2018-03-31
Gentiloni & C. fanno ancora disastri sull'etica
Mentre l'attenzione politica e mediatica è tutta incentrata sulle manovre per formare un nuovo esecutivo, il governo in carica approfitta dei riflettori spenti sui suoi atti quotidiani per proseguire indisturbato la sua azione di occupazione del potere e di destrutturazione dei principi portanti la civiltà del nostro Paese.Cartesio, osservando «come gli attori, perché il rossore della vergogna non appaia loro in volto, vestono la maschera...» (Cogitationes privatae, 1619), consigliava una strategia di condotta che garantisse il risultato che si vuole raggiungere, evitando di suscitare opposizioni e contrasti, difficili da gestire. Larvatus prodeo, «avanzo mascherato», sembra essere anche la parola d'ordine del governo Gentiloni.Una settimana fa viene nominato direttore dell'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) l'ex senatore pd Luigi Manconi, la cui unica garanzia è che sarà chiaramente «di parte», di parte «gender», a favore delle famiglie omogenitoriali, delle adozioni gay e - perché no - dell'educazione scolastica gay friendly. Basta leggersi le sue dichiarazioni su questi temi per rendersi conto che - in quel posto delicatissimo per il quale era in atto un lavoro proficuo con gli uffici di Maria Elena Boschi, al fine di individuare una competente professionalità super partes - il nuovo corso Unar riprenderà quella strada che la vergognosa vicenda delle dark room finanziate da denaro pubblico speravamo avesse definitivamente cancellato.Oggi aggiungiamo un'altra perla di questa poco onesta strategia. Sappiamo che il 14 febbraio scorso, la Corte d'assise di Milano ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale, quello che punisce il reato di istigazione e aiuto al suicidio, nella causa penale a carico di Marco Cappato nella vicenda del «suicidio assistito» in Svizzera di Fabiano Antoniani (Dj Fabo). Non ci vuole l'acume di un fine giurista per capire che la posta in gioco va ben oltre la vicenda in sé. Di fatto, la Consulta viene sollecitata a dichiarare la «liceità» del suicidio, che apre la strada al legislatore a scrivere il «diritto di suicidio». Ora, il grande pubblico non sa che è prassi consolidata che il governo si costituisca sempre a sostegno della legittimità della norma che viene impugnata e questo passaggio non è irrilevante sia sul piano politico che su quello istituzionale. Inoltre, la costituzione in giudizio del governo fa parte di quella amministrazione degli affari correnti cui il governo pro tempore non dovrebbe sottrarsi. Il termine ultimo è il 3 aprile prossimo e il governo di Paolo Gentiloni tace. Indaffarato a occupare - perché il tempo stringe - i posti di potere ancora liberi (vedi i giudici del Consiglio di Stato e i componenti del Cnel), ha dimenticato di schierarsi a favore della vita, contrastando con ogni mezzo ogni forma di omicidio/suicidio.Giovedì 29 marzo l'onorevole Alessandro Pagano (Lega) ha sollevato la questione e oggi, 30 marzo, il centro studi Livatino ha depositato ha depositato presso la Consulta l'atto d'intervento nel giudizio di costituzionalità. La campana ora suona per il governo Gentiloni, augurandoci che abbia un sussulto di onore, che non lo riscatta certo dall'aver introdotto l'eutanasia nel nostro ordinamento, ma aiuterebbe a diminuire quel rossore di vergogna che la strategia del larvatus prodeo vuole nascondere. La verità non ha bisogno di maschere. E la verità è solo una: il diritto al suicidio è una follia che non ha nessuna giustificazione.
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