2023-12-24
Gentiloni cerca lavoro sulla nostra pelle
Il commissario punta alla guida del Pd. Così si spiegano le critiche sul Mes: «È consuetudine dire sì agli accordi internazionali». Non è vero: anche il «suo» patto di Caen che svendeva l’Italia ai francesi non è mai stato approvato. E pure sulla via della Seta...Paolo Gentiloni ha un problema: entro il prossimo anno deve trovarsi un’occupazione e la sola a portata di mano, al momento, è la segreteria del Pd. Dunque il commissario europeo all’economia si agita e, nonostante il bon ton politico-istituzionale lo sconsigli, concede interviste a destra e a manca: l’ultima al Corriere della Sera.Argomento del colloquio con il quotidiano di via Solferino, manco a dirlo, il voto contrario alla ratifica del meccanismo europeo di stabilità. Pur non riuscendo a sostenere che il Mes sia uno strumento utile per il nostro Paese, l’ex presidente del Consiglio riciclato a Bruxelles dopo la sconfitta elettorale del 2018 si rammarica che l’Italia non abbia ratificato il trattato. «Certo, il Parlamento è sovrano, ma è consuetudine che gli accordi sui trattati internazionali contratti dai governi (precedenti, ndr) vengano rispettati». Il riferimento è al via libera che Giuseppe Conte diede sul filo del rasoio, quando già la sua maggioranza era arrivata al capolinea. Il Parlamento aveva vincolato l’approvazione del Mes al cambiamento di una serie di vincoli, ma, zitto zitto, il premier per caso diede luce verde al Meccanismo europeo di stabilità, con il risultato che, a distanza di due anni, le Camere hanno invece ribadito il loro no. Fin qui la cronaca, ma è interessante approfondire anche la questione dei trattati e soprattutto la bocciatura decisa dal Parlamento nel pieno della sua autonomia. Qualcuno ha ricordato che, nonostante la Francia e l’Olanda abbiano detto no alla Costituzione europea, nessuno ha vissuto il voto contrario come un voltafaccia e nessuno ha isolato Parigi o l’Aia. Tuttavia, a un Gentiloni che bacchetta il Paese in cui auspica di tornare presto come segretario del Pd, cioè subito dopo la sconfitta di Elly Schlein, c’è forse da ricordare un paio di fatti, che certo non sono di poca importanza. Da premier del governo giallorosso, Giuseppe Conte firmò con la Cina il cosiddetto accordo sulla via della Seta. In pratica, accettò il rischio di un raffreddamento dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti pur di assecondare i desideri di Beppe Grillo, da sempre sensibile alle lusinghe di Pechino. Archiviata la stagione dei grillini al potere, ecco però tornare alle vecchie alleanze. È toccato a Giorgia Meloni liquidare la via della Seta come una strada sbagliata e, nonostante l’accordo sottoscritto, nessuno si è lamentato della scelta che ci riavvicina ai nostri tradizionali partner. Ma ancor più significativa è l’intesa scongiurata sul dominio di alcune nostre acque territoriali. A Palazzo Chigi all’epoca regnava Matteo Renzi e il suo ministro degli Esteri, Gentiloni appunto, all’insaputa di tutti un bel giorno sottoscrisse il famoso accordo di Caen, che cedeva parte delle nostre acque territoriali alla Francia, Paese che, in conseguenza del nuovo trattato, non solo avrebbe potuto sfruttare quello specchio di mare ai propri fini interni, impedendo ai pescatori italiani di fare ciò che avevano sempre fatto e cioè pescare. Ma oltre allo scippo di una delle zone più appetite dal punto di vista ittico, il trattato con i nostri cugini consentiva alla Francia anche di impiantare piattaforme alla ricerca di combustibile. In pratica, all’insaputa dei più, il compagno Gentiloni aveva regalato un pezzo d’Italia ai nostri grandi nemici. Non so perché a quei tempi l’ex premier si sia prestato. Tuttavia, nonostante la firma sotto il patto di Caen fosse già stata apposta, il Parlamento mandò all’aria la furbata, evitando un passo che, se compiuto, sarebbe stato un gran danno per l’Italia. Tutto ciò dimostra una cosa e cioè che smontare i trattati si può. Anzi, si deve, anche se questo dispiace a Macron o a Scholz. Stracciare un’intesa che cedeva un pezzo di mar Mediterraneo, non ha fatto scoppiare una guerra con la Francia. E nemmeno ha prodotto un isolamento del nostro Paese, come si vorrebbe far credere ora. Dire no al Mes, anche se dispiace a Parigi, Berlino e qualche altro, è un atto che riafferma la sovranità dell’Italia. Quanto poi all’utilità del Mes, di cui tutti parlano, per capire a cosa serva il meccanismo di stabilità europeo era sufficiente leggere ieri l’intervista a Salvatore Rossi sulla Stampa. L’ex direttore di Bankitalia, oggi presidente di Tim, senza troppi giri di parole ha detto quello che tutti sanno ma preferiscono nascondere, ovvero che il Mes serve a salvare gli istituti di credito della Germania, come sempre a danno degli altri Paesi. «Che alcune banche tedesche abbiano problemi è noto da molti anni. Le banche piccole (Landesbank) come alcune di quelle grandi. Il governo tedesco le ha sempre sostenute in modo deciso, anche piegando le regole a loro vantaggio. Le vecchie vicende dell’Unione bancaria europea sono lì a dirlo: prima i tedeschi salvarono le loro banche, poi chiesero a gran voce un restringimento delle regole europee per gli altri». Detto in altre parole, di fregature ne abbiamo già avute abbastanza e non sentiamo il bisogno di altre. Con buona pace di Gentiloni, che è in cerca di un posto di lavoro in vista delle elezioni europee.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.