2022-08-24
Il giallo sulle ricostruzioni del caso Dugina
Kiev respinge le accuse: «È opera dei russi». Mistero anche sul tesserino dell’ucraina accusata dell’attentato, che potrebbe essere un falso. Secondo alcune indiscrezioni, la vittima stava indagando sui legami tra «Bellingcat» e i servizi segreti occidentali.Ieri mattina a Mosca centinaia di persone hanno partecipato ai funerali di Darya Dugina, trentenne figlia del filosofo Alexander Dugin, uccisa intorno alle 22.00 di sabato scorso con 400 grammi di tritolo nascosti sotto il sedile dell’auto mentre percorreva ad alta velocità un’autostrada alle porte della capitale russa vicino al villaggio di Bolshie Vyazemy. Come vi abbiamo raccontato ieri, l’Fsb, il servizio di sicurezza interno diretto da Aleksandr Bortnikov, è convinto di aver risolto il caso avendo identificando in una donna ucraina, Natalia Vovk, l’assassina. Il crimine secondo una nota dell’Fsb «è stato preparato e commesso dai servizi segreti ucraini. L’esecutrice è la cittadina ucraina Natalia Vovk, nata nel 1979, arrivata in Russia il 23 luglio insieme alla figlia Sofia Shaban e uscita dal Paese dalla regione Pskov, da dove ha raggiunto l’Estonia». Inoltre, fonti di sicurezza russe hanno dichiarato alla Tass che Natalia Vovk «potrebbe aver usato la figlia per piazzare la bomba nell’auto della politologa e giornalista, morta in seguito all’esplosione della vettura». Per tornare all’Fsb, questo è ancora diretto da Aleksandr Bortnikov, da tempo caduto in disgrazia agli occhi di Vladimir Putin che lo accusa di avergli fornito informazioni false prima del conflitto, vedi quando garantì personalmente che decine di militari ucraini di alto rango si sarebbero schierati con gli invasori. E appartengono all’Fsb decine di ufficiali sospesi, oppure incarcerati dal Gru, l’intelligence militare diretta da Igor Kostjukov che su ordine del presidente russo ha iniziato una vera e propria caccia all’uomo all’interno degli apparati di sicurezza russi che egli accusa di gravi inefficienze. Per coloro che non conoscono a fondo la realtà dell’intelligence russa tutto questo è molto sorprendente, tuttavia, ci spiega il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti: «Noi occidentali sin dai tempi della Guerra fredda avevamo un’immagine del Kgb di grande efficienza, capace di infiltrazioni negli apparati occidentali, ma dai risultati avuti con il piano per l’invasione hanno dimostrato di essere scarsamente in grado di lavorare». Come detto l’Fsb ha diffuso una serie di video, foto segnaletiche, foto di tesserini militari nei quali si vede la donna identificata come Natalia Vovk che, sempre secondo la versione russa, è membro della Guardia nazionale ucraina e in passato avrebbe fatto parte del famigerato battaglione Azov. E gli ucraini che dicono a proposito? Le smentite fin ora non sono state un granché e si registrano quelle della Guardia nazionale ucraina che ha negato esista una donna con questo nome, idem sul fatto che questa persona avrebbe fatto parte del battaglione Azov. E le fotografie del tesserino militare intestato a Natalia Vovk? Risulterebbero false, o meglio, il tesserino sarebbe vero (trovato a Mariupol) ma secondo alcuni esperti estoni, che hanno diffuso online decine di tesserini uguali con lo stesso numero di serie ma con le foto di altre donne, sarebbe stato corretto con Photoshop, e neppure troppo bene. Inoltre vi sarebbero altre incongruenze, ad esempio sul timbro del tesserino, sui colori e sull’immagine della donna. Secondo il segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa nazionale, Alexei Danilov, il delitto sarebbe stato commesso per spingere la popolazione ad appoggiare la guerra: «L’Fsb ha pianificato una serie di attacchi terroristici nella Federazione russa con vittime civili perché in Russia il sostegno alla guerra sta diminuendo. Il Cremlino ha bisogno di mobilitazione pubblica». Se non sono pochi i misteri sull’arrivo e su cosa abbia fatto a Mosca Natalia Vovk, dove sia andata dopo il delitto non è affatto chiaro. Secondo l’Fsb la donna e la sua bambina sarebbero partite indisturbate con la loro Mini Cooper per l’Estonia (da Mosca aTallin in auto ci vogliono circa undici ore), per poi svanire nel nulla. Il ministero degli Esteri estone in una nota ha spiegato: «Possiamo pubblicare i dati delle persone che si spostano attraverso il confine solo nei casi previsti dalla legge. La situazione in cui i servizi speciali russi le accusano di qualcosa nei media non si applica a loro». Ma c’è una donna chiamata Natalia Vovk che è arrivata Estonia? Secondo il ministro degli Esteri estone Urmas Reinsalu: «È una provocazione quanto sostenuto dai servizi segreti russi e consideriamo questo come un esempio di provocazione in una lunghissima serie di provocazioni da parte della Federazione russa, e non abbiamo altro da dire al momento». Ci sarebbe poi il mistero relativo alle attività giornalistiche della Dugina, che secondo alcune indiscrezioni (in attesa di conferma) prima dell’attentato, stava investigando in particolare sui legami di un giornalista di Bellingcat con l’intelligence occidentale e aveva annunciato di aver raccolto molto materiale. In ogni caso la sensazione è che la morte di Darya Dugina resterà uno dei molti misteri di questa guerra nella quale il vero, il verosimile e il falso che sono i nemici di noi giornalisti, si mischiano di continuo, e la cosa peggiore è che non ne vediamo la fine.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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