2024-01-26
L’antisemitismo si abbatte sul Giorno della memoria. Viminale: «Rinviare i cortei»
Piantedosi invita le sigle pro Palestina a cambiare data. Altrimenti provvederà il governo. Oggi l’Aja si pronuncerà sul presunto «genocidio» compiuto da Israele.Prima è stata la maglietta di Osama Bin Laden con tanto di lettera all’America. Testo ovviamente distorto e rigirato contro gli Usa e Israele. Poi, un’altra t-shirt. Con i contorni del viso di Anna Frank avvolto da una kefiah palestinese. Infine, la locandina della manifestazione pro Gaza e pro Hamas indetta a Roma e a Milano da organizzazioni pro arabe e da centri sociali proprio domani, giorno del ricordo della Shoah. Sotto il titolo del manifesto («Stop al genocidio del popolo palestinese») una celebre frase di Primo Levi. «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre». È una chiara regia e una strategia di appropriazione della storia del popolo ebraico. Così come la scelta di cercare di oscurare la Giornata della memoria, mandando in piazza bandiere palestinesi accostate all’Olocausto, mira a un concetto semplice quanto delicato. Far sovrapporre l’antisemistismo all’antisionismo e soprattutto criticare l’essenza stessa dello Stato di Israele, il luogo dove il popolo ebraico risiede. Tradotto? Dal fiume al mare esso non deve più esistere. Guarda caso esattamente la politica di Hamas e di numerose cellule terroristiche del Medio Oriente. Ci sono altri 364 giorni per manifestare. Eppure è stato scelto proprio il 27 gennaio. Domenica 28, ad esempio, purtroppo la guerra a Gaza non sarà terminata. E chiunque vorrà manifestare contro la politica del governo di Israele, contro Netanyahu e contro lo Tsahal, l’esercito di Gerusalemme, potrà farlo senza vincoli salvo la legge. E questo al di là del nostro pensiero. Al di là della tutela della democrazia in un’area estremamente instabile e delicata come il Medio Oriente, possiamo dire che in Italia se non si commettono reati si è liberi di manifestare. Ma domani è tutt’altra cosa. Infatti, immaginare di vietare le manifestazioni anti Israele e al tempo stesso vietare l’appropriazione dei simboli della sofferenza ebraica potrebbe sembrare da un punto di vista del diritto sbagliato. È però corretto dal punto di vista del principio e della nostra Costituzione. Non lo diciamo noi, ma lo si capisce chiaramente dalle parole del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. «Abbiamo sempre detto che la libertà di manifestazione del pensiero e lo svolgimento di manifestazioni pubbliche hanno una sacralità intrinseca che può essere compressa o limitata solo se ci sono motivi seri di ordine pubblico», ha detto il titolare del Viminale al termine del cdm di ieri mattina. «Non vi è dubbio che svolgere manifestazioni che in questo caso potrebbero essere lesive di una commemorazione sancita da una legge dello Stato, come il Giorno della memoria della Shoah, richiede valutazioni che sono in corso». Per poi aggiungere: «Le autorità di pubblica sicurezza stanno incontrando gli organizzatori di queste manifestazioni per sollecitarne anche un’autonoma possibilità di spostarle ad altri giorni. In fondo, differirle in altri giorni non significa negare la libertà di manifestare ma fare qualcosa che le rende compatibili con i valori connessi alla ricorrenza di domani. Ove questo non dovesse succedere per autonoma volontà degli organizzatori faremo le nostre valutazioni a seconda degli scenari che si presentano e adotteremo i provvedimenti di conseguenza». Non è una questione di politica estera, di critica a governi stranieri, ma di tutela dei valori sanciti dall’Italia. Che succederà se gli organizzatori dovessero decidere di non cambiare data? Molto probabilmente lo capiremo oggi. Potrebbe essere che il Viminale non autorizzi e si vada allo scontro. Nessuno vorrebbe vedere scontri di piazza, forse tranne gli organizzatori che avrebbero la scusa di aggiungere qualche altro elemento al proprio storytelling e chiudere il cerchio dal virtuale al reale. L’inversione dei fatti e del contesto della guerra viaggia su un filo sottile che divide i social e le piazze. La negazione di quanto accaduto il 7 ottobre nei kibbutzim israeliani lungo la Striscia di Gaza è parte essenziale di un sistema di propaganda social. Lo scorso dicembre abbiamo visto proiettate le immagini integrali di quell’eccidio. I corpi bruciati, il sangue fluire. Abbiamo visto l’esito degli stupri e le violazioni dei cadaveri. Eppure in molti negano che sia avvenuto o addirittura asseriscono che sia un complotto. Per questo le immagini andrebbero proiettate nelle scuole. Agli studenti dell’ultimo anno di liceo. A migliaia dovrebbero guardare che cosa è accaduto nel 2023. Un pogrom intenzionale e scientifico. Come è scientifico il tentativo di appropriarsi del Giorno della memoria. Sul fronte geopolitico così accade che oggi la corte internazionale di giustizia dovrà pronunciarsi sulla causa del Sudafrica che accusa Israele di genocidio. Ma anche il rabbino di Roma è costretto a riprendere il Papa per le parole ambigue. Attenzione, c’è un livello più subdolo da monitorare. Se le parole perdono il loro senso e se le persone non riescono più a gestire il loro pensiero tramite subordinate, le immagini e i fatti si possono decontestualizzare e trasformare. Così nessuno chiede ad Hamas di liberare gli ostaggi. Al contrario video del tiktoker egiziano che spaccia notizie false come il tentativo di appropriarsi del gas di Gaza da parte di Israele fanno milioni di views. Solo che la notizia è falsa. Le riserve a largo della Striscia valgono 32 miliardi di metri cubi di gas. Israele possiede riserve superiori ai 900 miliardi e ne usa sì e no il 10%. Chi può pensare che si scateni una guerra per tali numeri? Lo pensa chi non è in grado di raffrontarli e vede solo la superficie del messaggio di Tik Tok. In ballo dunque non c’è solo il futuro del popolo di Israele o la Giornata della memoria, in ballo ci sono il nostro futuro e la nostra libertà, celebrale e non.
«Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video messaggio al gala 50esimo anniversario della National Italian American Foundation a Washington. "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare», ha aggiunto il presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato quest'anno la celebrazione.
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L'amministratore delegato e direttore generale di Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma premiato a Washington
L’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane ha ricevuto il Premio Dea Roma della National Italian American Foundation per il contributo alla modernizzazione delle infrastrutture di trasporto e alla crescita sostenibile del Paese.
La NIAF (National Italian American Foundation) ha conferito a Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo FS Italiane, il Premio NIAF Dea Roma come leader nell’eccellenza ingegneristica per la crescita nazionale e l’infrastruttura sostenibile.
La cerimonia si è svolta sabato 18 ottobre 2025 durante il Gala del 50° Anniversario della NIAF, all’Hotel Washington Hilton di Washington D.C. negli Stati Uniti d’America. Il riconoscimento è stato assegnato per evidenziare il ruolo cruciale svolto da Donnarumma nella trasformazione e modernizzazione delle infrastrutture di trasporto italiane, con un forte impegno verso la sostenibilità e l’innovazione.
«È un vero onore ricevere questo premio che ho il piacere di dedicare a tutti gli italiani che creano valore sia nel nostro Paese che all’estero e diffondono principi volti a generare competenze specifiche nell’ambito dell’ingegneria, della tecnologia e dell’innovazione. Nel Gruppo FS Italiane abbiamo avviato quest’anno un Piano Strategico da 100 miliardi di euro di investimenti che rappresenta un motore fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese». ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma.
Sotto la guida di Donnarumma, il Gruppo FS sta promuovendo importanti progressi nello sviluppo di linee ferroviarie ad Alta Velocità e nelle soluzioni di mobilità sostenibile, contribuendo a collegare le comunità italiane e a supportare gli obiettivi ambientali nazionali. Il Piano Strategico 2025-2029 include diversi interventi per migliorare la qualità del servizio ferroviario, costruire nuove linee ad alta velocità e dotare la rete del sistema ERTMS per garantire maggiore unione fra le diversi reti ferroviarie europee. Più di 60 miliardi è il valore degli investimenti destinati all'infrastruttura ferroviaria, con l'obiettivo di diventare leader nella mobilità e migliorare l’esperienza di viaggio. Questo comprende l’attivazione di nuove linee ad alta velocità per collegare aree non ancora servite, con l'obiettivo di aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema Alta Velocità. Sul fronte della sostenibilità, inoltre, il Gruppo FS - primo consumatore di energia elettrica del Paese con circa il 2% della domanda nazionale – si pone l’obiettivo di decarbonizzare i consumi energetici attraverso la produzione da fonti rinnovabili e l’installazione di oltre 1 GW di capacità rinnovabile entro il 2029, pari al 19% di tutti i consumi del Gruppo FS, e di circa 2 GW entro il 2034. Fondamentale è anche il presidio internazionale, con una previsione di crescita del volume passeggeri pari al 40%.
Il Gruppo FS ha infatti inserito lo sviluppo internazionale tra le sue priorità, destinando una quota significativa degli investimenti al rafforzamento della propria presenza oltre confine. L’obiettivo è consolidare il posizionamento del Gruppo in Europa, ormai percepita come un’estensione naturale del mercato domestico, e promuovere una rete ferroviaria sempre più integrata e in linea con i principi della mobilità sostenibile.
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