2020-07-30
Giuseppi incassa i superpoteri e passa all’attacco delle opposizioni
Maria Elisabetta Casellati (Ansa)
Stato d'emergenza prorogato fino a ottobre. Maria Elisabetta Casellati mette in riga il premier: «Così viene meno la democrazia».Più che uno stato d'emergenza, è uno stato d'assedio: Giuseppe Conte in 48 ore di dibattito in Parlamento, tra Senato e Camera, riesce nell'impresa di farsi attaccare dall'opposizione, (e fin qui ci siamo), dalla maggioranza (che lo ha messo spalle al muro con una risoluzione che è una vera e propria censura del comportamento tenuto fino ad ora dal premier), e perfino dalla seconda carica dello Stato. Partiamo da ieri mattina, quando la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, esponente di Forza Italia, pronuncia una vera e propria requisitoria nei confronti di Conte. La Casellati, che già qualche settimana fa aveva lamentato che le camere sono diventate «le invisibili della Costituzione», è letteralmente scatenata: «Durante l'emergenza coronavirus», dice la presidente del Senato, «è mancata la consultazione preventiva del Parlamento. Una questione di metodo democratico su cui pesa, certamente, l'avere gestito tutte le fasi dell'emergenza con un ricorso esagerato a Dpcm, emanati senza preventiva e dovuta consultazione con un voto del Parlamento. Nelle settimane successive il governo ha utilizzato il voto di fiducia come strumento ordinario», aggiunge, «per approvare i decreti legge di natura economica. Così viene meno la democrazia parlamentare». La Casellati prende ad esempio l'iter del decreto Rilancio, approvato con il voto di fiducia alla Camera e arrivato al Senato senza la possibilità di alcuna modifica: «Non è immaginabile», attacca la Casellati, «che su un provvedimento di circa 300 articoli, che è sostanzialmente una manovra di bilancio, il Senato non abbia toccato palla. Palazzo Madama, al pari della Camera, non può essere un convitato di pietra nella elaborazione delle principali strategie per rilanciare il paese. Soprattutto adesso che, per accedere al Piano per la ripresa approvato nei giorni scorsi a Bruxelles, l'Italia è chiamata a predisporre ed attuare un progetto di riforme importanti e strutturali. Spetta solo al Parlamento offrire al governo linee di indirizzo vincolanti per ricostruire il Paese. Su questo non si può transigere. Abbiamo bisogno subito, adesso», è il monito della seconda carica dello Stato, «di interventi fiscali, finanziari ed economici importanti . Abbiamo bisogno di mettere soldi in tasca agli italiani. Abbiamo bisogno di lavoro, lavoro, lavoro, non di misure assistenziali o di legislazioni di emergenza».Maria Elisabetta Alberti Casellati, che è stata presidente della terza commissione del Csm per l'accesso in magistratura e per la mobilità, non si lascia sfuggire l'occasione per esortare le forze politiche a intervenire sul nodo giustizia. «Oggi», avverte, «è più che mai evidente anche all'interno del Csm, con una riforma ormai non più rinviabile». Sulla scuola, la Casellati non fa sconti al governo: «La scuola», ammonisce la seconda carica dello Stato, «a settembre deve riaprire per tutti, senza se e senza ma. Il governo deve farsi carico delle proprie responsabilità, non delegarle ai presidi o alle famiglie, con il rischio di creare inaccettabili discriminazioni tra studenti di serie A e studenti di serie B».A Conte si sarà spettinato il ciuffo, ascoltando le parole della Casellati. Ma una critica severa all'utilizzo smodato dei Dpcm arriva anche dalla maggioranza, che non a caso, nella risoluzione sulla proroga dello stato di emergenza, ha imposto a Giuseppi di tornare a confrontarsi con il Parlamento e di limitare al massimo l'utilizzo di questo strumento: «Ci stiamo impegnando», dice in aula alla camera il deputato del Pd Stefano Ceccanti, «sul via libera a un'emergenza di tipo nuovo, come tale non comparabile alla precedente, come ben chiarito dalla risoluzione di maggioranza. Nuova perché con tempi brevi e certi, perché basata sull'assoluta preminenza di norme primarie e sul carattere recessivo dei Dpcm, perché il Parlamento», aggiunge Ceccanti, «non potrà e non dovrà subire le forti limitazioni di questi mesi».E Giuseppi? L'avvocato del popolo tenta una difesa disperata attaccando le opposizioni: «La proroga dello stato di emergenza», sottolinea Conte in Aula, «se si epura la discussione da posizioni ideologiche, è una scelta inevitabile, per certi aspetti obbligata, fondata su valutazioni squisitamente tecniche. Non sto dicendo ovviamente che è preclusa una valutazione politica, anzi oggi vi viene richiesta, ma voglio dire che il governo sta operando questa valutazione sulla base di mere istanze organizzative, operative, non certo perché si vuole fare un uso strumentale per atteggiamento liberticida, reprimere il dissenso o ridurre la popolazione in uno stato di soggezione. Sono affermazioni gravi che non hanno nessuna corrispondenza nella realtà. Se non si condivide la necessità di prorogare l'emergenza», aggiunge Conte, «lo si dica in modo franco al governo ma non si faccia confusione sulla popolazione, perché oggi sui social c'è qualche cittadino convinto che prorogare lo stato d'emergenza significhi rinnovare il lockdown dal primo agosto. Non è affatto così». La Camera approva la risoluzione di maggioranza per la proroga fino al 15 ottobre con 286 voti a favore, 221 contrari e 5 astenuti.
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