2025-04-13
Gianluca Pagliuca: «Coi grandi ex la Samp può rinascere»
Parla il portiere dello scudetto del 1991: «Ho fatto gli auguri ai miei vecchi compagni chiamati a risollevare l’ambiente: Evani, Lombardo e il Mancio possono trasmettere l’amore per la maglia. Lo si è visto già sabato».Delle tre maglie che ha indossato con orgoglio nella sua carriera - oltre a quella della Nazionale - Gianluca Pagliuca conserva un legame speciale con quella blucerchiata della Sampdoria. Una casacca difesa in 198 partite ufficiali tra il 1987 e il 1994, durante quello che è stato il periodo più glorioso e vincente della storia del club ligure. Classe 1966, prima di approdare all’Inter e poi al Bologna, Pagliuca è stato uno dei protagonisti di quell’epoca d’oro in cui la Sampdoria del presidente Paolo Mantovani, guidata in panchina da Vujadin Boškov e trascinata in attacco dai gemelli del gol Vialli e Mancini, conquistò lo storico scudetto del 1990/91 e sfiorò il trionfo europeo, perdendo solo ai supplementari la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona a Wembley. Oggi, a cinque giornate dalla fine di un travagliato campionato di Serie B che ha visto ben quattro cambi in panchina, la Samp si ritrova invischiata in una delicatissima corsa salvezza. Per evitare la prima, storica retrocessione in Serie C, il club ha scelto di affidarsi a un gruppo di ex blucerchiati - tra cui Alberico Evani, Attilio Lombardo, Giovanni Invernizzi e lo stesso Roberto Mancini, tornato a Genova nelle vesti di consulente esterno - nella speranza di ritrovare compattezza, identità e soprattutto risultati. Tutti ex compagni di squadra con cui Pagliuca ha condiviso un pezzo di carriera.Pagliuca, da grande ex di questo club, come sta vivendo questa situazione?«Mi dispiace molto perché una società così gloriosa non merita di correre questo rischio, anche perché nella sua storia non è mai retrocessa in Serie C. Sarebbe davvero un dramma sportivo a cui non voglio nemmeno pensare».Adesso tocca ai grandi ex tirare fuori la Samp dai guai.«Speriamo che Chicco Evani, Attilio Lombardo, il Mancio, insomma tutti i miei vecchi compagni di squadra, siano arrivati in tempo per cercare di risollevare la Samp».Li ha sentiti in questi giorni?«No, ma abbiamo una chat in cui ho mandato loro gli auguri e un in bocca al lupo. Ma ovviamente adesso sono ben concentrati sul campo».Evani da allenatore ha avuto esperienze soltanto nelle nazionali o nelle giovanili. Pensa sia la scelta giusta affidarsi a un allenatore come lui per questa corsa salvezza o sarebbe stato meglio puntare su un allenatore con più esperienza in categoria?«Penso che la proprietà abbia agito così per cercare di riavvicinare un po’ i tifosi alla squadra e alla società. E lo capisco. Speriamo sia la mossa giusta. Esperienza? Magari Evani, avendo fatto parte di questo glorioso club, può trasmettere ai giocatori più passione per la maglia, rispetto a un altro allenatore che sarebbe venuto a Genova, tra virgolette, solo per lavorare».Come può riuscire il nuovo allenatore a incidere in così poco tempo?«Non lo so. Ovviamente la cosa più importante è entrare nella testa dei giocatori e provare a sbloccarli. Probabilmente anche i giocatori finora sono andati in campo un po’ condizionati per il peso che ha indossare questa maglia e ciò non li ha aiutati a rendere al massimo».Anche perché la Samp non ha, diciamo, una rosa che vale il terzultimo posto in classifica...«Certamente la rosa non è da terzultimo posto in serie B, ma va detto anche che alcuni giocatori si sono infortunati e anche questo ha influito. Ma se mi avessero detto che la Sampdoria sarebbe stata terzultima a sei giornate dalla fine del campionato non ci avrei mai creduto».Intanto contro il Cittadella c’è stata una buona reazione.«Non è stata una partita bellissima e spettacolare, ma molto intensa e sporca diciamo. Si è visto che i giocatori hanno dato il massimo e sono riusciti a portare a casa tre punti importantissimi. Contava quello, anche perché era anche uno scontro diretto».Dove stanno le responsabilità di questo tracollo?«Diciamo che quando c’è una squadra che incappa in una stagione in cui tutto quello che può andare male va male, le responsabilità sono di tutti: società, allenatori, giocatori».Cosa pensa del ritorno di Mancini?«Lui ha ribadito che non ricopre un incarico ufficiale in società. Io però spero che possa dare qualcosa perché è una persona che ha tanta esperienza e soprattutto è uno che ama e ha nel cuore la Samp».Il presidente Matteo Manfredi ha detto che Mancini sarà vicino alla squadra fin da subito. Quanto conta per lo spogliatoio avere e sentire una presenza del genere quotidiana?«Conta tantissimo perché responsabilizza molto tutto l’ambiente. Anche e soprattutto i giocatori che vedendo sempre al campo il Mancio e tutti questi grandi ex calciatori che hanno fatto la storia della società, possono ricevere grande forza e morale e affrontare questo finale di stagione con più coraggio».La curva Sud in questi giorni sembra aver messo da parte i malumori e ha chiamato la gente a raccolta per la partita con il Cittadella. Quanto ha bisogno, oggi, la Samp della sua gente?«Molto. Anche perché mancano poche partite e saranno tutti spareggi, tutte decisive per la sopravvivenza e sicuramente i tifosi hanno capito che la squadra in questo momento ha più bisogno di incitamento che di fischi e contestazioni. Adesso i giocatori hanno questa grossa possibilità per cercare di fare bene e fare il minimo dovuto a questa società garantendo almeno la permanenza in Serie B».Anche perché l’anno prossimo ricorrerà il 35° anniversario di quel magnifico scudetto. E celebrarlo in C sarebbe davvero un peccato...«Non ci voglio neanche pensare sinceramente. Speriamo che ci si riesca a salvare e che poi l’anno prossimo si riparta facendo tesoro degli errori commessi quest’anno e cercando di riconquistare la categoria che compete a questa società».Qual è il ricordo più bello che ha di quella cavalcata?«Ce ne sono tanti. Sicuramente la partita decisiva che abbiamo vinto a San Siro con l’Inter e quel rigore parato a Matthäus è il ricordo più indelebile di quell’annata. Ma poi ci sono tante altre trasferte, tante altre partite vinte in casa soffrendo. Quell’anno è stata una stagione fantastica perché eravamo una squadra compatta difensivamente e davanti avevamo due fenomeni».E che ricordo ha di Mantovani e Boškov?«Sono state due persone che hanno fatto il bene della Samp. Mantovani prima di tutto, poi è arrivato Boškov, un allenatore bravo sia in campo che nella gestione dello spogliatoio, e ha dato il la a un ciclo bellissimo».Mantovani disse di lei: «Lo abbiamo comprato gratis dal cielo». A proposito di portieri, come giudica il livello attuale in Serie A?«Ci sono dei buoni portieri in Italia. Tra quelli italiani mi piace molto Carnesecchi che per me sta venendo fuori molto bene. Ma ci sono anche gli stranieri che stanno facendo grandi cose, come per esempio Skorupski e De Gea».Il top italiano rimane Donnarumma?«Sono stato proprio la settimana scorsa a Parigi a vedere la partita di Champions league tra Paris Saint-Germain e Aston Villa e devo dire di averlo visto bene, anche se va detto che è stato poco impegnato perché il Psg ha fatto una grande prestazione e quando gioca così, con una difesa e un centrocampo fortissimi, davanti non ne parliamo, è proprio un bel vedere».E di Sommer che mi dice?«È un ottimo portiere con molta esperienza, ottime qualità e sta dimostrando tutto il suo valore nonostante in questa stagione abbia avuto dei problemi fisici. Ora si è ripreso ed è sicuramente un’arma in più per l’Inter».Un’arma in più per arrivare in fondo a tutte e tre le competizioni?«L’Inter è una squadra costruita per vincere dei trofei e lo sta dimostrando. Adesso è in corsa su tre fronti, ma bisognerà vedere se riuscirà a tenere botta, speriamo che ne vinca almeno due, mettiamola così. Anche per lo scudetto non sarà facile perché il Napoli ha un calendario più abbordabile rispetto a quello dell’Inter. Vincere a Parma avrebbe aiutato perché con un +5 probabilmente sarebbe a posto. Invece così deve stare attenta a non commettere nemmeno un passo falso dovendo affrontare ancora delle trasferte insidiose. E poi la Champions e la Coppa Italia».E in Champions? Dopo la vittoria di Monaco è lecito sognare?«Anche se nella partita di andata si è vinto 2-1 in Germania, c’è da stare attenti perché i tedeschi non mollano mai e il Bayern è una squadra che è capace di venire a Milano e vincere. È ovvio che l’Inter è in vantaggio di un gol, ma deve comunque tenere la concentrazione al massimo».A proposito di Coppa Italia, che effetto le farebbe una finale tra Inter e Bologna?«Aiuto, non ci voglio pensare su come la vivrei. Però è ovvio che sarebbe bello e affascinante per me vedere due delle mie ex squadre giocarsi un trofeo così importante».In pochi credevano che il Bologna potesse fare addirittura meglio della scorsa stagione.«Esatto, anch’io sono tra questi e sono ben contento di essermi sbagliato. Invece sta facendo molto bene e anche meglio dell’anno scorso, speriamo che continui così e riesca ad arrivare a un obiettivo importante».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.