2021-01-26
I genocidi scordati dall’Italia del «mai più»
Recep Tayyip Erdogan (M.Kula/Getty Images)
Appello a Sergio Mattarella perché la Giornata della memoria non sia solo vuota retorica: «Il nostro Paese denuncia i silenzi all'epoca della Shoah, ma intanto tradisce Israele, tace sui crimini di Recep Tayyip Erdogan contro gli armeni, rivendica l'intesa con il regime cinese».Caro presidente Mattarella, ci rivolgiamo a Lei alla vigilia della Giornata della memoria, in giorni bui e calamitosi.Ormai da anni sperimentiamo un senso di crescente disagio ed esasperazione rispetto alla celebrazione di questo anniversario, tanto prezioso e importante, purtroppo sempre più ostaggio di cattive retoriche. I «mai più», i «noi ricordiamo», il focus sull'«indifferenza» sono stati più volte contraddetti da fatti tremendi ed eloquenti ancorché tacitati o messi in sordina. [...]Anche Hitler ricordava, ed ebbe buona memoria. Al momento di avviare la soluzione finale, i nazisti si ricordarono del genocidio perpetrato pochi lustri prima dal governo dei Giovani Turchi, con ampie corresponsabilità tedesche, contro armeni, assiri e greci del Ponto. E, se fu possibile pianificarlo e attuarlo, orchestrandone sin da subito la negazione, il genocidio, allora, risultava reiterabile e «perfezionabile», complici anche le politiche dell'oblio. [...]Nello specifico della lotta contro l'antisemitismo, preoccupano e lasciano esterrefatti i ritardi del Parlamento ad adottare, come hanno già fatto altri Paesi dell'Unione europea, la definizione Ihra (International Holocaust remembrance alliance), specie a fronte del crescente antisemitismo e della crisi economico-sociale a cui stiamo andando incontro, con tensioni che probabilmente andranno accrescendosi, terreno inquietantemente fertile per il rinvigorirsi di propaganda e azioni antisemite, come già accade. [...] Parimenti, lascia interdetti una contraddizione macroscopica e vergognosa: anche se molti politici, con una certa facilità e superficialità, proclamano di piangere le sorti degli ebrei d'Italia e d'Europa nel periodo nazifascista, recentemente l'Italia ha più volte votato in varie sedi internazionali contro il legame fondativo tra gli ebrei, il Monte del Tempio e, persino, lo stesso Muro Occidentale, tradendo così non solo l'ebraismo, ma anche il cristianesimo, la Storia e finanche l'arte, la musica e la letteratura italiane: dai Salmi a Verdi, da Dante a Vivaldi. Si tratta di una nuova, subdola e virulenta modalità di negazione e di sostituzione, in altre parole di una forma, solo apparentemente morbida, di antisemitismo di Stato (purtroppo, il nostro Stato!). Chiaramente le politiche dello Stato di Israele possono essere legittimamente, anche duramente, criticate. Tuttavia, questa specifica negazione è indicativa di ben altro, come già denunziato anni fa, in Italia, dal rabbino e intellettuale Giuseppe Laras. [...]Il 10 dicembre il presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato dinanzi al mondo che «le anime di Nuri Pasha, di Enver Pasha e dei coraggiosi soldati dell'Esercito islamico del Caucaso si rallegreranno» per la nuova conquista turco-islamica dei territori aviti degli armeni, con elogiativi e chiari riferimenti ai fautori del genocidio patito dagli armeni tra il 1915 e il 1922. Addolora e sconvolge il silenzio, signor presidente, della nostra nazione, dell'Europa e dell'infinito coro dei «mai più» di fronte a parole che, se dette, per ipotesi, dalle massime cariche dei governi tedesco e italiano suonerebbero all'incirca così: «Le anime di Hitler e di Mussolini, dei gerarchi e dei boia dei lager oggi esultano…». [...]Le aggressive politiche della Turchia, anche nel Mediterraneo e con pressioni sui nostri confini marittimi meridionali, coronate da queste entusiastiche rivendicazioni genocidarie, ci obbligano a denunce e moniti, signor presidente, sapendo che oltre alla sopravvivenza di piccoli popoli superstiti, come quello armeno e quello ebraico, è in gioco il futuro delle nostre prossime generazioni anche in Italia, con ricadute sensibili sulla loro qualità di vita e sul senso del loro essere cittadini. Come è risaputo, Erdogan è assurto a leader della Fratellanza islamica, nota organizzazione terroristica, genocidaria sin dalla sua fondazione, come è ampiamente provato sia dalla piena collaborazione di costoro ai regimi fascista e nazista sia dalla presenza del cofondatore (il muftì Amin al Husseyni) nelle truppe ottomane durante il genocidio armeno. Non è un caso che, oltre a foraggiare a più livelli l'antisemitismo internazionale, costoro siano responsabili tanto oggi, con Erdogan, delle azioni contro gli armeni, quanto, sino a ieri, dei massacri dei cristiani copti e assiri, come pure delle persecuzioni inflitte a migliaia di musulmani. Per non parlare delle violenze di Stato messe in atto contro i curdi e del genocidio patito dagli yazidi. [...]Infine, signor presidente, anche durante il recentissimo voto di fiducia, il presidente del Consiglio ha rivendicato con orgoglio le intese strette con il governo della Repubblica popolare cinese. Indipendentemente dalla preferenza di voto espressa dai singoli parlamentari circa la questione della fiducia, lascia atterriti il fatto che nessun deputato o senatore abbia con giusta veemenza ricordato che l'attuale regime totalitario in Cina, candidata all'egemonia mondiale, sia un governo genocidario.La Cina ha perpetrato per anni, senza che vi sia stato nessun processo di Norimberga […], una sorta di strage di Stato della propria popolazione, a osceno detrimento del genere femminile. Oggi questo stesso regime - che ha inflitto e infligge infiniti orrori in Tibet e che nega i diritti ai suoi lavoratori, con tutte le violenze del caso a detrimento di milioni di persone colà e con una diversamente violenta concorrenza qui ai nostri lavoratori, alle nostre imprese, alle nostre economie e dunque al nostro stile di vita e stato di diritto - perpetra una feroce pulizia etnica contro la minoranza musulmana uigura, come denunziato chiaramente e con coraggio, tra gli altri, dal defunto emerito rabbino capo del Commonwealth, sir Jonathan Sacks. Se si condannano, a distanza di ottant'anni, come è doveroso, gli accordi commerciali con la Germania nazista, specie laddove alcune imprese tedesche furono direttamente invischiate negli orrori della Shoah, ci domandiamo come sia possibile, oggi, per un governo democratico e libero, che rivendica e coltiva la Memoria, pur con tutto il cinismo che la politica e l'economia possono talora richiedere, essere così servilmente prono a siffatta macropotenza? E, se lo è, quanto è credibile, allora, signor presidente, il suo fare Memoria? [...]
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