2018-09-01
Giorgetti: «La Lega è finita». Ma c’è il piano B
Parole forti dal sottosegretario: «Se il tribunale conferma la condanna, chiudiamo». Dentro al partito c'è anche chi è più ottimista. Intanto prosegue la metamorfosi nazionale del movimento, con un occhio ai transfughi di Forza Italia e M5s.Sostiene un colonnello leghista che «la morte della vecchia Lega è fortemente esagerata». Eppure dopo le parole di ieri del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti sulla data fatidica del 5 settembre («Se il tribunale del Riesame di Genova conferma la condanna il partito chiude») sono in tanti nella sede di via Bellerio a vedere la prossima settimana come quella di una svolta storica dentro il partito del vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini. Giorgetti è stato categorico sulla decisione di mercoledì: «Avrebbe una conseguenza definitiva, la chiusura del partito, senza che quel processo sia finito. Se tutti i futuri proventi che arrivano alla Lega vengono sequestrati è evidente a quel punto che il partito non può più esistere, perché non ha più soldi. È ovvio che se il 6 i giudici decidono cosi, noi siamo finiti. Arrivasse dopo una sentenza della Cassazione, io non avrei niente da dire». Del resto, come già anticipato dalla Verità il 20 agosto, se la procura genovese sequestrasse tutti i conti correnti per i 49 milioni di euro di truffa ai danni dello Stato dopo le condanne in primo grado di Umberto Bossi e Francesco Belsito, non ci sarebbe più molto da fare. Certo, esiste la possibilità che la sentenza non sia subito esecutiva, come una parte della giurisprudenza sostiene. Così come c'è l'idea di presentare altri ricorsi in Cassazione, e soprattutto di dare vita a quel partito già iscritto a dicembre in Gazzetta ufficiale, ovvero la Lega Salvini Premier. Per crearlo, per lanciare il nuovo contenitore politico non gravato da debiti, basterebbe celebrare un congresso, dove lo stesso Salvini sarebbe incoronato segretario, insieme con una riorganizzazione generale di tutto il movimento. Ma la strada potrebbe essere ancora lunga. Si aspetta l'ufficialità del sequestro prima di prendere decisioni. E quando si potrebbe celebrare il congresso? Già in autunno? La base come reagirebbe? Sono tante, troppe le incognite, tanto che c'è persino chi sostiene che ci si possa appigliare a qualche cavillo per mantenere in vita la creatura fondata da Bossi nel 1984. Per di più potrebbero anche arrivare tra pochi mesi le sentenze di appello su Senatùr e Belsito, decisioni capaci di ribaltare la situazione. «Ma la metamorfosi non è dovuta alle decisioni del tribunale di Genova», precisa il colonnello salviniano che tiene all'anonimato, «ci ritroviamo nel mezzo di una strada che ci porterà a diventare un partito nazionale prima delle elezioni europee del 26 maggio 2019. E voglio essere chiaro: non c'è alcuna intenzione di raccattare pezzi di Forza Italia e 5 stelle nella Lega». Il dato politico è proprio questo. Da qualche settimana Salvini viene strattonato a destra e sinistra per fare da contenitore a ex di Forza Italia in fuga da Silvio Berlusconi o ai grillini in uscita da un partito sempre più diviso, dove il presidente della Camera Roberto Fico è ormai la sponda per quel che resta del centrosinistra. «Ma noi vogliamo restare dentro Forza Italia per portare avanti le politiche di centrodestra che ora sta applicando Salvini» spiega al telefono con La Verità Pietro Spizzirri, promotore della corrente degli azzurri Forza Salvini e tra i principali indiziati per il travaso di forzisti nella Lega. «Nulla di tutto questo» precisa «Noi siamo dentro Forza Italia e vogliamo restarci. Non vogliamo che però il nostro partito abbia delle ambiguità nel sostenere il ministro dell'Interno, ha fatto bene il presidente a difendere Salvini dopo le indagini sulla Diciotti». Nelle prossime settimane la corrente terrà una conferenza stampa dove presenterà i quadri dirigenti di Forza Italia che in tutte le regioni sosterranno la linea salviniana nel partito del Cavaliere. Sono in tanti. Da Nord a Sud. Basti pensare alle polemiche per le prossime regionali in Abruzzo dopo che il deputato Giuseppe Bellachioma ha annunciato che il partito correrà in solitaria. Ma i giochi non sono ancora chiusi. In Lombardia da tempo si discute sulla figura di Silvia Sardone, miss preferenze per gli azzurri in consiglio regionale e ora tentata dalle sirene leghiste. Persino in Sicilia dentro l'Assemblea Regionale Siciliana (Ars) sarebbero già in quattro quelli che hanno bussato alle porte di via Bellerio. A Montecitorio girano da settimane voci persino su Nunzia De Girolamo in procinto di passare con il «Capitano». E poi c'è il capitolo 5 stelle. Il partito di Beppe Grillo è dilaniato, ma una spaccatura, nonostante il forte dissenso di Fico, non si vede. Anzi, come già scritto dalla Verità, il presidente della Camera appare isolato. Da qui alle prossime elezioni europee potrebbero cambiare molte cose. Dentro la Lega c'è chi confida in una spaccatura dei grillini, con Salvini a prendere ciò che resta. Ma è ancora troppo presto. Più che altro, bisognerà capire quanto il governo di Giuseppe Conte durerà e, in caso di scossoni, come andrà avanti. La sentenza del tribunale del riesame di Genova è di sicuro uno stress test non indifferente.