2021-11-21
Non bastava il caos trasporti pesanti. Ora Giovannini intralcia pure i treni
Enrico Giovannini (Ansa-IStock)
Dopo le assurde restrizioni sui carichi eccezionali, ecco quelle sugli impianti frenanti dei carri merci. Una nuova bomba per l'import-export su rotaia. Con due effetti: sgambetto a settori strategici ed effetto perverso sui prezzi.Non c'è pace per il comparto della logistica. Mentre il settore dei trasporti eccezionali rimane paralizzato dalla modifica al Codice della strada contenuta nel dl Infrastrutture, una tegola si abbatte ora anche sulla testa del trasporto ferroviario. A finire sotto accusa è anche questa volta l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle Infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) guidata da Domenico De Bartolomeo. Ma facciamo un passo indietro. Al fine di ottemperare a un regolamento europeo denominato Sti Noise (che mira a ridurre l'inquinamento acustico), i proprietari di carri merci hanno dato il via a una serie di investimenti, sostenuti tra l'altro da un'apposita legge italiana nonché da alcuni fondi comunitari sul retrofitting dei carri, finalizzati a installare le cosiddette «suole LL» simili a «pastiglie dei freni» in materiale organico. Tuttavia a causa di una serie di problematiche di lieve entità dovute al surriscaldamento del materiale per problemi tecnici indotti (che non hanno mai coinvolto persone), l'Ansfisa ha emesso senza termini di preavviso, ovvero operative immediatamente, una serie di restrizioni che stanno paralizzando l'import-export su rotaia. Proprio come nel caso dei trasporti eccezionali, non si hanno motivi per dubitare della buona fede dell'agenzia: è probabile infatti che la preoccupazione di tutelare il più possibile le infrastrutture e la sicurezza del Paese rappresentino i punti cardine delle nuove normative. Ma quando gli effetti collaterali delle nuove regolamentazioni superano (e anche di molte spanne) i benefici, è evidentemente che bisognerebbe lavorare a una soluzione. Pertanto, forse sarebbe il caso che il ministro Enrico Giovannini intraprenda almeno un'azione di moral suasion. Perché se da un lato nessuno intende minimamente mettere in discussione l'autonomia dell'agenzia, è anche vero che una convocazione da parte di chi ha nominato De Bartolomeo, sarebbe forse opportuna. In gioco infatti vi sono gli interessi nazionali. Nel caso dei trasporti eccezionali, già stiamo toccando con mano le conseguenze di una norma totalmente insensata: paralisi della catena di approvvigionamento di un comparto così strategico per il Paese, come quello siderurgico, già attanagliato dalle strozzature sul lato dell'offerta e congestioni nei porti causate dalle politiche errate di Bruxelles e non certo solo dalla carenza di camionisti. Ora, questa nuova norma sul trasporto ferroviario rischia di mettere in ginocchio la catena di fornitura di un settore forse anche più strategico come quello energetico già di per sé sottoposto a enormi tensioni sul lato dell'offerta. Sicuramente i tecnici dell'Ansfisa e del ministero delle Infrastrutture sono ben consapevoli del livello di nervosismo che attualmente caratterizza il mercato europeo del gas naturale e che proprio a inizio ottobre ha vissuto un vero e proprio crunch al punto da spingere il prezzo al TTF di Amsterdam a 150 euro/megawattora. Superfluo pertanto far notare come in un mercato già in carenza strutturale di offerta a ridosso dell'aumento dei consumi invernali un'ennesima restrizione sul lato forniture rischi di sortire un impatto ancora più rialzista sui prezzi di quanto gli operatori di mercato stiano già temendo, con conseguenze pesanti sui conti di migliaia di pmi e artigiani che negli ultimi mesi si sono già visti raddoppiare la bolletta energetica (o addirittura quintuplicare in alcuni casi). Non solo: bloccare i trasporti eccezionali rappresenta anche un problema per l'export: tanto per fare un esempio l'impianto dell'Eni di Sannazaro avrebbe già fortemente ridotto l'export di propilene. Il premier Mario Draghi non dovrebbe forse sottovalutare l'impatto sull'inflazione che questo secondo blocco alla logistica rischia di provocare. Se infatti da un lato è lecito attendersi per il 2022 un marcato aumento dei prezzi al consumo in ragione degli incrementi ai listini da parte delle imprese manifatturiere che, diciamocela chiaramente, non ce la fanno più a tenersi in pancia i rincari delle materie e dei beni energetici, dall'altro lato la paralisi sul piano infrastrutturale, se non verrà corretta, non farà altro che alimentare ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi stessi. «La nota Ansfisa che non aggiunge nulla in termini di sicurezza pregiudica la sostenibilità del sistema ferroviario cargo nel suo complesso in un momento di forte rilancio vanificando gli sforzi fatti negli ultimi 10 anni dai governi a favore dello shift modale», dichiara a La Verità Vittorio Gatti, consigliere Assoferr responsabile della categoria delle merci pericolose. «La mancata rimodulazione in tempi strettissimi del provvedimento genererà a breve il blocco di impianti industriali strategici per il Paese, come quello siderurgico e petrolchimico».
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