2022-01-01
Il giro del mondo in sette campagne elettorali
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Dalla Francia al Brasile, passando per gli Stati Uniti: il 2022 sarà un anno ricco di appuntamenti elettorali in giro per il mondo. In ballo i futuri governi di Austria e Portogallo. Ma anche Ungheria.Il 29 maggio si terranno le elezioni presidenziali in Colombia, dove il presidente in carica, Iván Duque Márquez, non può correre per un nuovo mandato. Sempre in Colombia, il 13 marzo, avranno luogo anche le elezioni parlamentari. Appuntamento particolarmente importante sarà poi quello delle elezioni generali del Brasile, previste per il 2 ottobre: in quell’occasione, si voterà per eleggere presidente, vicepresidente e Congresso Nazionale. Il capo di Stato in carica, Jair Bolsonaro, si giocherà quindi la riconferma: al momento, già vari contendenti sono in procinto di scendere in campo. L’avversario tuttavia più significativo è senza dubbio l’ex presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva. L’8 novembre toccherà invece agli Stati Uniti, dove si terranno le elezioni di metà mandato, per rinnovare la totalità della Camera e un terzo del Senato. Non solo: avranno infatti luogo anche alcune interessanti corse governatoriali (come quella della Florida). Al momento, i repubblicani sono ben posizionati per strappare la maggioranza ai democratici in entrambe le camere del Congresso: una prospettiva da incubo per il presidente Joe Biden, che – in caso – si ritroverebbe a essere la proverbiale «anatra zoppa», senza la possibilità, cioè, di portare avanti la propria agenda programmatica. Guardando al Medio Oriente, particolare attenzione meritano le elezioni generali del Libano, che dovrebbero aver luogo il 27 marzo: il Paese è attualmente attraversato da una dura crisi economico-politica, mentre alcuni schieramenti starebbero cercando di posticipare la data del voto. Elezioni presidenziali si terranno invece il 9 maggio nelle Filippine e il 9 marzo in Corea del Sud (una tornata, questa, che ha potenziali impatti sulle relazioni tra Seul e Pyongyang). Passando al Vecchio Continente, l’appuntamento più interessante è quello della Francia, dove il 10 e il 24 aprile, si terranno le elezioni presidenziali. Il capo dello Stato in carica, Emmanuel Macron, si gioca la riconferma. Pur non risultando eccessivamente forte, costui può comunque contare su una destra divisa tra (almeno) tre candidati: la presidente del Rassemblement National, Marine Le Pen; la repubblicana Valérie Pécresse; e il polemista Éric Zemmour. Al di là di un (poco probabile) fronte comune tra costoro, Macron risulta quindi al momento il favorito. Anche perché, alla sua sinistra, non sembrano attualmente scorgersi dei candidati in grado di impensierirlo troppo. Sempre in Francia, il 12 e il 19 giugno, si terranno poi le elezioni parlamentari. Elezioni parlamentari (per quanto anticipate) si svolgeranno anche il 30 gennaio in Portogallo: dopo che l’attuale governo socialista è caduto sul bilancio in ottobre, il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, ha indetto il ritorno alle urne lo scorso novembre. Sempre restando in Europa, sono previste (probabilmente in autunno) anche le elezioni presidenziali in Austria: non è ancora chiaro se il capo di Stato in carica, il verde Alexander Van der Bellen, abbia intenzione di ricandidarsi o meno. Ricordiamo che, nel Paese, il presidente federale viene eletto ogni sei anni a suffragio universale. Un’altra tornata da monitorare è quella delle elezioni parlamentari in Ungheria, che si terranno tra aprile e maggio. Qui si è creato un fronte di partiti di opposizione che – sotto la guida di Peter Marki-Zay – ha come obiettivo quello di battere Fidesz, lo schieramento dell’attuale premier, Viktor Orban. Per ora, i sondaggi danno il premier uscente un po’ in difficoltà, ma la situazione potrebbe mutare nei prossimi mesi. In tutto questo, l’11 settembre si terranno le elezioni generali in Svezia, il primo ottobre le parlamentari in Lettonia e, sempre nel mese di ottobre, quelle presidenziali in Slovenia (dove l'attuale capo dello Stato, Borut Pahor, non può correre per un nuovo mandato). In tale quadro, aleggia infine l’incognita italiana. Perché, in base a come si chiuderà la partita quirinalizia di febbraio, non è del tutto escludibile lo scenario delle elezioni anticipate.