2021-04-14
Gasperini rischia la maxi squalifica. «Ha interrotto un test antidoping»
Gian Piero Gasperini (Getty images)
Il tecnico della Dea durante un controllo avrebbe inveito contro l’ispettore e il sistemaIl mondo di Gasp. Potrebbe essere un vademecum che spiega i successi, i metodi, la filosofia e anche gli scivoloni caratteriali di Gian Piero Gasperini, il miglior allenatore italiano del momento, un genio della panchina capace di portare l’Atalanta ai fasti della Champions league. Ma anche un tecnico umorale, umbratile, che per un gesto di stizza rischia di saltare le ultime, decisive partite di campionato e la finale di Coppa Italia contro la Juventus. «Lui va preso tutto, pacchetto completo, sennò diventi matto», dicono amorevolmente a Bergamo i suoi sostenitori. E l’esempio del 7 febbraio è illuminante. Durante un allenamento della squadra nel centro sportivo di Zingonia, arriva all’improvviso un ispettore dell’antidoping per un controllo «out of competition», ovvero a sorpresa, su quattro calciatori. È una prassi nota, càpita a tutte le squadre, ma Gasp si irrigidisce e gli impedisce di lavorare. Il resto è nel rapporto del funzionario federale: «Ha insultato un ispettore durante un controllo a sorpresa e inveito contro l’intero sistema antidoping, interrompendo il test in corso sul calciatore e obbligandolo ad andare ad allenarsi». Al termine della seduta il calciatore ha completato l’operazione solo dopo una mediazione del medico sociale. Un gesto fuori linea, inatteso, che ha costretto il procuratore antidoping Pierfilippo Laviani a contestare a Gasperini l’infrazione proponendogli il patteggiamento, vale a dire una sanzione di 10 giorni di stop. A questo punto Gasp poteva scendere a patti (per violazione dell’articolo 3 del codice antidoping rischia fino a sei mesi di squalifica) ma non lo ha fatto, anzi ha espresso il desiderio di difendersi in aula. Così al procuratore non è rimasto che deferire il tecnico con richiesta di 20 giorni di squalifica; l’udienza è stata fissata il 10 maggio davanti al tribunale antidoping presieduto da Adele Rando. Con la possibilità che il tecnico veda dalla tribuna la sua squadra lottare per tornare in Champions league nelle ultime tre sfide di campionato e non possa guidarla dalla panchina nella finale di Coppa Italia (19 maggio) contro la Juventus.Al di là dell’antipatica reazione, la faccenda ha scatenato sui social i tifosi delle altre squadre e la domanda «perché non voleva i controlli?» ha cominciato ad aleggiare a sproposito, con insinuazioni su una squadra che fa dell’atletismo e della corsa un valore assoluto, ma che in questi anni ha messo in ginocchio parecchi avversari con l’organizzazione e la classe dei suoi giocatori. Chi fa volare l’Atalanta? Al di là della battuta che piace a Bergamo («Il nostro doping è la polenta, ma non è illegale»), fino a prova contraria i segreti nerazzurri sono il lavoro di Gasperini, la totale dedizione della squadra, la lungimiranza organizzativa di un club dal profilo europeo. E anche il supporto del professore danese Jens Bangsbo, uno dei maggiori esperti di scienza applicata allo sport, che Gasp ha voluto al suo fianco. Bangsbo aveva già lavorato in Italia, alla Juventus di Carlo Ancelotti e Marcello Lippi. In passato ha supportato Cristiano Ronaldo e la Nazionale danese. È bene aggiungere che alla fine del controllo a sorpresa, l’ispettore antidoping è tornato a casa con i test completi e non ha riscontrato nulla di anomalo sui quattro calciatori; responso negativo, in caso contrario avrebbe comunicato l’esito. Oltre al rischio di squalifica, la sfuriata fuori luogo di Gasp ha contribuito a sollevare la polvere. Quando si dice un autogol.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
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