2020-11-03
Giuseppi usa le Camere come foglia di fico
Il presidente del Consiglio finge di coinvolgere il Parlamento, ma prosegue con i dpcm. E così si difende dagli attacchi interni e da chi lavora al governo di unità nazionale. Nicola Zingaretti prova a ingabbiarlo: «È la convergenza politica che auspichiamo».«Il governo è consapevole della sua piena responsabilità», ha detto ieri il premier, Giuseppe Conte, quasi più a convincere sé stesso che il Parlamento a cui si stava rivolgendo con la scusa di spostare sul piano della democrazia la scelta di un nuovo eventuale lockdown. Premessa: la firma del dpcm odierno uscirà ovviamente dalla penna di Conte e le risoluzioni votate ieri alla Camera e al Senato sono palesemente servite per scaricare un po' di responsabilità nel tentativo di uscire dal sacco politico nel quale lo stesso Conte si era infilato. Un Parlamento che è ormai una foglia di fico. Troppe decisioni non supportate dai numeri, dalle statistiche e soprattutto dalla capacità economica di sostenere gli stop imposti alle attività produttive stanno creando agitazione nella maggioranza. Pd e parte anche della maggioranza 5 stelle hanno preso il telefono e avvisato il premier che a forza di editti si comanda solo se le cose vanno bene. Di fronte a un'epidemia e a un inverno incandescente è meglio condividere il più possibile le colpe con le altre forze politiche. Da Italia viva fino al centrodestra. Da qui la mossa di usare il Parlamento come scudo. Di fronte alle prossime tensioni di piazza e alle proteste per i mancati ristorni. Perché il Pd sa già che le promesse contenute nell'ultimo dpcm andranno in gran parte disattese. Sa che sindaci e governatori hanno bisogno di riallinearsi politicamente per tirarsi fuori dal caos di una gestione centrale che vorrebbe gestire tutto senza esserne in grado. Così da un lato Conte ha capito di non poter tirare ancor di più la corda e dall'altro di dover accettare l'invito ad aprire spiragli a un ipotetico governo di salute nazionale. Di cui ieri si è fatto latore Gaetano Quagliariello, sempre pronto a mediare. Ma non c'è solo lui. «Importanti segnali di collaborazione alla Camera. Bene questa prima convergenza politica che da tempo auspichiamo. Perché la lotta al Covid si vincerà insieme, dalla stessa parte. Possiamo salvare l'Italia e il suo futuro se saremo capaci di resistere, combattere e agire uniti», ha commentato senza troppi giri di parole il segretario, Nicola Zingaretti. Mentre ancora più esplicito è stato il capogruppo dem, Luigi Zanda. «Mi rivolgo personalmente a lei presidente. Faccia vedere che si muove con costanza, chiami e richiami i leader dell'opposizione, insista. Se le opposizioni hanno proposte lei inserisca nei programmi del governo. Nulla deve rimanere intentato. Persino Grecia e Turchia erano pronti a farsi la guerra e ora hanno fatto fronte comune di fronte alla catastrofe di un terremoto», ha detto il senatore. Al di là dell'infausto esempio di Grecia e Turchia, pure Zanda sa bene che Conte d'ora in avanti sarà costretto a camminare sul filo di una sciabola. Se cercherà di ignorare le istanze del Pd perderà la copertura, se aprirà troppo al progetto di unità nazionale si taglierà (politicamente parlando) la testa da solo. Tenere l'equilibrio sarà difficile. Anche se il tentativo già lo si intuisce con lo scaricabarile nei confronti del ministro della Salute, Roberto Speranza. Ad esempio, l'inserimento di una Regione all'interno di una delle tre aree di rischio, con la conseguente, automatica applicazione delle misure previste per quella specifica fascia, avverrà con ordinanza del ministro della Salute e dipenderà esclusivamente e oggettivamente dal coefficiente di rischio raggiunto dalla Regione, all'esito della combinazione dei diversi parametri certificati dall'Iss. Nel cercare nuovi equilibri di governo, Conte non si è però dimostrato totalmente passivo. Non è un caso che ieri per smarcarsi dalla morsa del Pd abbia deciso di aprire a Confindustria. Dopo la proposta di un tavolo alle opposizioni - caduta nel vuoto per ora -, il premier ha teso la mano al suo «nemico» Carlo Bonomi. Per affrontare la crisi economica, ha spiegato Conte nel corso delle comunicazioni a Camera e Senato, «è necessario un nuovo patto tra pubblico e privato e una nuova strategia della presenza pubblica nell'economia, che non ostacoli il mercato, ma che lo sappia indirizzare». Una manifestazione di buone intenzioni concertative che richiama alla mente la proposta di un «nuovo grande Patto per l'Italia» che il presidente degli industriali, Carlo Bonomi, ha lanciato nella sua prima assemblea lo scorso 29 settembre. «Nessuno può sentirsi esonerato da questa sfida di portata storica», ha concluso Conte . «Rinnovo il mio invito a tutte le forze, a tutte le energie del Paese: restiamo uniti, a dispetto delle proprie convinzioni, nei valori a fondamento del quadro costituzionale». Il placet di viale dell'Astronomia al blocco ai licenziamenti fino a marzo e la contestuale estensione della Cig Covid, a patto che sia a carico dello Stato, potrebbe essere la nuova base del dialogo. Purtroppo e vale per tutte le parti in causa, al momento le uniche proposte finite sui tavoli sono grandi desiderata uniti a tanto debito pubblico. Tradotto: siamo nelle mani della Provvidenza.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)