storico infatti si è illuminato, 2.500 anni fa, sedendo per giorni sotto un grande albero nelle foreste dell’India. Noi mica ci vogliamo illuminare, gli urliamo, ridendo, ma lui è serio. Buddha è spesso troppo serio, forse la vita a trentaquattro anni è terribilmente seria, chissà. Noi comunque ai nostri alberi vogliamo bene, infatti non ci scriviamo niente sopra, e li rispettiamo, li salutiamo anche quando arriviamo o ce ne andiamo, al tramonto. E poi il nostro albero delle scarpe è sempre più bello. Attualmente sostiene sui suoi rami ben quarantotto paia di scarpe legate per i lacci, ma entro fine anno forse saranno già cento.