2024-01-24
Per Gino e Michele buco da 40 milioni Ma loro rivogliono 45.000 euro
Luigi Vignali e Michele Mozzati (Ansa)
I due fondatori della Smemoranda e amministratori del gruppo fallito si sono inseriti fra i creditori attraverso una loro società. L’ex fedelissima: « Azienda ingiusta e sessista. La colpa del crac non è della pandemia».Il gruppo Smemoranda fondata dai comici Gino e Michele, simbolo dei salotti di sinistra di Milano, era arrivato a non pagare persino i facchini di una cooperativa, tanto che sono stati costretti a presentarsi al tribunale fallimentare per far valere un credito di appena 260 ero. Sono solo uno dei tanti creditori ammessi lo scorso dicembre dal giudice Luisa Vasile alla liquidazione di Gut distribution, una delle aziende che gravitavano intorno alla storica agenda scolastica, che potrebbe non essere più sui banchi degli alunni italiani a settembre. La liquidazione del gruppo Smemoranda (che vantava un fatturato di quasi 50 milioni di euro con 180 dipendenti) - e che vedeva tra le partecipate anche Gut, Nava design, C’Art group, Zmc, Crazy bell agency e Smemo 1979 - si porta dietro un debito di almeno 40 milioni di euro. Per la sola Gut se ne calcolano un totale di 20, tra quelli ammessi da giudice, tra privilegiati e chirografari. Oltre all’Agenzia delle entrate, che vanta quasi 4 milioni di euro di crediti, ci sono le banche come Bpm, Banco di Desio, Intesa Sanpaolo, Crédit agricole e Illimity, ma anche aziende come Autogrill, Warner bros, Conad o Yankee candle. Tra le righe compare persino (e secondo alcuni a sorpresa) la Bibì e Bibò, ovvero lo studio di Gino e Michele (ovvero Luigi Vignali e Michele Mozzati) che, nonostante fossero tra gli amministratori, hanno deciso comunque di presentarsi per far valere un credito di 45.000 euro. Del resto, non rinunciarono neppure ai 300.000 euro di compensi nel 2020, anno della pandemia, mentre lavoratori e agenti di commercio non ricevevano neppure i contributi. Come noto ormai da giorni, l’asta per rilevare il marchio lo scorso 11 gennaio è andata deserta. Il prezzo del brand, 3.2 milioni di euro, è stato considerato troppo alto. Non si è presentato nessuno. A quanto pare ci sarebbe però un’azienda interessata a salvarlo. È la Santoro Italia che ha già rilevato, dallo storico gruppo fondato dai due comici, la distribuzione di Yankee candle, le candele profumate americane. Ma il tempo stringe. Se l’agenda non verrà confezionata entro giugno sarà quasi impossibile vederla sugli scaffali delle cartolerie di questa estate, prima dell’inizio delle scuole. Lo scorso anno il gruppo Giochi Preziosi aveva tentato di intervenire per salvare l’impresa, prendendo in affitto il marchio Smemo per rilanciare almeno le agende. A quanto risulta alla Verità, però, il tribunale non ha rinnovato l’affitto del ramo d'azienda e quindi questa strada è stata abbandonata. Ora si attende una nuova asta ma, come detto, è davvero difficile riuscire a fare in tempo per settembre. In questi giorni sui quotidiani si è molto parlato della triste fine dell’agenda cult italiana. E di come il gruppo sia fallito soprattutto per colpa del Covid e per la didattica a distanza. Eppure, tra gli ex dipendenti licenziati lo scorso anno c’è chi non la pensa affatto così. Del resto, le aziende andavano molto bene. Peccato che ci siano state scelte avventate. Nonostante la rottura con Feltrinelli, si decise comunque di avviare le pratiche per lo sbarco in Borsa nel 2019 e aprire nuove catene di negozi C’Art in Cina e negli Stati Uniti. È stata aperta Zelig tv. Si parlava di un fatturato nel 2024 pari a 63 milioni di euro, con la realizzazione persino di uno Smemo hotel. Peccato sia andata diversamente. Gut ha poi perso le distribuzioni di Moleskine, delle bambole Gorjuss e alla fine anche di Eastpak e di Yankee candle. Tra gli ex dipendenti c’è chi non ci sta. Come Alessia Gemma, per anni responsabile comunicazione del gruppo, che proprio in questi giorni su Facebook ha esternato tutto il suo disappunto sulla situazione. Raggiunta dagli articoli usciti in queste settimane, tra cui l’ennesima intervista su Repubblica a Gino e Michele, ha detto che c’era «quando Smemoranda, molto tempo fa, ha umanamente fallito». Anche perché, scrive una di quelle che un tempo erano considerate le fedelissime dei due comici, «dietro al diario di “sinistra” si celava ormai una politica del lavoro ingiusta e dal mio punto di vista sessista». Secondo le sue accuse, l’agenda cult simbolo del politically correct e della parità di genere sarebbe stata in realtà amministrata in un modo totalmente differente. «Quello che ho capito io», scrive ancora la Gemma, «è che il Covid non è stato la causa della crisi del marchio, ma lo era già da tempo una logica aziendale fatta di interessi personali, tutti maschili. Il Covid poteva invece essere, con le tutele alle aziende e le cassaintegrazioni, l’ultima possibilità di risanamento, almeno morale. A chi c’era la Smemo lascia solo giorni e giorni di cassaintegrazione a ore zero lavorative per molti dipendenti, prevalentemente donne, contro per esempio auto, imponenti, aziendali e benefit per chi comandava, tutti uomini». E soprattutto, «lascia contributi non pagati per 31 mesi, scoperti solo negli ultimi giorni prima del fallimento da chi è andato in pensione (Ps: sapete chi pagherà quei contributi? L’Inps…)». Anzi, conclude la Gemma, «a tutti quelli, tantissimi, che vedo ora sui social dei quotidiani che stanno commentando rattristati per la fine di un mito, io vorrei solo raccontare che è un bene che quella Smemoranda sia fallita e non esista più perché era diventata tutto quello che aveva sempre combattuto e perché dentro c’erano rimaste solo persone che soffrivano».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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