2022-01-08
Giuseppi, i tecnici e il caos grillino. Ecco tutti gli ostacoli al «piano A» di Letta
Giuseppe Conte e Sergio Mattarella (Ansa)
La manovra dem per la maggioranza Ursula con Mario Draghi al Colle incontra difficoltà. Al governo crescono i delusi da Super Mario. Lo schema che prevede l’elezione di Mario Draghi al Quirinale e un nuovo governo sostenuto dalla cosiddetta «coalizione Ursula», ovvero con la Lega all’opposizione e Forza Italia in maggioranza, resta il piano A dei partiti politici per salvare capra e cavoli, ovvero per eleggere un capo dello Stato che sia in grado di ricevere un ampio consenso e al tempo stesso per evitare che nel segreto dell’urna i parlamentari, terrorizzati dall’idea di andare alle elezioni anticipate, facciano un brutto scherzo all’attuale premier. La strada che porta al «Draghi+Ursula», però, non è tutta rose e fiori. «Matteo Salvini», fanno trapelare dal quartier generale leghista, «non sta progettando alcuna uscita dal governo: la Lega intende rimanerci, con Mario Draghi a Palazzo Chigi, per completare il lavoro. Certo, è necessario un cambio di marcia su alcuni temi a partire dall’immigrazione». Sarà una smentita di rito, quella fatta trapelare dal Carroccio, ma va registrata: «Salvini», dice alla Verità un big della Lega, «sta facendo di tutto per tenere unito il centrodestra, è il suo obiettivo principale. Il Pd sogna di spaccarci, con Forza Italia dentro e noi all’opposizione, e le continue provocazioni vanno tutte in questa direzione. Non credo che Forza Italia resterebbe mai in una maggioranza senza Lega Fdi, magari è l’obiettivo di qualcuno dei forzisti, ma sono in netta minoranza». I nodi da sciogliere per arrivare a una maggioranza Ursula dopo l’eventuale ascesa al Colle di Draghi sono molti: «Innanzitutto», spiega alla Verità una fonte di primissimo piano del centrosinistra, «ci sarebbe il problema rappresentato da Giuseppe Conte. Sulla carta è il leader del gruppo più numeroso in Parlamento, rivendicherebbe la premiership o un ministero di peso oppure si metterebbe di traverso per andare alle elezioni prima di perdere la guida del M5s. E poi ci sono i tecnici: che fine farebbero Colao, Cartabia, Franco, Giovannini e Bianchi?» Magari tornerebbero al loro lavoro… «Facile a dirsi», aggiunge la fonte, «intanto hanno avviato tutti i progetti del Pnrr. Sostituirli sarebbe un problema, ma anche tenerli lì: hanno rapporti pessimi con i partiti, non ascoltano nessuno». Altro giro, altro problema: perché mai Forza Italia dovrebbe restare a sostenere un governo guidato, ad esempio, da un Lorenzo Guerini, con Lega e Fratelli d’Italia all’opposizione e con Silvio Berlusconi fatto fuori nella corsa al Quirinale? «Berlusconi», conferma autorevole esponente centrista, «per il momento crede fermamente di poter essere eletto presidente della Repubblica. Detto ciò, se e quando si renderà conto di non potercela fare, avrà due strade: o lanciare Draghi intestandosene l’elezione oppure proporre la Casellati. La seconda carica dello Stato, donna, votata da centrodestra e M5s: basterà dare al Pd la presidenza del Senato e il cerchio sarà chiuso». E Draghi? A quel punto mollerebbe anche Palazzo Chigi… «Questa cosa che Draghi ripete dallo scorso ottobre ai leader di partito», sospira un dirigente del M5s, «ovvero che se va bene a Palazzo Chigi allora va bene anche al Quirinale, francamente è irricevibile. Il nostro problema è che Conte purtroppo non controlla i parlamentari, che sono tutti terrorizzati dalle elezioni anticipate, e che pensano che in fondo anche lui voglia andare al voto finché ha la leadership, e quindi voglia Draghi al Colle. È iniziata la processione da Luigi Di Maio per chiedere una indicazione, tra gli altri ad essere ascoltati c’è Stefano Buffagni». La delusione nei confronti di Draghi è palpabile: anche i suoi più entusiasti sostenitori della prima ora sono disorientati dal modo in cui Nonno Mario si sta muovendo: «C’è amarezza», confida alla Verità una fonte di governo di primissimo piano, «per come Draghi sta giocando le sue carte. Non parla con nessuno, e a quanto ci risulta prima di quella autocandidatura in diretta tv non aveva avvertito neanche il presidente Mattarella. Voler lasciare la guida del governo in una situazione così confusa», aggiunge la nostra fonte, «con la pandemia che dilaga, il Pnrr appena avviato, è una mossa che, per essere chiari, è incomprensibile per molti ambienti, non solo politici e non solo italiani, che avevano scommesso tutto su di lui. Siamo francamente basiti». Bisognerebbe mettere mano a un nuovo governo… «La Lega non entrerebbe mai in un esecutivo non guidato da Draghi», riflette un big del Pd, «e Forza Italia andrebbe in mille pezzi. È impensabile raccattare una maggioranza appesa al voto di qualche senatore. Se Draghi va al Colle, si va alle elezioni, e per l’Italia, per quella che è la situazione, sarebbe un dramma». Ma se non ci va e molla tutto? «Dovrebbe spiegare al mondo che il supereroe che ha accettato di guidare l’Italia fuori dalla pandemia», si sfoga un altro big del M5s, «molla tutti in pieno caos perché non gli hanno dato il Quirinale».