2020-06-26
Generali si prende il 25% di Cattolica. A basso prezzo allontana gli stranieri
Leonardo Del Vecchio (Ansa)
Il Leone sfrutta l'obbligo di aumento di capitale della compagnia veronese e mette 350 milioni prima che diventi Spa. Così blocca i francesi di Axa e i tedeschi di Allianz, e con l'ok di Mediobanca zittisce Leonardo Del Vecchio.È iniziata la Fase 3 della finanza. Dopo l'offerta lanciata a febbraio da Intesa su Ubi che potrebbe ricevere il via libera della Consob entro questo fine settimana, nella notte di mercoledì è stata annunciata un'altra mossa del risiko, questa volta non bancario ma assicurativo: la scalata di Generali a Cattolica che entro aprile 2021 dovrà trasformarsi da cooperativa in spa. Una svolta epocale per la compagnia veronese rimasta «un panda» del voto capitario in Piazza Affari, dove infatti il titolo ieri è balzato del 38% a 4,98 euro. E un ottimo affare per Warren Buffett, che nell'autunno del 2017 aveva comprato il 9% scommettendo proprio su una futura apertura al mercato. Generali investirà inizialmente in Cattolica 300 milioni destinati a un aumento di capitale riservato a 5,5 euro per azione, con un premio del 52% sul prezzo di chiusura di Cattolica di mercoledì. Il Leone acquisirà così una quota del 24,4% subordinato appunto alla trasformazione della società in società per azioni. Nell'assemblea straordinaria, che si terrà entro la fine di luglio, Generali potrà anche sottoscrivere pro-quota un aumento di capitale offerto in opzione agli azionisti fino a 200 milioni con un esborso di altri 50 milioni circa. L'assemblea già fissata per domani servirà, invece a dar seguito all'aumento da 500 milioni necessario per portare il solvency ratio del gruppo al 172 per cento. Per i veronesi, l'aumento di capitale riservato fa salire significativamente la possibilità di un effettivo completamento della manovra di rafforzamento. Bisognerà però vedere se la trasformazione in spa verrà «digerita» senza batter ciglio dagli attuali azionisti: un terzo dei soci può bloccare la trasformazione, ma gli analisti lo ritengono uno scenario improbabile. Non solo. Gli accordi prevedono alcune modifiche statutarie volte a tutelare i diritti di Generali dal momento della sottoscrizione dell'aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione fino alla data di efficacia della trasformazione, tra cui il diritto di veto di Generali nell'assemblea dei soci e nel cda in relazione a determinate materie rilevanti a tutela degli interessi finanziari di Generali come investitore e socio di Cattolica, nonché la nomina di tre membri del board. L'evoluzione della governance si accompagnerà al ricambio dei vertici mettendo fine anche al lungo regno di Paolo Bedoni, presidente dal 2006? Di certo a sostituirlo non sarà l'ex ad Alberto Minali, già allontanato da Bedoni ma in rapporti gelidi anche con Philippe Donnet, ad delle Generali, da cui ha «divorziato» nel 2017. A garantire un link con Trieste potrebbero piuttosto essere i manager di scuola Generali ora in Cattolica, come il condirettore generale Valter Trevisani, già veterano del Leone. Ma per discutere di poltrone è ancora presto. Nel frattempo, si dovranno considerare gli eventuali rilievi dell'Antitrust su un'operazione che coinvolge il primo e l'ottavo operatore sul mercato italiano con una partnership industriale che potrà avere effetti sul settore dell'asset management, del business Salute e della riassicurazione. Quanto al Leone, il finanziariamente per le Generali l'intervento non è rilevante (2% della capitalizzazione di mercato) e permette di rafforzare la presenza in Italia generando anche un flusso di ricavi in più. «Un'opportunità unica di crescita profittevole nell'asset management e nei servizi innovativi ai clienti danni, pilastri della nostra strategia», l'ha definita Marco Sesana, country manager & ceo di Generali Italia. A Trieste non parlano, quindi, di salvataggio. Piuttosto, hanno colto l'occasione della ricapitalizzazione imposta dall'Ivass (complicata, considerando anche la natura mutualistica della compagnia) per allargare la base clienti soprattutto nel ramo Danni sgombrando al tempo stesso il campo da altri possibili compratori già alla porta come Vittoria Assicurazioni, i tedeschi di Allianz e i francesi di Axa. Per questo l'intervento su Verona è stato appoggiato dai grandi soci delle Generali. Compresa Mediobanca che ora può smontare anche una delle contestazioni mosse da Leonardo Del Vecchio: per sminare il campo da incomprensioni sulla sua scalata a Piazzetta Cuccia, di cui è diventato primo azionista, il patron di Luxottica ha imputato implicitamente a Mediobanca di aver frenato lo slancio della compagnia triestina, non assecondandone con aumenti di capitale la voglia di crescere. Altri hanno invece visto nell'operazione di Generali su Cattolica un effetto, seppur indiretto, sulla partita Intesa-Ubi considerando il ruolo avuto dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia, altro socio forte di Cattolica con il 3,16%, per indurre Verona a raddoppiare il suo 0,5% in Ubi Banca ed entrare nel patto Car, che riunisce gli azionisti Ubi più contrari all'ops di scambio lanciata da Intesa con Mediobanca come advisor.