Fece morire di fame la figlia di 18 mesi. Ma i giudici in appello le tolgono l’ergastolo
2025-11-06
Giustizia al contrario
Dal primo aprile a ieri ha perso quasi il 15%. Non è un buon momento per il titolo Generali, che malgrado la battaglia in corso per il rinnovo del consiglio non sembra godere dei favori del mercato.
«Il momento non è favorevole agli assicurativi, tutto il settore è in sofferenza», spiega un analista che cita le performance di Zurich e Axa dell’ultima settimana, in calo entrambe di circa il 5% come Generali. Nelle sale operative si cita anche come il lungo confronto, partito a settembre dello scorso anno, «ha dato il tempo ha chi voleva prendere posizione di farlo da tempo».
Mentre l’ottima performance dell’ultimo anno, spinta anche dalle tensioni tra i soci, abbia convinto qualche investitore a prendere beneficio e uscire dalla partita. Nell’ultimo anno Generali ha guadagnato il 7,3%, ma da settembre scorso - quando si palesò il patto Caltagirone-Del Vecchio - al primo aprile il progresso è stato di poco inferiore al 18%. Abbastanza da spingere gli investitori opportunisti a incassare. Anche perché, si fa notare, lo scenario di un confronto legale tra i due schieramenti che potrebbe aprirsi dopo l’assemblea non è una opzione in qualche modo desiderabile da investitori di lungo periodo.
Alle 12 di domani scade intanto il termine per votare una delle due liste, anche se i risultati non saranno noti fino al giorno dell’assemblea, venerdì. I primi riscontri sulla partecipazione sono in linea con attese, con una percentuale di capitale presente superiore alle ultime assemblee. Secondo le attese, più alta sarà la quota di capitale presente e maggiore il distacco che la lista del board uscente dovrebbe avere su quella degli sfidanti. E proprio l'entità del distacco sarà determinante, con il candidato presidente della lista Caltagirone, Claudio Costamagna, che ha annunciato ricorsi in caso di sconfitta di misura, visto il 4,43% del prestito titoli di Mediobanca e l'1,4% di De Agostini ceduto a termine in scadenza.
La maggior parte degli investitori istituzionali, come fondi e gestori che rappresentano circa il 30% del capitale della compagnia, dovrebbe sostenere la lista del consiglio uscente, seguendo le indicazioni dei principali proxy advisor. A favore della conferma di Donnet si sono espressi, fra gli altri, il fondo norvegese Norges Bank Investment Management, il fondo pensione California Public Employees Retirement System, Sba Florida, Union Investment, la tedesca Deka Investment e, in Italia, le triestine Fondazioni Casali.
I due schieramenti sembrano sostanzialmente appaiati. La lista del board uscente ha il supporto di Mediobanca (17,2%), di De Agostini (1,4%) e di oltre il 2% degli istituzionali che si sono finora dichiarati, per una quota al momento quantificabile intorno al 21%. Ma la gran parte del mercato dovrebbe votare alla fine per la conferma di Donnet.
La lista di Caltagirone conta sui voti certi di un altro 21% del capitale, fra le quote del gruppo del costruttore romano, della Delfin di Leonardo Del Vecchio e della Fondazione Crt. Ma potrebbe anche ottenere l'appoggio di numerosi imprenditori e famiglie del Nord Ovest. Con la quota del 3,96% dei Benetton, che hanno già deciso come schierarsi ma non si sono ancora espressi, che potrebbe fare da ago della bilancia.
L’ergastolo? È passato di moda. Anche se una madre lascia morire di stenti la sua bambina di un anno e mezzo per andare a divertirsi. Lo ha gridato alla lettura della sentenza d’appello Viviana Pifferi, la prima accusatrice della sorella, Alessia Pifferi, che ieri ha schivato il carcere a vita. Di certo l’afflizione più grave, e che non l’abbandonerà finché campa, per Alessia Pifferi è se si è resa conto di quello che ha fatto: ha abbandonato la figlia di 18 mesi - a vederla nelle foto pare una bambola e il pensiero di ciò che le ha fatto la madre diventa insostenibile - lasciandola morire di fame e di sete straziata dalle piaghe del pannolino. Nel corso dei due processi - in quello di primo grado che si è svolto un anno fa la donna era stata condannata al carcere a vita - si è appurato che la bambina ha cercato di mangiare il pannolino prima di spirare.
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.
