2024-05-18
Giuseppe Bianco: «L’autonomia nazionale è a rischio»
Giuseppe Bianco (Imagoeconomica)
Il sostituto procuratore di Roma e la petizione per non firmare l’accordo: «Troppi passaggi pericolosi, non considera il conflitto d’interessi con le case farmaceutiche».«Noi giuristi intendiamo segnalare gli enormi rischi di arretramento culturale, politico, giuridico e civile che il progetto comporta». C’è anche la petizione online lanciata dall’Unione italiana forense, che si apre con queste parole, tra le iniziative volte a scongiurare l’approvazione del Trattato pandemico e degli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale, che consegnerebbero all’Oms pieni poteri nella gestione di prossime minacce sanitarie globali, dalle restrizioni di movimento, alla censura di contenuti tacciati di «disinformazione», all’imposizione di protocolli medici che vietano determinate cure e obbligano all’utilizzo di taluni farmaci. L’iniziativa dei giuristi italiani punta a raccogliere mille firme in calce a un appello che chiede di abbandonare il progetto di governo sanitario mondiale. Tra i firmatari c’è il magistrato e sostituto procuratore di Roma, Giuseppe Bianco.Il direttore generale dell’Oms rassicura che non ci sarà alcun impatto sulla sovranità nazionale. È così? «A giudicare dalle bozze, è il contrario: l’intera struttura normativa riduce gli spazi dell’autonomia nazionale. Basti pensare che l’Oms si arroga il potere di imporre agli Stati un certo livello di produzione industriale o di mettere a disposizione dell’industria privata i dati sensibili dei cittadini».Quali sono i passaggi più pericolosi dei testi? «Tantissimi. Intanto manca il punto pregiudiziale del conflitto di interessi. L’Oms è un soggetto sovranazionale non eletto e rivendica il governo planetario della politica sanitaria a dispetto dei governi nazionali, che invece sono eletti. L’80% delle risorse Oms deriva dalla grande industria farmaceutica ed è singolare che un arbitro dipenda dai contributi di coloro su cui dovrebbe vigilare. Un tema serio, tanto più dopo la vicenda dei rapporti fra la Commissione Ue e la Pfizer. Altro punto dolente è l’articolo 9, che sdogana gli esperimenti sul “guadagno di funzione”, cioè finalizzati ad “aumentare la patogenicità e la trasmissibilità” di virus altrimenti innocui. Il Times ha denunciato che proprio questi erano gli esperimenti del laboratorio di Wuhan. È paradossale che il trattato antipandemia sdogani un fattore di rischio pandemico».I testi dell’Oms toccano anche la disinformazione, che pare una preoccupazione diffusa (il Wef l’ha dichiarata emergenza globale del 2024 e il DSA è nato per contrastarla): quali rischi vede? «Il Trattato contiene un meccanismo a incastro, cioè il combinato disposto degli articoli 17 e 18: il primo autorizza l’Oms a richiedere agli Stati sovrani di contrastare i casi di informazioni false o fuorvianti ma non chiarisce mai cosa siano. L’articolo 18, invece, inserisce il concetto di One Health, secondo cui la salute sarebbe un concetto molto ampio e le pandemie sarebbero causate da tanti fattori, incluso il cambiamento climatico. Se un organismo non eletto e finanziato da privati può imporre ad uno Stato sovrano di combattere una disinformazione i cui presupposti non vengono chiariti, è evidente che si rischia una compressione della sovranità che si estende alla libertà di parola o di ricerca».E poi chi decide cosa è disinformazione? «Si dirà che ci sono i fact checkers ma, a parte il fatto che siamo ancora in presenza di soggetti privati, una recente indagine dell’università di Harvard ha detto che l’84% dei fact checkers ha un preciso orientamento ideologico. Insomma: un governo di privati con arbitri privati preorientati».Di entrambi i documenti sono circolate versioni diverse. Che cosa dice questa mancanza di trasparenza dell’istituzione che veglia sulla salute mondiale? «Ci vedo la crisi di un sistema sovranazionale sempre più elitario, ostaggio di interessi privati, che non può avere legittimazione democratica perché non risponde al principio elettorale eppure pretende che gliela riconosciamo a priori. La legittimazione di questa casta di tecnici sta nelle crisi ma non essendo sostenibile il racconto mediatico della crisi perenne, il rischio è che o si creino crisi artificiali per legittimare questa “espertocrazia” o si cerchi una via di scampo nel controllo sociale. Però, se aumenta il controllo sociale, vuol dire che il consenso di massa comincia a mancare. La verità è che si tratta di un sistema aristocratico che rifiuta la politica democratica come metodo ed è dominato da grandi gruppi privati che ormai rivendicano il diretto controllo dei governi. È anticristiano e antispirituale, non accetta limiti ed è capace di ridurre la libertà di parola. È ferito, quindi pericoloso: ecco perché si nasconde».
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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