2023-05-30
Genitori indagati per il no al tampone. L’ospedale non dà altri chiarimenti
Il nosocomio milanese sceglie il silenzio. Il bimbo ha una leucemia: è curabile all’85%.L’intervento dell’ospedale ha fatto aprire nei confronti di due genitori un’indagine per l’ipotesi di tentato omicidio del loro figlioletto di quattro anni, e solo perché non volevano autorizzare il test Covid su un bimbo senza sintomi ma con altra malattia, però la direzione sanitaria del Fatebenefratelli Sacco di Milano non fornisce spiegazioni sul perché di un simile comportamento. Dopo che è stata contatta più volte, l’Asst ieri pomeriggio si è limitata a una laconica comunicazione. Le domande poste dalla Verità «non sono suscettibili di risposta da parte di questa azienda», ci è stato detto. Ricapitolando: venerdì mattina papà Matteo e mamma Francesca si erano precipitati al Buzzi di Milano per sapere perché il loro Luca (tutti nomi di fantasia a tutela del minore), continua ad avere male alla schiena. Al Pronto soccorso, come riferito dal genitore, i sanitari non fanno il tampone al piccolo ma lo pongono come condizione indispensabile per trasportarlo al San Gerardo di Monza, dove ravvisano che saranno fatti accertamenti più mirati. Al Buzzi, eccellenza pediatrica, abbiamo chiesto se il tampone fosse obbligatorio, per scelta della direzione, e come mai non era stato fatto subito, solo in previsione del trasferimento. Stando a un articolo del Corriere della Sera, i medici avrebbero spiegato ai genitori «che il bambino sta morendo per una forma aggressivissima di tumore, e che la sola speranza è iniziare subito, ieri stesso (venerdì, ndr), un tipo di terapia». Il padre del bimbo, alla Verità, ha detto che nessuno gli ha parlato di malattia gravissima o di trattamenti da iniziare subito. «L’avevano appena visto». Abbiamo chiesto alla direzione sanitaria se si è cercato di tranquillizzare i genitori, spiegando che anche se fosse risultato positivo al test, Luca sarebbe stato curato nel reparto più idoneo, ma il Buzzi /Fatebenefratelli non la considera una questione rilevante da chiarire. Così come non ritiene doveroso spiegare perché è stata presa la decisione di avvertire la Procura, facendo prendere al pm Nicola Rossato una decisione che configurava l’accusa di tentato omicidio da parte di genitori, che non si erano opposti né al ricovero, né a possibili trattamenti medici. Quindi, se un padre chiede accertamenti per il proprio figlio, ma si dimostra contrario a un test Covid in assenza di sintomi, invece di convincerlo arrivano i poliziotti? Così come è capitato venerdì scorso nel primo pomeriggio, quando due agenti sono arrivati al Buzzi con un foglio della Procura e l’ordine del «prelievo coattivo di campioni biologici», mentre come detto i genitori sarebbero stati indagati per tentato omicidio del figlio. Solo per un tampone, non più obbligatorio secondo la legge e lasciato alla discrezionalità delle direzioni sanitarie. I genitori hanno poi firmato il consenso, Luca è a Monza e ieri pomeriggio mamma e papà hanno conosciuto il risultato dell’esame istologico. Il loro piccolo ha una forma di leucemia, per fortuna la meno aggressiva e guaribile nell’85% dei casi. I medici hanno predisposto un protocollo a base di cortisonici. Mamma e papà hanno bisogno di tutto il sostegno possibile, non di restare con la preoccupazione di essere indagati per un reato gravissimo. Eppure, «ad oggi (ieri, ndr) non è ancora arrivata copia del provvedimento emesso dal pm, né comunicazione delle successive evoluzioni della vicenda giudiziaria. Non resta che attendere», informa l’avvocato Valeria Panetta.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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