
Il ministro: «Tutti hanno capito che l’operazione con Lufthansa è la cosa giusta tranne l’Ue. Non c’è altro da dire se non di usare il buonsenso». Il Carroccio: «Pronti a tutto».Non sembrano finire mai gli attriti tra l’Ue e Lufthansa per l’integrazione della compagnia tedesca con Ita. L’ultimo oggetto del contendere riguarderebbe il nodo delle rotte a lungo raggio dallo scalo di Fiumicino verso gli Stati Uniti e quindi l’accordo di collaborazione che vedrebbe Ita operare con United, Air Canada e i tedeschi. Secondo fonti comunitarie, le posizioni della Commissione Ue e Lufthansa su questo tema sarebbero ancora piuttosto «divergenti». Va detto, però, che da Bruxelles intendono pronunciarsi con un verdetto ufficiale sul caso solo dopo le elezioni europee, anche visto il peso politico di cui gode questo tema. La sentenza Ue, a ogni modo, non dovrebbe arrivare dopo il 4 luglio. Quello che sembra certo è che il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, non deve aver gradito queste indiscrezioni. Da Milano Salvini ieri ha detto di aver «parlato con Giorgetti. Se fosse vero che Bruxelles sta aspettando il giorno dopo le elezioni per bocciare l’accordo tra Ita e Lufthansa, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro in Italia e facendo un favore ai francesi, sarebbe gravissimo», ha detto, «Da vicepresidente del Consiglio e ministro dei Trasporti mi aspetto che nell’arco delle prossime ore Bruxelles dica sì o no all’accordo a cui abbiamo lavorato per mesi e che salverebbe migliaia di posti di lavoro e rilancerebbe la nostra compagnia aerea. Se per egoismo di qualcuno o pressioni burocratiche francesi qualcuno sta pensando di buttare a mare migliaia di lavoratori e condannare la compagnia di bandiera italiana a un destino incerto e di licenziamenti, sarebbe un grave attacco all’Italia, un atto ostile, non staremo a guardare». E ancora: «La Lega e il governo saranno pronti a fare qualsiasi tipo di provvedimento nei confronti dell’Ue, che in questo caso dimostrerebbe di odiare l’Italia e gli italiani». Sul tema ieri si è espresso anche il responsabile dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti secondo cui «la fusione tra Ita e Lufthansa è una soluzione positiva per tutti tranne che per l’Europa. Penso che sulla vicenda Ita-Lufthansa ogni singolo italiano, di destra e di sinistra, abbia perfettamente capito che quello che ha fatto il governo è la cosa giusta. A me dispiace moltissimo», ha continuato, «che in Europa a oggi non l’abbiano ancora capito. Questa è una grande operazione di interesse per l’Italia e per l’Europa, vediamo come va a finire». Intanto, alla domanda se ci saranno ulteriori incontri con la commissaria Margrethe Vestager, Giorgetti ha fatto sapere che «non ci sarà nessun incontro. Credo che tutti gli elementi sono sul tavolo. Li abbiamo presentati e non c’è nient’altro da dire se non di usare un po’ di buon senso, speriamo che basti».Insomma, l’Ue avrebbe ancora un mese circa per dire la sua sull’integrazione tra Lufthansa e Ita. Ciò che è ormai noto è che l’operazione vedrebbe Lufthansa entrare nel capitale di Ita con una quota del 41% con la possibilità di salire al 100% nel giro di due anni. Quello che spetta a Bruxelles è valutare l’impatto del matrimonio tra le due società e se questo non possa creare problemi a livello di concorrenza sul mercato. In particolar modo sulle rotte a lungo raggio da Roma verso gli Stati Uniti, dove Lufthansa è già molto presente. Di sicuro in molti hanno notato un atteggiamento piuttosto pignolo sul tema da parte della Commissione, tanto che il premier Giorgia Meloni aveva velatamente criticato il modus operandi di Bruxelles affermando che, ora che è stata trovata una soluzione per l’ex compagnia di bandiera italiana, l’Ue si mette di traverso. Dal canto suo, Lufthansa ha già fatto sapere di essere aperta a trovare una soluzione al problema, ma non certo «a ogni costo».
Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
Il sindaco di New York non è un paladino dei poveri e porta idee che allontanano sempre più i colletti blu. E spaccano l’Asinello.
La vulgata giornalistica italiana sta ripetendo che, oltre a essere uno «schiaffo» a Donald Trump, la vittoria di Zohran Mamdani a New York rappresenterebbe una buona notizia per i diritti sociali. Ieri, Avvenire ha, per esempio, parlato in prima pagina di una «svolta sociale», per poi sottolineare le proposte programmatiche del vincitore: dagli autobus gratuiti al congelamento degli affitti. In un editoriale, la stessa testata ha preconizzato un «laboratorio politico interessante», sempre enfatizzando la questione sociale che Mamdani incarnerebbe.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 7 novembre con Carlo Cambi
Il luogo dell'accoltellamento a Milano. Nel riquadro, Vincenzo Lanni (Ansa)
Nei principali Paesi europei, per essere riconosciuto «pericoloso» basta la segnalazione di un medico. Qui invece devi prima commettere un delitto. E pure in questo caso non è detto che una struttura ti accolga.
Vincenzo Lanni, l’accoltellatore di Milano, aveva già colpito. Da condannato era stato messo alla Rems, la residenza per le misure di sicurezza, poi si era sottoposto a un percorso in comunità. Nella comunità però avevano giudicato che era violento, pericoloso. E lo avevano allontanato. Ma allontanato dove? Forse che qualcuno si è preso cura di Lanni, una volta saputo che l’uomo era in uno stato di abbandono, libero e evidentemente pericoloso (perché se era pericoloso in un contesto protetto e familiare come quello della comunità, tanto più lo sarebbe stato una volta lasciato libero e senza un riparo)?
Ansa
Dimenticata la «sensibilità istituzionale» che mise al riparo l’Expo dalle inchieste: ora non c’è Renzi ma Meloni e il gip vuole mettere sotto accusa Milano-Cortina. Mentre i colleghi danno l’assalto finale al progetto Albania.
Non siamo più nel 2015, quando Matteo Renzi poteva ringraziare la Procura di Milano per «aver gestito la vicenda dell’Expo con sensibilità istituzionale», ovvero per aver evitato che le indagini sull’esposizione lombarda creassero problemi o ritardi alla manifestazione. All’epoca, con una mossa a sorpresa dall’effetto immediato, in Procura fu creata l’Area omogenea Expo 2015, un’avocazione che tagliò fuori tutti i pm, riservando al titolare dell’ufficio ogni decisione in materia.






