2021-05-29
La Germania esegue gli ordini cinesi: stop alle forniture di vaccini a Taiwan
La tedesca Biontech ha congelato l'accordo con Taipei, che denuncia interferenze da parte di Pechino. La Repubblica popolare si è resa disponibile a procurare i sieri: strategia per alzare la pressione sull'isola.È alle stelle la tensione politica (e vaccinale) tra Taipei e Pechino. Mercoledì, Taiwan ha esplicitamente accusato la Cina di aver boicottato l'accordo che l'isola aveva concluso con il colosso farmaceutico tedesco Biontech per una fornitura di sieri contro il Covid-19. «Per quanto riguarda la tedesca Biontech, eravamo vicini al completamento del contratto con l'impianto tedesco originale, ma a causa dell'intervento della Cina, fino ad ora non c'è stato modo di completarlo», ha dichiarato il presidente taiwanese, Tsai Ing-wen. Un accordo che, per inciso, era stato improvvisamente congelato all'inizio del 2021.A fornire dettagli su tale congelamento, è stato ieri il ministro della Sanità taiwanese, Chen Shih-chung: costui ha infatti raccontato che, dopo mesi di trattative, Taipei avesse raggiunto un'intesa con Biontech e che le due parti fossero pronte ad emettere un comunicato stampa in tal senso l'8 gennaio scorso. Eppure, secondo il ministro, Biontech avrebbe «improvvisamente» inviato una lettera, chiedendo al governo taiwanese di togliere, dal comunicato in lingua cinese, la dicitura «il nostro Paese». Nonostante la disponibilità di Taipei a tale modifica, una settimana dopo il colosso farmaceutico notificò un ritardo nella conclusione dell'accordo, a causa di una «rivalutazione della fornitura globale di vaccini e delle tempistiche adeguate». Che alla base di queste complicazioni vi fosse lo zampino di Pechino, è stato chiaro dall'inizio. Ricordiamo infatti come, per la Repubblica popolare, Taiwan non sia un Paese sovrano, ma soltanto una provincia ribelle. D'altronde, sin da subito Taipei lasciò intendere che dietro le quinte si stesse muovendo il Dragone. Già a metà febbraio, lo stesso Chen Shih-chung dichiarò che l'accordo si fosse incagliato per «l'intervento di forze esterne». Pur non avendola citata espressamente, si capì che proprio alla Cina si stesse riferendo. Adesso invece, come abbiamo visto, la leadership taiwanese ha rotto gli indugi, puntando esplicitamente il dito contro il Dragone. È chiaro che questa spinosa situazione viene ad inserirsi all'interno di un quadro particolarmente complicato. In primo luogo, quanto accaduto mette chiaramente in luce la forte influenza politica che la Cina riesce ad esercitare sulla Germania. Non dimentichiamo che, soprattutto negli ultimi anni, Berlino ha notevolmente rafforzato i propri legami commerciali con Pechino: il che ha reso la leadership tedesca significativamente morbida nei confronti della Repubblica popolare. È in questo senso che va, per esempio, letto il forte sostegno dato dal cancelliere, Angela Merkel, al controverso Comprehensive Agreement on Investment. Pechino insomma sa di poter utilizzare la leva economica per far scendere Berlino a più miti consigli. In secondo luogo, l'altro aspetto da sottolineare è che il gruppo cinese Shanghai Fosun Pharmaceutical (che ha un contratto con Biontech per commercializzare i suoi vaccini in Cina) si sia fatto avanti per fornire esso stesso a Taiwan i sieri del colosso di Magonza. Pechino quindi da una parte boicotta l'accordo tra Taipei e l'azienda tedesca, ma dall'altra si offre di fornire vaccini di quella stessa azienda all'isola. Un atteggiamento che preoccupa non poco le autorità taiwanesi, le quali temono (non senza qualche fondamento) che, con questo stratagemma, il Dragone miri ad esercitare (ulteriore) pressione politica sull'isola. Pechino sa del resto di avere il tempo dalla sua parte: nonostante sia per mesi riuscita a mantenere la pandemia strettamente sotto controllo, Taiwan si sta adesso trovando ad affrontare un preoccupante aumento dei contagi. Il che rende ovviamente più urgente il reperimento di sieri. In tutto questo, come sottolineato mercoledì da Reuters, l'isola, pur avendo ordinato milioni di dosi anche da Astrazeneca e Moderna, ne ha ricevute poco più di 700.000, riuscendo così a vaccinare appena l'1% della propria popolazione. Del resto, un primo effetto della strategia di Pechino è stato quello di spaccare internamente le forze politiche taiwanesi: se il Partito progressista democratico (attualmente al potere) è contrario ad aprire alla Cina, ben più possibilista si è detto invece il principale schieramento d'opposizione, il Kuomintang. In questa situazione, il ruolo americano non sembra troppo energico. È pur vero che, due settimane fa, l'iniziativa Covax - su probabile spinta statunitense - ha annunciato l'intenzione di fornire presto dosi a Taiwan. Il punto è che la pressione cinese aumenta, mentre non è ancora chiaro se e quando l'amministrazione Biden deciderà di inviare direttamente delle dosi all'isola: anche perché, per la Casa Bianca, si registrano anche altre aree problematiche (come l'India). Non è quindi escluso che Washington possa appoggiarsi a qualche alleato: proprio ieri il Giappone ha d'altronde fatto sapere che potrebbe presto condividere con Taiwan delle forniture vaccinali Astrazeneca. Quello stesso Giappone che - insieme a Stati Uniti, India e Australia - fa parte del Quadrilateral strategic dialogue: un quartetto di Stati che punta ad arginare l'influenza cinese nell'Indo-Pacifico. Perché ormai, più che sulle baionette, è sui vaccini che viaggia l'espansionismo del Dragone.
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