
Il capo della polizia Franco Gabrielli minimizza sulle vittime: «Non è la storia di due poveri ragazzi».È rotolata su un tavolo del bar, finalmente docile come una moneta da due euro lasciata di mancia. Ma non era il resto, era la pallottola esplosa a pochi centimetri dalla testa di Luca Sacchi, che ha perforato la calotta cranica del ragazzo ed è rimbalzata sul soffitto del pub John Cabot dopo avere bucato il vetro d'una finestra. Alla fine è andata a fermarsi davanti a clienti terrorizzati, inermi, molto probabilmente persone perbene che affollavano il locale. Altro che Far West, una scena così non l'aveva mai pensata neppure Sergio Leone.Per questo risulta falsamente aulica, paternalistica e inefficace la dichiarazione del capo della polizia, Franco Gabrielli, che ieri nel tentativo di rassicurare tutti non ha rassicurato nessuno. «Che Roma abbia i suoi problemi credo che nessuno lo disconosca, ma arrivare a rappresentare la nostra capitale come Gotham City...». Come a dire, ecco i soliti giornalisti prigionieri dell'enfasi. Cosa vuole che sia, signora mia, un omicidio con pistolettata a bruciapelo in una strada dell'Appio-Latino fra la gente qualunque che si godeva le dolcezze climatiche dell'ottobrata romana. Gabrielli rimarca la necessità di rimanere distaccati e lucidi: «Tutti dovremmo avere un atteggiamento di grande cautela senza anticipare giudizi, senza emettere sentenze e senza utilizzare la sicurezza come strumento di contesa politica».Ma la sicurezza è un tema politico, anzi è il tema al quale i cittadini sono più sensibili nel mondo occidentale in questi anni. Sottovalutare, derubricare non serve a niente, al contrario contribuisce a insospettire. E se Roma non è Gotham City è altrettanto sicuro che Gabrielli non è Batman. Ma senza andare troppo indietro nell'esercizio di memoria, è pur sempre la città di Manuel Bertuzzo, il ragazzo di 19 anni che nel febbraio scorso fu colpito dal proiettile sparato da una P38 che gli ha attraversato il polmone e lesionato la spina dorsale. Nonostante l'ottimismo professionale di Gabrielli, siamo in un luogo dove estrai il revolver e colpisci in mezzo a persone innocenti, come al El Paso a metà Ottocento. Forse non saremo a Gotham City, ma certamente dentro in film del Monnezza.Eppure nella capitale improvvisamente governata da un'autorevole rappresentante della maggioranza di governo (la stessa Virginia Raggi spernacchiata sino a fine luglio), è in atto un'operazione mediatica non propriamente lineare. C'è come la voglia di anestetizzare l'omicidio, di condurre lentamente la narrazione verso qualcosa di losco, quindi di comprensibilmente incline a sfociare nella violenza. Non ancora una resa dei conti, ma quasi. E lo stesso capo della polizia butta lì che «gli accertamenti che l'autorità giudiziaria disvelerà, quando riterrà opportuno, non ci raccontano la storia di due poveri ragazzi scippati». Subito dopo puntualizzando: «Lo dico tenendo sempre ben presente che stiamo parlando della morte di un giovane di 24 anni».Le vittime cercavano cocaina, avevano soldi, lui amava le arti marziali. Questo abbiamo letto su giornali e siti. Per chi vuole nascondere la polvere sotto il tappeto siamo già idealmente nel noir, nella vita border line. Come se questo bastasse ad attenuare l'impatto emotivo e perfino statistico di un delitto d'una violenza bestiale, che lascia interdetti. Perché ciascuno di noi ha figli che la sera vanno in un pub a chiacchierare con gli amici davanti a un cheeseburger e avrebbero anche il diritto di non venire feriti da una pallottola di rimbalzo. Il punto più basso lo ha raggiunto il sito Open (quando si dice la scuola anglosassone), che elencando le caratteristiche di Luca Sacchi curiosate su Facebook ha orgogliosamente rivelato: «Era un sovranista». A suo modo uno scoop, potrebbero scattare le attenuanti generiche.
Da sinistra, Antonio Laudati e Pasquale Striano. Sotto, Gianluca Savoini e Francesca Immacolata Chaouqui (Ansa)
Pasquale Striano e Antonio Laudati verso il processo. Assieme a tre cronisti di «Domani» risponderanno di accessi abusivi alle banche dati. Carroccio nel mirino: «attenzionati» tutti i protagonisti del Metropol, tranne uno: Gialuca Meranda.
Quando l’ex pm della Procura nazionale antimafia Antonio Laudati aveva sollevato la questione di competenza, chiedendo che l’inchiesta sulla presunta fabbrica dei dossier fosse trasferita da Perugia a Roma, probabilmente la riteneva una mossa destinata a spostare il baricentro del procedimento. Il fascicolo è infatti approdato a Piazzale Clodio, dove la pm Giulia Guccione e il procuratore aggiunto Giuseppe Falco hanno ricostruito la sequenza di accessi alle banche dati ai danni di esponenti di primo piano del mondo della politica, delle istituzioni e non solo. Il trasferimento del fascicolo, però, non ha fermato la corsa dell’inchiesta. E ieri è arrivato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari.
Angelina Jolie a Kherson (foto dai social)
La star di Hollywood visita Kherson ma il bodyguard viene spedito al fronte, fino al contrordine finale. Mosca: «Decine di soldati nemici si sono arresi a Pokrovsk».
Che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, trovi escamotage per mobilitare i cittadini ucraini è risaputo, ma il tentativo di costringere la guardia del corpo di una star hollywoodiana ad arruolarsi sembra la trama di un film. Invece è successo al bodyguard di Angelina Jolie: l’attrice, nota per il suo impegno nel contesto umanitario internazionale, si trovava a Kherson in una delle sue missioni.
I guai del Paese accentuati da anni di Psoe al governo portano consensi ai conservatori.
A proposito di «ubriacatura socialista» dopo l’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani e di «trionfo» della Generazione Z (il nuovo primo cittadino avrebbe parlato «a Millennial e giovani»), è singolare la smentita di tanto idillio a sinistra che arriva dalle pagine di un quotidiano filo governativo come El País.
Oggi alle 16 si terrà a Roma l’evento Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti, organizzato dalla Verità. Tra gli ospiti, Roberto Cingolani, ad di Leonardo, e Marco Troncone, ad di Aeroporti di Roma. Si parlerà di innovazione industriale, sicurezza contro rischi ibridi, tra cui cyber e climatici, con interventi di Pietro Caminiti di Terna e Nicola Lanzetta di Enel. Seguiranno il panel con Nunzia Ciardi (Agenzia cybersicurezza nazionale), e l’intervista al ministro della Difesa Guido Crosetto (foto Ansa). Presenterà Manuela Moreno, giornalista Mediaset, mentre il direttore della Verità, Maurizio Belpietro, condurrà le interviste. L’evento sarà disponibile sul sito e i canali social del quotidiano.





